Doping e Formula 1: il caso Iannone fa tremare il Motorsport

Formula 1 GP Abu Dhabi 2019

Credits: Colombo Images

Questa notizia permette di fare una piccola analisi sul perché in Formula 1 non ci siano stati scandali di doping così noti come in altre discipline sportive di alto livello.

La sospensione provvisoria di Andrea Iannone dalla Federazione Internazionale del motociclismo per essere risultato positivo a un controllo antidoping ha sconvolto il mondo della MotoGP.

La FIA è uno degli enti firmatari del Codice Mondiale Antidoping e i piloti di Formula 1, esattamente come i colleghi a due ruote, effettuano regolarmente test casuali durante l’anno. Tuttavia la storia insegna che nel Circus l’utilizzo di sostanze dopanti sia pressoché assente. E forse il motivo è da ricercarsi nelle potenziali conseguenze: i rischi del consumo di tali prodotti non riguardano solo il pilota in prima persona.

LA FORMULA 1 È GIÀ PERICOLOSA DI SUO

A spiegarlo è stato Jean-Charles Piette, medico della Federazione Internazionale: “È molto differente usare droghe in pista, in una gara su asfalto rispetto che in un campo di calcio. Se un calciatore assume sostanze proibite, rischia la sua salute, ma non ci sono conseguenze per la squadra o per gli spettatori – ha raccontato Piette ai colleghi di ESPN – In una gara, a quattro o a due ruote, se un pilota assume stimolanti può diventare un pericolo anche per i suoi colleghi, per i tifosi sulle tribune, per i commissari. Devono tenere conto che i danni potrebbero includere molte più persone rispetto a solamente loro stessi“.

Sarebbe come dire che in una disciplina come la Formula 1, già rischiosa di suo, i piloti cercano di non renderla ancora più pericolosa. Tuttavia, nel Motorsport non è sempre stato così.

Mi sono sballato, non nelle gare di Formula 1, ma nel rally – raccontò Stirling Moss nel 2010, in un’intervista rilasciata ai colleghi del The Telegraph – All’epoca era normale e non erano considerate droghe. Si è iniziato a parlare di sostanze proibite quando gli atleti hanno cominciato ad assumerle per migliorare il proprio corpo. Ma per quanto ne so non c’è niente che potesse migliorare la performance di pilota. Quello che ho preso, sostanzialmente mi serviva per tenermi sveglio“.

SONO SOLO DUE I CASI ECLATANTI

Tuttavia non possiamo dimenticare due casi di doping nel mondo dell’automobilismo sportivo.

Uno dei più famosi ha riguardato da vicino Tomas Enge, pilota che ha militato anche in Formula 1. Al ceco hanno levato il titolo di F3000, nel 2002. A fine stagione venne trovato positivo a un test antidoping per il consumo di marijuana. A causa di questo fatto gli fu revocata anche la superlicenza e tornò a correre nel 2004.

Il caso più recente ha riguardato l’ex pilota di Formula 1, Frank Montagny, sanzionato nel 2015 per due anni per uso di cocaina, quando guidava in Formula E.

Apparentemente sembrerebbe che ci fossero talmente pochi scandali legati al doping in Formula 1, che si è pensato di crearne uno ad arte. Nel 2004, Benigno Bartoletti, ex medico delle squadre rally di Fiat e Lancia ma anche di Ferrari e Alfa Romeo, affermò che un terzo della griglia utilizzasse la cocaina. Sebbene gli credettero, i test effettuati ai piloti sbugiardarono ufficialmente Bartoletti.