Domenicali: “Guardare solo indietro non è una cosa buona”

Domenicali: "La Formula 1 non metterà mai il bavaglio a nessuno"

Credits: @f1 (Twitter)

Ospitare da sempre una gara non è più abbastanza. Un pensiero nuovamente ribadito da Stefano Domenicali che ha sottolineato il fatto che i Gran Premi storici “hanno bisogno di fare le cose nel modo che noi crediamo essere quello giusto”.

Da quando Stefano Domenicali è divenuto CEO del gruppo che controlla la Formula 1, abbiamo sentito più e più volte la sua posizione quando si parla del calendario. Quanti appuntamenti avere e quali piste devono essere presenti sono i temi centrali quando si apre questo argomento. Non si fanno più sconti a nessuno, neanche a quei Gran Premi che da sempre fanno parte della Formula 1. Tutti devono arrivare a soddisfare gli standard imposti da Liberty Media, anche e soprattutto a livello economico.

Direi che in termini di cifre ventiquattro è giusto numero, e che la combinazione di continenti che abbiamo oggi va bene”, le parole dell’italiano durante una call con gli investitori (riportate da Motorsport Week). Ventiquattro come i Gran Premi che ci saranno l’anno prossimo con il rientro della Cina. Malgrado ciò non va nemmeno dimenticato che il Circus è sempre pronto a cogliere nuove opportunità. “Non è un segreto che stiamo ancora guardando alla possibilità di andare in Africa, anche perché è il solo continente che manca [in calendario]”.

NON STIAMO GIOCANDO A NESSUN GIOCO

“Quando i circuiti storici guardano unicamente al passato non è mai una cosa buona, quando invece hanno delle buone basi per guardare avanti, con un futuro diverso, è fantastico”. Per successivamente continuare spiegando che: “Questo è il perché con i cosiddetti Gran Premi storici ci stiamo impegnando nel capire quali possano essere le prospettive future. Essere arroganti e credere di aver un futuro garantito solo perché ospiti una gara da cent’anni, a dir la verità, non è abbastanza”.

“Penso che sia il momento in cui tutti devono capire che non stiamo giocando a nessun gioco, siamo molto trasparenti con loro. E stiamo dicendo che se vogliono essere presenti all’interno del calendario, hanno bisogno di fare le cose nel modo che noi crediamo essere quello giusto sia per loro che per noi come Formula 1″.

“È chiaro che negli ultimi due anni la percezione di questi luoghi storici è cambiata, dal momento che hanno realizzato che il panorama è differente”. Un pensiero che non si contraddice, a suo dire, con la presenza di più di una tappa in uno stesso paese, come ad esempio negli Stati Uniti. “Ogni gara, non solo in America, ha un sua personalità, una sua qualità ed il suo segmento di tifoseria”.