Ecclestone su Ferrari: il dopo Camilleri da cercare oltre confine

Credits: Twitter Scuderia Ferrari

Non le manda a dire l’ex proprietario del Circus, che nelle ultime ore ha offerto una visione particolare del possibile futuro organizzativo a Maranello

Bernie Ecclestone, si sa, non è famoso per la sua gentilezza e per il suo tatto. Anzi. Ciò che fa di lui, tra le altre cose, uno dei personaggi più particolari della Formula 1, è proprio la sua schiettezza. Questa volta, quindi, l’ex proprietario della Formula 1 ha voluto mettere bocca sulla situazione Ferrari sull’era post Camilleri. Proprio quest’ultimo infatti, ha dato improvvisamente le dimissioni dalla posizione di CEO proprio nei giorni scorsi, alla vigilia del Gran Premio di Abu Dhabi.

Una notizia che, com’è facile quando si parla del team di Maranello, ha lasciato spazio a speculazioni, commenti, ipotesi su come ora la scuderia sia o meno pronta ad affrontare questi cambiamenti interni. E, a tal proposito, il caro Ecclestone ha lanciato una sua provocazione, che dà alla Ferrari forse una prospettiva nuova da cui guardare la cosa.

MODUS OPERANDI…ALL’ITALIANA

Ma partiamo dall’inizio. Inizio che, in realtà, molto probabilmente non è da ricercare solamente nelle dimissioni di Louis Camilleri. L’ormai ex Amministratore Delegato ha lasciato l’incarico per motivi di salute, ma il team di Maranello è sempre stato molto bravo nel sostituire diverse personalità all’interno del team, per cercare di arginare i momenti di crisi e difficoltà. E la cosa vale sia per il reparto corse che per l’organizzazione generale del marchio.

È stato così anche nel susseguirsi degli ultimi team principal. Da Domenicali, ad Arrivabene, fino a Mattia Binotto, che dopo quest’anno è ancor di più al centro delle ultime discussioni. Negli scorsi anni, è sembrato quasi un modus operandi: se mancavano prestazioni, podi, mondiali…la soluzione immediata era quella di cambiare una o un paio di figure all’interno della squadra, nella speranza che una nuova mentalità potesse portare una ventata d’aria fresca alla scuderia.

E all’interno di questo modus operandi la costante, almeno agli occhi dei più attenti (e forse polemici), è stata sempre una: le personalità che hanno ricoperto questo o quel ruolo, erano tutti professionisti italiani. Come si suol dire “meglio lavare i panni sporchi in casa propria“. Forse per un motivo di orgoglio italiano, forse vittima ormai di una modalità “tradizionale” che, riproponendosi negli anni, è diventata fondamentalmente una regola. Il motivo non è ben chiaro, anche se a Bernie Ecclestone le cose sono appare ben più che chiare, dopo l’addio di Camilleri.

FERRARI, PER ECCLETSONE I PROBLEMI SONO GLI ITALIANI

Ho sempre creduto, scusi se glielo dico, che il problema siano gli italiani: vogliono tutti comandare e hanno le loro idee. Non dico che si debba mandarli via come si fa con i corrotti, ma bisogna tirare dentro tedeschi, francesi, inglesi. Gente che pensa in maniera diversa. Quello che accadde con Jean Todt è emblematico: gli italiani non lo volevano. Li convinsi io a prenderlo, poi le cose andarono per il verso giusto“.

Con queste parole, Ecclestone ha detto la sua sulla situazione Ferrari, intervistato da Stefano Mancini per “La Stampa”. Parole forse un po’ dure, com’è nell’indole dell’ex proprietario della Formula 1. Ma allo stesso tempo, parole che nascondono forse un minimo di verità. È difficile dire chi abbia o meno ragione, soprattutto se a essere protagonista di questa discussione è proprio la Ferrari. Però, forse, un cambio netto di mentalità potrebbe risollevare lo spirito e gli animi del team italiano.

Forse puntare il dito contro l’italianità della Ferrari, non è del tutto corretto. Specialmente se, lo stesso Ecclestone, ha ammesso di aver pensato a Flavio Briatore alla guida della Ferrari, per lo meno negli anni scorsi. Quello che però si evince da quanto affermato da Ecclestone non è assolutamente niente di nuovo. La Ferrari ha bisogno di una rivoluzione. Lo sappiamo, lo sanno loro, lo sanno tutti. Il problema è capire chi deve essere il promotore di questa rivoluzione, di quali persone deve circondarsi, con che mentalità deve affrontare la fragile e difficile situazione a Maranello. E, ammettiamolo…non è certo un compito semplice.