Formula 1 story, Ayrton Senna e la Ferrari: un sogno mai compiuto
Chiedi chi era Senna: per gli appassionati più attempati un mito mai dimenticato, per le nuove generazioni un personaggio da scoprire su video, immagini e libri. Il nome di Ayrton Senna evoca, nella memoria di tutti, la Formula 1 d’altri tempi, i primi anni alla Toleman e sulla Lotus, le sue vittorie a Montecarlo, il dualismo con Alain Prost, il misticismo che lo ha accompagnato nella sua carriera da pilota e nella sua vita di essere umano.
Sulla pista così come nella vita di tutti i giorni era magnetico, affascinante, folle: una personalità complessa e impenetrabile. 3 campionati del mondo vinti, 65 pole position, 41 vittorie e 89 podi in 161 gare sono i numeri che lo hanno accompagnato sulla pista dove anche la sua vita si è tragicamente interrotta alla curva del Tamburello, quel primo maggio 1994, come per farlo apposta, proprio mentre stava disputando il Gran Premio di San Marino. Beco, il soprannome che gli avevano dato in famiglia. Magic, più semplicemente per i suoi tifosi. Il pilota di Formula 1 che ha messo tutti d’accordo perché è da pazzi non accettare la grandezza del suo talento. Era un pilota emozionale, impulsivo, un talento naturale dotato di un istinto non comune e di un carisma sconosciuto ai piloti d’oggi. Le sue imprese erano le imprese del Brasile che, dilaniato dalla crisi e dalla fame, ha fatto di Ayrton Senna il miglior prodotto esportabile: l’espressione pura dell’automobilismo sportivo. L’essenza mistica delle corse.
Il brasiliano pianificava il futuro, prima di appendere il casco al chiodo avrebbe guidato una Ferrari. Ogni anno da quando era entrato in Formula 1, in occasione delle festività natalizie inviava un biglietto di auguri a Enzo Ferrari che, nelle sue memorie, ha descritto il brasiliano come «la stella nascente. Giovane, audace esibizionista. Al coraggio unisce un talento tecnico che sta affinando e che lo porterà lontano». Un primo contatto professionale tra le parti ci fu nel 1986, quando Ayrton correva per la Lotus. Il pilota paulista desiderava che a Maranello lo seguisse anche un certo Gerard Ducarouge, un tecnico della scuderia fondata da Colin Chapman che aveva realizzato la diavoleria delle sospensioni attive, una novità assoluta per l’epoca. Ma le trattative finirono poco dopo: la Ferrari era disastrata e per le mani di Ayrton stava passando il treno McLaren, una scuderia più competitiva e organizzata rispetto al Cavallino Rampante.
Di matrimonio imminente si ridiscute nel ’90 con Senna che avrebbe firmato un pre-contratto con Cesare Fiorio, il quale, all’inizio del 1991, lascia la squadra dopo quattro gare per via di alcuni contrasti nati con Alain Prost. Se è destino, a volte ritornato. A Maranello nel 1993 arriva Jean Todt e in quegli anni inizia l’era Montezemolo: entrambi erano pronti a puntare su Senna per la rinascita della Ferrari e quel contratto venne quasi firmato per davvero. Ayrton aveva 33 anni e un accordo già siglato con la Williams per il 1994. Sbarcato in Italia nell’estate del 1993, Senna fece una promessa a Todt e a Montezemolo: «Quando sarete a un secondo dall’auto migliore del mondiale, verrò da voi, perché quel secondo ce lo posso mettere io». L’obiettivo era convincerlo passare a Maranello dal ’95, ma purtroppo tutto sarebbe finito contro un muro di Imola.