Formula 1 | Nico Rosberg si ritira: scelta giusta o sbagliata?
Da quando Nico Rosberg, nella tarda mattinata di ieri, ha annunciato di aver preso la decisione di appendere il casco al chiodo con effetto immediato, la notizia ha fatto letteralmente il giro del mondo. Il pilota tedesco della Mercedes ha preferito dire basta nemmeno sette giorni dopo essere riuscito a coronare il sogno di una vita, il miraggio di ogni bambino di ieri e pilota di oggi che, partendo da un kart arriva a correre nella Categoria regina del Motorsport. La decisione di Nico Rosberg ha rappresentato un fulmine a ciel sereno non solo per i tifosi, che si sono scatenati sul web, ma anche per la stampa non specializzata che ha dedicato intere paginate alla faccenda.
Eppure, al centro di ogni argomentazione, finiscono sempre loro. Gli assidui del world wide web, dei social network, che si sono spaccati tra chi è a favore della scelta di Nico Rosberg e chi gli rema contro. Se per alcuni il 31enne è riuscito a mostrare la Formula 1 attuale ancora umana, per altri si è trasformato in un autentico perdente.
Vincere il titolo Mondiale per l’ex pilota della Mercedes ha rappresentato una vera e propria liberazione, professionale e personale, il raggiungimento dell’obiettivo di una vita, la meta che si era prefissato da bambino, quando si allenava in kart strettamente seguito dal padre, Keke Rosberg, già Campione del Mondo di Formula 1. E proprio quello col genitore è stato un confronto, continuo.
È stato un po’ come aver scalato una montagna per Nico: dopo anni passati ad allenarsi con cime più piccole è arrivato il momento di fare le cose da grandi. Una sfida che lo ha prosciugato delle energie fisiche e mentali. Un sacrificio che però lo ha portato al coronamento di un sogno, a quel traguardo che non tutti riescono a realizzare. È un po’ come se uno scalatore riuscisse ad arrivare sulla cima del Gangkhar Puensum, la montagna inviolata più alta del mondo con i suoi 7.570 metri.
Non vogliamo fare la paternale a nessuno ma non si può nascondere che le spiegazioni fornite da Nico Rosberg in conferenza stampa, in un modo o nell’altro, appaiono discutibili. Nonostante il tedesco si sia ampiamente meritato il titolo iridato 2016 di Formula 1, non è un fuori classe. È la sua decisione a parlare per lui: qualunque altro pilota, come ha ammesso lo stesso Lauda, dopo aver vinto il primo Mondiale, studierebbe già qualche sorpresa per confermarsi, provare a vincere il prossimo convincendo pubblico e addetti ai lavori che il primo titolo non è arrivato per fortuna, a caso. E invece se decidi di mollare tutto è perché hai il presentimento di non riuscire a reggere un altro anno di pressioni come quello appena trascorso.
Nico Rosberg si è giocato l’occasione di una vita. È stato sempre considerato come il gregario, il secondo. Dopo tre anni dove è stato letteralmente schiacciato dal suo compagno di squadra, il figlio d’arte ha vinto, si è staccato da dosso l’etichetta di eterna promessa mai sbocciata. Dopo questa vittoria la Mercedes avrebbe potuto puntare su di lui, più di chiunque altro. E invece no. Nico Rosberg pilota sogna una vita normale, vuole godersi la famiglia, la moglie Vivian e la figlia Alaϊa. Un legame solido, importante costruito proprio su quella che un pilota di Formula 1 può definire una vita normale, lontana dai riflettori e dal glamour del Circus. Le ultime stagioni sono state sicuramente quelle più dure per Nico Rosberg che ha sempre saputo alzarsi dopo le bastonate del 2014 e 2015. Due Mondiali persi contro Lewis Hamilton, un cannibale della pista.
Anche se a perderci sarà solo ed esclusivamente lo spettacolo, sarebbe stato interessante assistere nel 2017 alla resa dei conti, una lotta tra galli dello stesso pollaio con l’alloro mondiale al collo, in bella mostra. A talento puro Hamilton gli è superiore. Nico Rosberg fermandosi, preferendo evitare l’ennesimo scontro e una possibile umiliazione forse ha scelto bene. La voglia di correre potrebbe tornargli. Lo vedremo ancora in pista, forse ci ripenserà o forse no. Solo il tempo ci potrà dare delle risposte senza ombre.