F1world incontra…Roberto Rinaldi – fumettista milanese

Roberto Rinaldi immagine profilo

Credits: Roberto Rinaldi

Per il terzo appuntamento di “F1World incontra”, andiamo a conoscere più da vicino il colorato mondo di Roberto Rinaldi, fumettista per La Gazzetta dello Sport, che ha recentemente illustrato il libro “La storia della Formula 1 in 50 ritratti” di Umberto Zapelloni; un viaggio alla scoperta dei miti passati e presenti che hanno segnato intere generazioni

Rinaldi lavora nella redazione del Gruppo Editoriale San Paolo, da tanti anni collabora con la casa editrice Bonelli, per cui ha disegnato numerosi albi del famosissimo “Dylan Dog”, e con il quotidiano La Gazzetta dello Sport, dove si occupa di illustrazioni di fatti di cronaca e della rappresentazione dei gol di Serie A.
Tra i suoi personaggi fantastici più celebri, troviamo Pallino, piccolo angelo custode nato sulle pagine del settimanale “Il Giornalino”.

Ricorda come ha iniziato a disegnare e come ha capito che l’appassionava? Cosa l’ha spinta poi a intraprendere questa professione?
Innanzitutto è proprio l’amare il disegno. Io come tutti i bambini, quando c’era la possibilità di scrivere o disegnare, sceglievo di disegnare. Amavo e soprattutto miro a cercare di ripetere la realtà attraverso i disegni, raccontare ciò che vedo attraversato questi, con uno sforzo neanche tanto estremo di memoria. Ho sempre amato disegnare, da quando ero ancora in prima media. Ho conosciuto il mio maestro Giuliano Giovetti e vedevo che disegnava fumetti; non mi sembrava vero che esistesse questa professione e, in più, che ci fosse questo tipo di lavoro“.

“Ricordo che sono rimasto folgorato da questa cosa. Ho capito ch quella era la mia strada; ho cercato di seguirla e realizzarla a tutti i costi. Da lì, attraverso gli studi, ho fatto un percorso scolastico normale, al quale accostavo sempre la passione del disegno, che potevo comunque realizzare frequentando lo studio di Giovetti. Da qui è nato tutto; e diciamo che per questo aspetto sono stato fortunato“.

IL LAVORO CON ZAPELLONI

Come definirebbe la sua tecnica di disegno? Cosa la ispira maggiormente prima e durante il processo creativo?
La musica è fondamentale. Attraverso la musica viaggio con la testa e riesco ad astrarmi completamente da quella che è la realtà; mi calo in quello che è l’obiettivo, cioè fare il disegno. Quando disegno su richiesta, cerco sempre di interpretare quello che è il fine del lavoro; nel caso del libro di Zapelloni, era quello di riassumere in una sola illustrazione tutto quello che lui raccontava. E quindi, in ordine cronologico, ho cercato di comporre i disegni in modo che ci fossero riferimenti anche in ordine di lettura, dove graficamente si poteva avere un riferimento molto stretto con quello che Zapelloni aveva scritto”.

Ho cercato di mettere insieme tutte queste cose, di comporle, in modo da rendere subito leggibile una cosa che viene in qualche modo espressa bene nello scritto, che è un po’ la funzione stessa del disegno. Nei fumetti è vero che c’è la storia, c’è il dialogo, però poi c’è sempre una regia dell’immagine che deve suggerire subito quello che succede. E’ un tipo di lavoro in funzione del risultato finale. Non penso mai di creare un’opera d’arte e di voler comunicare particolarmente qualcosa, perché si tratta di un altro tipo di percorso“.

Quando disegna, quale è la parte più complicata da raffigurare secondo lei?
Tutti i disegnatori hanno le loro bestie nere e ovviamente si cercano anche di camuffare in modo che non vengano fuori. Per quanto mi riguarda, sono gli animali. Un animale deve essere fatto molto bene, altrimenti si rischia di fare delle cose molto sgradevoli.  Se ci sono animali da disegnare, lo faccio e lo faccio bene, ma preferirei che non ci fossero” (ride, ndr).

LA PASSIONE PER NIKI LAUDA E IL RICORDO DI SENNA

In occasione dell’uscita del film “Rush” in Italia, nel 2013, Roberto ha pubblicato un’illustrazione del tragico incidente al Nurburgring di Niki Lauda nel 1976, inserito nel libro “Lauda vs. Hunt”, che racconta la titanica sfida per la conquista del titolo mondiale tra l’austriaco e James Hunt.

Ha più volte dichiarato di avere una predilezione per Niki Lauda; lo ha descritto come ispirazione per molti. Alla luce di questo, come ha preso la sua scomparsa l’anno scorso?

