Formula 1 | Lewis Hamilton fuori dai giochi Mondiali? No finché la matematica non lo affossa
Impossibile. Una parola che siamo abituati a usare nella nostra vita quotidiana, una parola che però non appartiene allo sport, dove gli atleti, grazie alla loro volontà e determinazione, riescono a compire dei veri e propri miracoli. A questo discorso non sfugge nemmeno la Formula 1 con Lewis Hamilton che si vede obbligato a recuperare a Rosberg uno svantaggio di 33 punti in classifica. Mancano ancora quattro Gran Premi al termine della stagione e, con un bottino totale di cento punti, il tedesco della Mercedes non può certo pensare di amministrare il vantaggio.
A differenza delle ultime stagioni, dove proprio Lewis Hamilton riuscì a dominare senza rivali l’intera annata, un po’ per qualche errore di troppo, un po’ per qualche guaio di affidabilità, l’inglese non è stato perfetto. Lewis Hamilton non sale sul gradino più alto del podio dal Gran Premio di Germania, dodicesima prova del Mondiale di Formula 1, che si è disputata a fine luglio mentre Rosberg negli ultimi sette Gran Premi ha ottenuto la bellezza di quattro vittorie. Andiamo a ripercorrere assieme le rimonte più memorabili nella storia della Formula 1.
SEBASTIAN VETTEL (2010)
Sicuramente la stagione 2010 di Formula 1 viene ricordata per essere stata una delle più emozionanti degli ultimi dieci anni. Nel corso dell’anno il leader della classifica piloti è cambiato in ben otto occasioni e per la prima volta nella storia della Formula 1 erano quattro piloti a lottare fino all’ultima gara per l’alloro riservato agli assi del volante e solo due volte nella storia della Categoria a vincere il mondiale è stato un pilota che fino all’ultima gara non era mai salito in testa al campionato.
Nonostante la vittoria in Brasile, all’ultima gara della stagione ad Abu Dhabi, Sebastian Vettel era terzo in classifica con uno svantaggio di 15 punti da Fernando Alonso e 7 dal suo compagno di squadra, Mark Webber. Al via il tedesco della Red Bull mantiene la prima posizione imprimendo un ritmo che solamente Hamilton riusciva a tenere. Alonso e Webber sono vittime di due errori strategici dei propri muretti che li fanno cadere a centro gruppo. Vettel vinse la gara davanti alle McLaren di Hamilton e Button, con Alonso settimo e Webber ottavo, si aggiudicò il Mondiale Piloti con quattro punti di vantaggio sullo spagnolo.
KIMI RAIKKONEN (2007)
Con la McLaren che oltre che con lo scandalo della Spy story ha dovuto gestire la difficile convivenza tra Fernando Alonso, passato al team di Woking dopo aver vinto due titoli iridati in Renault, e Lewis Hamilton, pupillo di Ron Dennis e campione uscente della GP2 Series, la Ferrari ha avuto campo libero.
Ancora una volta la lotta per la vittoria del titolo di Campione del Mondo si sarebbe quindi decisa all’ultima gara con tre piloti che si contendevano l’alloro iridato. Gran Premio del Brasile, Interlagos: Hamilton è il favorito visto che guida la classifica con rispettivamente 4 punti su Alonso e 7 su Raikkonen. All’inglese della McLaren sarebbe bastata una gara regolare per laurearsi Campione del Mondo di Formula 1 da rookie. E invece allo start Lewis Hamilton, forse anche per la troppa pressione, è autore di un errore nel tentativo di chiudere Alonso e come se non bastasse pochi giri più tardi soffrì anche per un problema al cambio. Dopo l’ultimo pit stop, Kimi Raikkonen, anche grazie alla collaborazione di Massa, conquistò la vittoria davanti al compagno di scuderia e ad Alonso, terzo, conquistando il Mondiale con 110 punti contro i 109 punti della coppia McLaren.
ALAIN PROST (1986)
Dopo avere dominato le ultime gare del 1985 col motore Honda e aver ingaggiato per la stagione in corso un due volte Campione del Mondo come Nelson Piquet, la Williams partiva da favorita per la vittoria di entrambi i Mondiali, Piloti e Costruttori.
