Formula 1 | Felipe Massa: il bravo ragazzo che ha fatto bene al Circus
Una giusta ricompensa per quel pilota che ha deciso di appendere il casco al chiodo dopo quindi anni di onorata carriera in Formula 1, dopo 252 Gran Premi disputati, 11 vittorie, 41 podi, 1124 punti totali ottenuti, 16 pole position e 15 giri veloci. Non si può certo dire che il brasiliano abbia avuto vita semplice. Ha corso in Sauber, in Ferrari, in Williams, confrontandosi perennemente con alcuni dei piloti più competitivi del campionato, gente come Michael Schumacher, Kimi Raikkonen, Fernando Alonso o più recentemente il veloce e sprezzante Valtteri Bottas. Anche se l’unico risultato che manca al suo palmarès sportivo è la vittoria del titolo mondiale, sfiorato nel 2008, Felipe Massa è sicuramente uno dei piloti che sarà ricordato a lungo. Non solo è il quarto pilota più vittorioso nella storia del Cavallino Rampante, ma soprattutto è un pilota atipico.
In una categoria governata da squali all’estenuante caccia di successi, il brasiliano rappresenta quella faccia pulita dello sport che ti fa amare ancora di più la famelica Formula 1. Solare, sincero, sempre con un sorriso rivolto a tutti, che sia un collega o un semplice tifoso. Umano, come forse ben pochi altri. Attento al prossimo, attaccato alla sua famiglia e con un occhio di riguardo per il suo Brasile, esattamente come il suo idolo di sempre, Ayrton Senna. Forse è brutto dirla, così brutalmente ma la storia ci ha insegnato che la Formula 1 assomiglia sempre di più al dio greco Kronos, ricordato dalla mitologia per aver divorato i propri figli.
Felipe Massa ha fatto gavetta, non si è mai arreso, ha dimostrato carattere, dignità. Come per tutti, anche il suo è stato un inizio in salita ma non per questo ha deciso di buttare tutto all’aria, ha perseverato. È stato in assoluto il primo pilota sul quale la Ferrari ha investito, sul quale ha messo gli occhi, nonostante il burrascoso debutto in Sauber. È il Cavallino Rampante a proporgli un sedile da collaudatore per il 2003 con la possibilità di imparare dal Campione del Mondo in carica, Michael Schumacher, in attesa che Rubens Barrichello gli passi il testimone, nel 2006. Nonostante gli sbagli, Felipe Massa ci mette anche meno del previsto a salire sul gradino più alto del podio, in Turchia, nel mese di agosto, dove oltre alla vittoria si prende anche la pole position, in entrambi i casi la prima in carriera. Bissa il successo ad Interlagos, sulla pista di casa dove, anche grazie alla Ferrari che ha piena fiducia in lui, si presenta con una tuta che richiama i colori della bandiera brasiliana. Felipe Massa vince ancora, partendo dalla pole position anche in questa occasione. Per tanti versi sembra di essere tornati ai magici anni in cui il popolo brasiliano era tutto per Ayrton Senna. Nessuno come il paulista era riuscito a infiammare il circuito di Interlagos, la stessa pista dove il Felipe bambino sognava. Sognava il debutto in Formula 1, sognava la prima vittoria, la prima pole position, il primo giro veloce. Un Mondiale. Il futuro del giovanissimo brasiliano sembra quello di un predestinato. Dopo aver spodestato anche Rubens Barrichello, colui che avrebbe dovuto essere il vero erede di Senna, dal cuore dei tifosi brasiliani, Felipe vuole godersi il momento.
Nel 2007 cambiano grandi cose in Ferrari. Con Schumacher che a Monza, un anno prima, aveva annunciato il ritiro dalla Categoria regina del Motorsport, a Maranello si decide di far correre affianco a Felipe Massa il finlandese Kimi Raikkonen che vince già alla prima con la Rossa, in Australia. La stagione del pilota brasiliano è tutt’altro che esaltante. Ma la beffa peggiore arriva ancora a Interlagos, sempre sul circuito di casa, dove il pilota pulista si vede scippato della vittoria per permettere a Raikkonen di vincere il titolo iridato. Da grande promessa, almeno in quell’anno, la figura di Massa è quella del gregario che senza batter ciglio si sacrifica per la squadra, perché è il bene della Ferrari a venir prima di quello personale. Questa è un’altra caratteristica che ha contrassegnato la carriera di Felipe Massa in Formula 1 e lo ha reso un pilota atipico. Prima all’ambizione personale viene la squadra e, dopo averlo fatto con Raikkonen, si sacrificherà ancora, ma invano, per Alonso, anni dopo.