Niki Lauda nella mia vita ha voluto dire veramente tanto. Nei miei sogni di bambino, voleva dire non solo il più forte, il più bravo; in certi momenti, forse tutti lo consideravano il meno simpatico, io invece lo vedevo come il più diretto, il più sincero di tutti. Per me voleva dire tantissimo, era il mio supereroe, specialmente dopo l’incidente del Nurburgring, solo un supereroe di una sceneggiatura scritta da Stan Lee poteva tornare a gareggiare dopo 42 giorni. Per me era veramente tutto e, nell’emulazione di quando si è bambini, quando si dice ‘Io immagino di essere Superman, io immagino di essere un altro supereroe’, io dentro di me avrei voluto essere proprio Niki Lauda, perché era una storia che apparteneva alla realtà. Ho toccato con mano sin da piccolo quale evento speciale rappresentasse, al di là dello sport motoristico e della Formula 1″.  

Niki Lauda - Rinaldi
Niki Lauda; Credits: Roberto Rinaldi

L’ho seguito sempre, ho seguito tutto le sue vicissitudini e anche lì, quando uscì il libro in occasione del film ‘Rush’, Zapelloni mi chiese di ricostruire l’incidente. Ho vissuto un mese magico in cui ho disegnato anche di notte e ho cercato all’inverosimile di riproporre una cosa che disegnavo da sempre. Da bambino, avevo tutti i libri di scuola pieni zeppi di scarabocchi nei quali riproponevo l’incidente di Lauda. Quindi non so quante volte lo avrò disegnato nella mia vita, proprio in modo ossessivo quasi. Quando l’ho dovuto fare per lavoro, è stato un regalo e ho cercato di farlo al meglio delle mie possibilità. Quando vidi una foto che pubblicò Zapelloni in occasione del GP d’Italia del 2012 con Niki Lauda che sfogliava il libro dove c’era anche la mia storia in fumetti, per me fu commovente. Avevo raggiunto ogni tipo di soddisfazione. L’unico rammarico è che non sono mai riuscito a stringergli la mano e mi dispiace tanto“.

In relazione all’illustrazione dell’incidente di Lauda nel ‘76, quale episodio più attuale sarebbe per lei meritevole di essere trasformato in fumetto e perché?

Senna -Rinaldi
Ayrton Senna ne “La storia della Formula 1 in 50 ritratti”. Credits: Roberto Rinaldi

Non rappresenterei un incidente, ma un weekend, che è quello del 1994 che ha rappresentato la Formula 1 A.S e D.S, cioè avanti Senna e dopo Senna. Ho in mente di riuscire un giorno a mettere insieme le cose per raccontare quel momento e le sue ultime vicende. Non mi piace dire ‘le ultime ore’ perché odio questa espressione. In quel weekend è accaduto qualcosa che andava al di là dell’umana percezione, dell’umana logica. E’ accaduto qualcosa di grande, e Senna è stato questo“.

Tempo fa ha detto che la Formula 1 è diventata noiosa per l’eccessivo impiego della tecnologia e l’importanza esasperata delle strategie. Pensa che il suo approccio al disegno sia cambiato per questo?

L’approccio al disegno è cambiato perché sono cambiati i tempi. Adesso si può continuare a disegnare sulla carta con la matita, con i colori, gli acquerelli, ma anche digitalmente su uno schermo. Ovviamente, anche qui ci sono due scuole di pensiero. Io amo sperimentare, quindi mi avvicino a qualsiasi cosa nuova che arrivi; mi ci butto dentro perché sono curioso, mi piace. Trovo che la via di mezzo tra il digitale e il tradizionale abbia comunque un suo spazio. Si vede molto un lavoro fatto in digitale, ma non è vero che alla fine è fatto tutto al computer perché comunque, se si fa un disegno puro in digitale, si disegna come sulla carta”.

L’unico vantaggio è che i colori sono molto più legati e se ne possono usare molti di più; si ha il vantaggio che si possono eventualmente correggere le cose, ma il tempo impiegato si decuplica, non si fa prima; anzi, si va molto più lentamente col digitale, per quanto mi riguarda. Però io amo il progresso anche in questo, per cui sono molto favorevole. Io adesso per esempio disegno sia sulla carta sia sul digitale. Per le illustrazioni di questo libro (“La storia della Formula 1 in 50 ritratti”) ho usato il digitale, anche se avevo pochissimo tempo a disposizione. Amo comunque spaziare“.

