Elena Penazzi a F1World: “Senna c’è e rimane”

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© Senna.com

F1World ha avuto il piacere di incontrare Elena Penazzi, a pochi giorni dal trentesimo anniversario della morte di Ayrton Senna

Assessora all’Autodromo di Imola, Imolese di nascita e amante dei motori. Questa è Elena Penazzi, intervistata da F1World, la quale ci ha raccontato il ‘suo’ Ayrton Senna, tra aneddoti ed eventi per il trentennale. Il pilota brasiliano è rimasto nei cuori di tutti gli appassionati di Formula 1, ma ancora di più in quello di chi lo ha vissuto nella città che, purtroppo, gli ha dato l’ultimo saluto. Ecco la prima parte dell’intervista dedicata a uno più grandi piloti della storia, vista dagli occhi di Elena.

Lei segue la Formula 1 sin dalla bambina. Ha dei ricordi particolari di Ayrton Senna? Quali sono?

“Effettivamente seguo la Formula 1 fin da bambina perché era la grande passione del mio papà. Lui amava tantissimo Ayrton, era proprio il suo il suo cuore, il suo idolo. Più di un idolo, lo considerava un figlio Ayrton. Veramente, aveva una grandissima passione per lui. Io quel giorno, il primo maggio ’94, lavoravo perché facevo la hostess a quel tempo. Ho visto Ayrton alle ore 12:00 di quel fatidico primo maggio. Quel suo sorriso, quel suo “Ciao”, con la sua semplicità, sempre con la sua umiltà… non me lo sono mai più dimenticata. È una cosa che ha cambiato proprio il modo di stare in autodromo, da quel momento in poi. È cambiato tutto“.

Senna era connubio di emozioni e contraddizioni: pilota spietato, persona molto sensibile. Ritiene che questo mix “perfetto” l’abbia consacrato leggenda?

“Sì, anche se c’è veramente un alone di mistero attorno alla figura di Ayrton Senna. Tante altre persone, tanti altri piloti sono stati umili e hanno fatto anche del bene al di fuori della Formula 1. Però gli occhi di Ayrton, quello che faceva Ayrton, come lo faceva e come lo diceva, rimane unico. […] Mi rendo proprio conto che c’è qualcosa che va oltre le generazioni, oltre le persone che lo hanno conosciuto e che si tramanda quest’aura mistica che attorno Ayrton Senna, credo sia veramente unica”.

“È qualcosa che noi sentiamo tantissimo a Imola. Quest’anno sono i 30 anni (dalla morte di Senna, n.d.r.) quindi sarà molto più speciale, però chi ha avuto l’occasione di venire il primo maggio lo sente proprio. Ha questa sensazione di unicità: Ayrton c’è, rimane ed è per questo che noi non lo ricordiamo con tristezza. È vero, è una commemorazione di qualcuno che è deceduto, ma non è una commemorazione triste. È una commemorazione di una persona che non solo ha dato tanto ma ha lasciato tanto. Ha lasciato il segno, per questo è una cosa che fa tanto piacere, portare avanti questo suo ricordo e questo segno che ha lasciato”.

Potremmo definirlo immortale?

Lo dicono anche gli stessi piloti: Charles Leclerc non era non era nato quando Ayrton ha avuto l’incidente, però è il suo mito, il suo pilota di riferimento. Stessa cosa tanti altri. Quindi è qualcosa che effettivamente rimane rimane nel mito vero e proprio. Basta guardare una foto. Noi abbiamo la mostra delle 94 foto a Imola e al Museo San Domenico fino al 2 giugno: basta fermarsi un secondo a guardare alcuni scatti, alcune foto per rendersi conto di questo. Questa figura che va oltre lo scatto, va oltre la foto, oltre la vita e la morte e questo era ed è Ayrton Senna“.

Quali valori le ha trasmesso il Senna uomo?

“Sicuramente il suo essere umile, calmo, attento al prossimo fuori dalla pista. Una persona che conosceva bene il valore del suo paese, della sua famiglia, delle sue origini e anche di quello che lui stesso ha rappresentato per il suo paese. Spero che se può, in qualche modo, vederlo da lassù, capisca che la sua figura ha rappresentato un estrema potenza per il Brasile e continua a farlo adesso, tutt’ora tramite la Fondazione Senna. Sono dei valori estremamente importanti che che per fortuna non si sono persi, anzi”. 