Il 2008 è sicuramente la stagione migliore e maggiormente competitiva vissuta dal brasiliano. Un’annata vissuta all’apice, una di quelle occasione che sai benissimo, non potrai rivivere se ti scappano. Il suo avversario principale per la lotta nel Mondiale era Lewis Hamilton. Quella tra il brasiliano e l’inglese è stata davvero una sfida senza tempo, quasi comparabile ai duelli di una volta. Un testa a testa, durato fino all’ultima gara, di quelli veri, che si è chiuso nel peggiore dei modi per Felipe.
Gran Premio del Brasile, ultimo atto della stagione 2008 di Formula 1. La pioggia mischia le carte, Hamilton è imbottigliato a centro gruppo e Massa guida la gara come un campione consumato, un fuoriclasse. Passa sotto la bandiera a scacchi e per pochi secondo è Campione del Mondo di Formula 1.
Non le dimenticheremo mai quelle immagini: un box in festa, una famiglia che finalmente vede realizzarsi un sogno, non solo del figlio, ma di tutto il clan che ha sempre appoggiato e non ha mai fatto mancare affetto al prediletto. Sulle tribune di Interlagos esplode la gioia, tanto incontenibile quanto effimera. Superando la Toyota di Timo Glock, Lewis Hamilton conquista la quinta posizione. Tanto bastava per fare in modo che l’inglese potesse essere incoronato Campione del Mondo di Formula 1. A nulla è servita la vittoria di Massa che, nonostante sia il perdente della giornata, ne esce da vero vincente. L’applauso dell folla, le lacrime e la commozione di chi è a casa, di chi ha guardato la gara dal divano ma è riuscito a immedesimarsi in quel rammarico indelebile, fanno di Felipe Massa in vero vincente di quella brutta domenica.
Dopo ogni salita c’è una discesa. Una parabola che non ha lasciato incolume nemmeno il brasiliano. Il buio. In occasione delle qualifiche del Gran Premio di Ungheria del 2009, Felipe Massa viene colpito sul casco, sopra l’occhio sinistro, da una molla persa dalla Brawn GP di Barrichello. Il pilota della Ferrari viene ricoverato d’urgenza all’ospedale, viene operato. Rischia di perdere l’occhio a fortunatamente tutto scorre per il meglio. Forse questa è stata la vera fine? Anche se il pilota paulista è da questo preciso istante che qualcosa è cambiato. Forse è l’incapacità umana di accettare i propri limiti, forse è la paura, che si è fatta sentire. È aver assaggiato la consapevolezza di non essere immortali, essersi trovati così tanto vicini alla morte. Qualcosa dentro Felipe era cambiato.
Dal 2010 al 2013 il brasiliano ha diviso la Ferrari con Fernando Alonso. Se lo spagnolo in ben tre occasioni è il vice Campione del Mondo, Felipe sembra non reggere il ritmo del neo arrivato, tanto da soffrire, anche più del dovuto e ad essere relegato al ruolo di seconda guida fin dalla prima stagione. È un po’ come se Felipe Massa fosse entrato in crisi con sé stesso e con la Ferrari. Si interrompe bruscamente un rapporto di fiducia dopo undici anni di collaborazione. Poi il passaggio in Williams che, almeno nel 2014, gli ha permesso di riacquistare brillantezza grazie ai piazzamenti, podi e alla pole position conquistati durante la stagione. Il 2015 è un’altra mezza debacle che sicuramente gli ha fatto fare un’attenta analisi.
Un pilota di 35 anni, perde la sfrontatezza e l’incapacità di vedere il pericolo dei giovani. Felipe Massa questo lo ha già fatto, in passato. Quando riesci a conquistare la stima di tutti, senza fare nulla di particolare, si arriva a un punto nella vita in cui, anche la necessità di dover costantemente dimostrare qualcosa non è più una priorità. Felipe Massa annuncia il suo ritiro a Monza, nel 2016, esattamente dieci anni dopo e nello stesso posto a quanto fatto da Schumacher nel 2006, un modo per rendere omaggio al fraterno amico, come spiegato dallo stesso pilota della Williams.
Felipe Massa ha salutato la Formula 1, quindici anni dopo il suo debutto. Un pilota che si è sempre caratterizzato per essere così rispettoso e onesto. Un pilota che ha saputo farsi amare, che è entrato con pieno diritto nei cuori di tutti, tifosi, colleghi, addetti ai lavori. Un pilota atipico, un uomo che al genere umano ha mostrato che si può guidare in Formula 1 ed essere amati senza essere un cannibale, uno squalo. Obrigado Felipe, ci mancherai.