RINALDI: LECLERC E LAUDA LA COPPIA DEI SOGNI

Se potesse ritrarre il “Team perfetto” sulla sua pista preferita, cosa ne uscirebbe?

Ovviamente metterei come prima guida il ‘mio Niki’ e poi andrei all’opposto come epoca ma, a mio avviso, vicino per come è aggressivo, per come affronta la Formula 1: Leclerc. Trovo che ci siano alcune piccole cose che lo accomunano a Lauda. A me Leclerc piace tantissimo; mi ricorda molto in alcune sfumature il primo Niki, quando arrivò alla Ferrari portato da Regazzoni e, in silenzio, nella sua giovinezza, aveva fatto subito vedere di che pasta era fatto. La stessa cosa sta accadendo con Leclerc.

Leclerc - Rinaldi
Charles Leclerc ne “La storia della Formula 1 in 50 ritratti”. Credits: Roberto Rinaldi

Lo amo molto come pilota; mi piace il suo modo di gareggiare, interfacciarsi con l’esterno della Formula 1, il suo modo di esprimersi all’interno del Circus e fuori dalla pista. Devo dire poi che, tra le illustrazioni che ho fatto nel libro, era quella che mi piaceva di più, quella riuscita meglio. Come circuito, ovviamente sono legato a Monza“.

Un fumetto al quale si sente particolarmente legato?

All’esterno della Formula 1, sono legato a ‘Dylan Dog’ perché lo disegno da tanti anni; mi ha dato molto professionalmente. Poi c’è un piccolo personaggio che facevo su ‘Il Giornalino’, che era un piccolo angelo custode dei bambini. Si chiamava Pallino ed è uscito per 20 anni, tutte le settimane“.

Ha anche illustrato i gol della Serie A; la differenza principale tra il raffigurare il calcio e la Formula 1?

Il mio maestro Giovetti è stato anche un giocatore di Serie A del Torino negli anni ’50, quindi aveva nozioni tecniche molto ampie. Sono cresciuto con questa presenza e ho respirato calcio da quando ero bambino. Ho giocato a calcio e la difficoltà di raccontare i gol è quella del tempo. Per realizzare un gol per la Gazzetta, per un quotidiano, significa fare un disegno in 3 ore circa, quindi è una cosa che va molto di sintesi. Bisogna cercare di badare più alla comunicazione che al disegno perfetto. Raccontare il gesto tecnico di un giocatore che fa il gol è una cosa che comunque richiede una certa preparazione e un certo vissuto”.

Secondo me, chi non ha giocato a calcio non può disegnarlo. Ma è una cosa totalmente diversa comunque disegnare fumetti dal fare illustrazioni. Lì si tratta proprio di cercare di raccontare attraverso l’immagine quello che oggi possiamo vedere tranquillamente in rete, in televisione. Raccontarlo invece sulle pagine di carta per un quotidiano deve essere una sintesi che raccoglie tutto insieme in un disegno solo. E’molto difficile. Grazie alla mia esperienza nel calcio e all’avere avuto il migliore dei maestri, è una cosa che riesco a fare bene“.

Quale fumetto accosterebbe in maniera umoristica a un pilota di Formula 1? 

Non so. L’umorismo è una cosa che viene trattata dal mondo dello sport con un po’ di diffidenza. Nel calcio è quasi impossibile fare dell’umorismo. Alcuni programmi come ‘Mai dire gol’ negli anni ci hanno dimostrato che così non è, però il mondo dello sport non ama molto prendere in giro gli sportivi; è sempre una cosa che crea dei rischi notevolissimi. Non riesco tanto a connotare qualcuno con qualcosa di umoristico, soprattutto in Formula 1“.

Come si aspetta l’era post Coronavirus? Crede che l’approccio degli appassionati e degli “addetti ai lavori” in Formula 1 cambierà?

Finché non ci sarà la possibilità di avere un vaccino, la vita di tutti, qualsiasi essa sia e in qualsiasi ambito, sarà per forza stravolta. Posso dire di non aver mai visto grandi stravolgimenti sociali come quelli attuali. In tempo di guerra, i campionati di calcio sono stati sospesi, altri non sono stati assegnati; la Formula 1 non esisteva ancora, ma c’erano delle gare motoristiche. Quest’anno secondo me è da considerare nullo, in generale; ci potrà essere qualcosa da esibire, ma solo a scopo celebrativo. Non so se sia giusto e se si possa assegnare un titolo per cui alla fine non si è disputato nulla, almeno per quest’anno. Io  comunque sono fiducioso e spero che questa cosa in qualche modo si risolva. Non riusciamo ad abituarci a questa novità; siamo tutti in attesa“.