Formula 1, Marchionne: «Il Mondiale sarà della Ferrari perché lo meritiamo»

Nonostante Sergio Marchionne si trovi a ricoprire il ruolo di Presidente della Ferrari, a differenza del suo predecessore, nonostante la liberalizzazione degli investimenti nel progetto Formula 1 entrare nel cuore dei tifosi gli sta riuscendo più difficile del previsto. Marchionne è un manager che vede la Ferrari come quell’oggetto che deve vincere, un uomo per nulla incline alla storia. Coniugare finanza e risultati sportivi non sempre porta ad obiettivi comuni. Il numero uno della Ferrari vuole solo una cosa, che la Rossa vinca nonostante l’inizio incerto di stagione.

Anche se Nico Rosberg e la Mercedes sembrano aver preso già il volo nel Mondiale Piloti, Marchionne non molla il colpo e ci crede: la Ferrari è ancora in piena corsa per il titolo, e gli conviene crederci, fino alla fine.

«Il Mondiale Piloti? Credo che ce lo meritiamo, non perché siamo più intelligenti, è una riflessione sul lavoro che abbiamo fatto nel 2015. Dobbiamo solo continuare a lavorare – ha commentato a margine della consegna della nuova Giulia all’arma dei Carabinieri – Abbiamo dimostrato che in almeno tre gare su quattro avevamo la possibilità di vincere, non ce l’abbiamo fatta per diversi fattori, tra cui sfortuna ed errori. Siamo solo alla quarta gara e il calendario ci suggerisce che ne mancano ancora diciassette: il mondiale è completamente aperto».

La Ferrari ha iniziato la stagione 2016 con fin troppe aspettative. Due piloti di altissimo livello, una macchina rivoluzionaria che nulla ha a che vedere con quelle degli anni passati. Un reparto tecnici finalmente modernizzato e adattato alle nuove necessità della factory di Maranello. A rovinare l’atmosfera della Rossa ci avrebbe pensato proprio la troppa pressione messa da Marchionne che è troppo concentrato a guidare una SpA quotata in borsa, un’azienda, un marchio che genera denaro. Un capitale investito che però deve garantire un determinato ritorno. Per Marchionne la Ferrari deve vincere, ma siamo sicuri che questo approccio fin troppo pratico possa portare i suoi frutti?