C’è una citazione di Senna che le è rimasta particolarmente impressa?

“‘Non esiste curva dove non si possa superare‘, che è anche in una targa in autodromo. Credo sia un po’ il riassunto del voler comunque andare oltre agli ostacoli: anche se vedi un ostacolo, sai che con la forza puoi superarlo. Per me è importante questo voler sempre raggiungere qualcosa, anche per i giovani credo che sia importante. Non lasciarsi andare, non lasciarsi abbattere. Senna, anche a livello sportivo ha subito delle ingiustizie da parte di tutto il sistema della Formula 1 di allora, ma non si è lasciato abbattere. La sua passione è stata più forte di queste ingiustizie ed è riuscito non solo a risollevarsi, ma a vincere dei mondiali”.

“Da questo, secondo me, possiamo prendere, potete prendere tanti esempi e tanti piccoli spunti per poter non lasciare indietro mai le cose, anzi cercare, con la grinta, di superare ogni curva. Senna non le ha superate tutte perché quella del Tamburello purtroppo rimane lì. Però non è colpa del Tamburello, non è colpa di Ayrton, non è colpa di nessuno. È una è stata una grandissima sfortuna, come spesso accade negli incidenti di questo genere”.

Se dovesse fare una classifica dei tre momenti sportivi di Ayrton che l’hanno più emozionata, quale sceglierebbe?

“Sicuramente la vittoria a Monte Carlo sotto la pioggia, veramente da pelle d’oca, anche tutte le volte che uno lo riguarda. Monte Carlo tutto, anche le sue pole position, il modo di affrontare una pista complicata. Poi la prima vittoria all’Estoril. Sicuramente quella in Brasile in cui, per la stanchezza, non riusciva neanche ad alzare le braccia sul podio. Quando vedi quel video, si sentono proprio le emozioni che lui ha provato in quel momento. Per lui era fondamentale vincere nel suo paese: forse è il momento più emozionante di tutti.

“Io facevo una gara con mio padre sul tenere per un pilota diverso. Lui teneva per Senna e io, apposta per litigare con lui, tenevo per Prost. Anche nel tennis uguale: teneva per un tennista, io tenevo per l’altro. È un gioco che avevamo io e mio padre. Però, effettivamente, quando c’era la lotta Senna-Prost era veramente una bella Formula 1. Non ti addormentavi a guardare il Gran Premio”.

Ha qualche libro da consigliare riguardo la storia di Senna?

“I libri sicuramente sono tutti interessanti perché raccontano da vari punti di vista le situazioni. A esempio quello di Terruzzi, parla della famosa ultima notte. Non vedo l’ora di leggere quello di Giulia Toninelli che presentiamo il 30 di aprile a Imola alle 20:30, modererà la serata Vicky Piria. Sarà in biblioteca comunale, ingresso libero. Lei mi interessa perché è una voce di una generazione giovane che vede Ayrton con degli altri occhi. Sarà interessante anche leggere quello che ha scritto come prefazione un giovanissimo come Kimi Antonelli. Il mito di Kimi Antonelli è Ayrton Senna, quindi anche qui si dimostra il fatto che proprio sia intergenerazionale questa figura”.

“Anche il libro che uscirà e che verrà presentato Imola, sempre in occasione del trentennale, il primo maggio, al pomeriggio, in sala Stampa: il libro di Franco Nugnes. È più tecnico, sicuramente. È un po’ un ritrovare la verità nella verità di quello che è successo il primo maggio del ’94, direttamente testimoniato dai protagonisti. Quindi da chi c’era quel giorno, compreso il medico che è andato a soccorrerlo. Compreso ovviamente il presidente Giancarlo Minardi, che l’ha conosciuto, che era un amico di Ayrton. C’è un po’ tutta questa cronologia rivista dopo 30 anni, secondo me comunque interessante”.

Ringraziando Elena Penazzi e il suo ricordo su Senna, rammendiamo come potrete trovare domani la seconda parte dell’intervista, sempre su F1World.it e sul nostro canale YouTube.