Ancora una volta il titolo iridato viene assegnato all’ultima gara del Campionato, il Gran Premio d’Australia. Ad Adelaide erano tre i piloti a giocarsi il titolo con Mansell a quota 70 punti, Prost a 64 e Piquet a 63. Anche se alla partenza il brasiliano riuscì a prendere la testa della corsa, venne in breve tempo superato per mano di Keke Rosberg che però fu costretto al ritiro con una gomma dechappata in occasione della sua ultima gara in Formula 1. Appena due giri dopo, anche a Mansell scoppiò una gomma in pieno rettilineo: per l’inglese fu ritiro ma era lampante che le gomme Goodyear non erano in grado di resistere per tutta la gara. Per questo motivo la Williams richiamò ai box Piquet lasciando a Prost il via libera per vincere il Mondiale di Formula 1986, vincendo anche la gara.
NELSON PIQUET (1983)
Quando mancavano quattro gare alla fine della stagione, Prost guidava la classifica del Mondiale con 14 punti di vantaggio su Piquet, che al giorno d’oggi equivarrebbero a 39 lunghezze.
Il francese arrivò alla gara conclusiva della stagione, il Gran Premio del Sud Africa, con due punti di vantaggio su Piquet e otto su Arnoux. Se Prost e la Renault sembrano in crisi tecnica, il favorito per la vittoria del titolo è Piquet che ha vinto le ultime due gare. Al via Piquet e Patrese prendono il comando della corsa soffiando la prima posizione a Tambay, il poleman, mentre Prost segue in quarta posizione. Il vero colpo di scena avviene al 34esimo giro quando, in occasione della sosta ai box, il pilota francese scende dalla macchina e si ritira per alcuni problemi col turbo. A Piquet basta un terzo posto per laurearsi Campione del Mondo e ci riesce.
JAMES HUNT (1976)
Il Campionato mondiale del 1976 sarà ricordato per essere stato uno dei più entusiasmanti nella storia della Formula 1. Come se non fosse giù sufficiente a pepare la stagione l’accesa rivalità sportiva tra il campione in carica Niki Lauda, e il talentuoso ma controverso James Hunt, il pilota austriaco al Nurburgring rimase vittima di un brutto incidente, del quale porta ancora oggi i segni in volto.
In occasione del secondo giro del GP di Germania, Lauda sbaglia e perde il controllo della sua Ferrari. La vettura dell’austriaco viene divorata dalle fiamme e Niki, appeso tra la vita e la morte per le ustioni, è costretto a saltare due Gran Premi prima del rientro a Monza, appena 42 giorni dal terrificante incidente del Nurburgring. La sfida per il titolo Mondiale va in scena sempre all’ultima gara, in Giappone sul tracciato del Fuji. Quella domenica una forte pioggia colpì il circuito, creando anche diversi problemi anche con la visibilità. Per questo motivo si decise di partire circa un’ora e mezza dopo quanto prefissato ma al secondo giro Lauda rientrò ai box per ritirarsi in quanto le condizioni della pista, per il pilota austriaco, erano troppo pericolose per gareggiare. A quel punto ad Hunt bastava chiudere la gara in quarta posizione, per pareggiare i punti con l’avversario ma avrebbe vinto per un numero maggiore di vittorie. L’inglese fu terzo e, così, campione del mondo.
JOHN SURTEES (1964)
Il Campionato del 1964 venne conteso tra Jim Clark, John Surtees e Graham Hill e si decise in occasione del Gran Premio del Messico.
Anche se alla partenza Clark andò subito all’attacco, Hill è stato costretto ad abbandonare i suoi sogni di gloria proprio nelle fasi iniziali della gara, quando la sua BRM urtò la Ferrari di Bandini obbligando il pilota inglese a rientrare ai box e chiudere la gara in 11esima posizione. Nonostante la passeggiata in solitaria di Clark, la sua Lotus iniziò a perdere potenza a causa di una presunta perdita d’olio. Dan Gurney con la sua Brabham superò l’inglese e la Ferrari decise di ricorrere all’aiuto di Bandini per permettere a John Surtees di conquistare il Mondiale. Il Cavallino Rampante chiese a Bandini di far passare il compagno di squadra in seconda posizione per vincere il titolo con un punto di vantaggio su Hill.