Chi sono i cinque piloti con i rimpianti più grandi?

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Credits: @Kimi7iceman

Vivere nel passato, si sa, non fa mai bene a nessuno. Eppure sorge spontanea la curiosità di sapere quali siano stati i piloti con le occasioni più grandi, ma che ora vivono di rimpianti. Vediamoli nel dettaglio

La carriera di un pilota è come una montagna russa: si passa dalle fortissime emozioni delle grandi vittorie, alle cocenti delusione delle più amare sconfitte. Molto spesso però quello che fa veramente la differenza nella carriera di un pilota, oltre al talento, è anche l’avere la vettura giusta al momento giusto. Alcuni dei più grandi della Formula 1 l’hanno avuta, ma non hanno saputo sfruttare l’occasione. Altri piloti, invece, hanno commesso degli errori che ora porteranno dietro come rimpianti per tutta la vita. Ma quali sono questi piloti? Vediamoli insieme…

Fernando Alonso

Nello sport a volte si vince e a volte si perde. Alonso può ritenersi fortunato in parecchi episodi della sua carriera. Uno su tutti è stata la poca affidabilità della McLaren di Raikkonen, la quale altrimenti avrebbe impensierito la Renault dello spagnolo. O ancora, il fatto che il pilota debba ringraziare per la vittoria del Campionato del Mondo del 2006 le sfortune di Schumacher. Il tedesco infatti subì un guasto al motore in Giappone mentre era il testa alla corsa e alcune forature in Brasile. Questi episodi misero furori gioco il Kaiser e permisero ad Alonso di portare a casa il titolo iridato.

Il pilota spagnolo avrebbe potuto vincere di più? Probabilmente sì, colpa di alcune scelte di scuderia sbagliate, magari dettate anche dalla fame per i soldi. Tuttavia, non è giusto dimenticare l’immenso talento dell’asturiano, definito da molti come il miglior pilota di questo secolo. Il mastino Alonso ha ancora tanta fame di vittorie ed è alla caccia del suo terzo titolo mondiale, quello che per intenderci proietta i fortunati nella dimensione Senna. Alonso questo lo sa, è consapevole della sua forza e del fatto che abbia ancora tanto da dare, e forse è proprio per questo che non ha ancora smesso.

Kimi Raikkonen

Raikkonen è stato uno dei talenti più puri della sua generazione. Come tanti altri piloti, ha però anche lui i suoi rimpianti. Il mondiale del 2007 è probabilmente arrivato dopo l’apice della sua carriera. Apice, che i più gli attribuiscono esserci stato al volante della sua McLaren MP4-20 con motore V10, che tante gioie ha regalato ai tifosi di Iceman. Kimi è stato sfortunato a perdere il mondiale nel 2003, ma altrettanto fortunato nella lotta a tre con Alonso e Hamilton per il mondiale del 2007, che ha poi visto il finlandese uscirne vincitore. Con il senno di poi molti sostengono avrebbe fatto meglio a lasciare il Circus dopo quell’anno.

Ascoltando coloro che hanno lavorato con lui, diventa subito chiaro come Raikkonen fosse uno dei piloti più naturalmente dotati che abbiano mai gareggiato in F1, con uno stile di guida caratterizzato da una sensibilità unica per la superficie della strada e una leggerezza di tocco con il piede destro tale da rendere superfluo il controllo della trazione. Sulla base di ciò Raikkonen avrebbe potuto avere tutto, ma è stato abbastanza?

Il finlandese ha un cervello diverso dalla maggior parte degli altri piloti e, nel godersi la vita in Formula 1, ha scelto di non sfruttare al massimo il suo immenso talento. Il genio, come si dice, è per l’uno per cento ispirazione e per il novantanove per cento traspirazione. Il fatto che il suo 1% sia ancora sufficiente per assicurargli un posto tra i grandi la dice lunga su Kimi.

Daniel Ricciardo

Molti sostengono che Ricciardo non sarebbe potuto diventare Campione del Mondo, o che comunque se lo fosse diventato, sarebbe stato oscurato velocemente da Verstappen. Forse c’è un briciolo di verità in questa affermazione, ma sminuire così l’australiano non è corretto, poiché significa dimenticare le immense prestazioni degli anni d’oro. In particolare nel 2014 e nel 2016, due anni dominati dalla lotta tra le due Mercedes, ma che hanno visto imporsi Ricciardo come il migliore tra i due piloti Red Bull, scavalcando Sebastian Vettel.

La migliore descrizione dell’australiano ci viene fornita dal giornalista Anthony Rowlinson, che lo paragona a un surfista intento a mantenere la posa, mentre cavalca l’onda. Ma cosa sarebbe successo se Ricciardo, questa posa, l’avesse mantenuta? Quanto lontano lo avrebbe portato l’onda? L’ex red Bull avrà sicuramente avuto le sue buone ragioni per le scelte fatte in carriera, certo è che sicuramente vivrà con un rimpianto l’aver abbandonato Red Bull proprio nel momento in cui questa aveva intrapreso una traiettoria con la Honda che l’avrebbe riportata in alto.

Juan Pablo Montoya

Un singolo momento della sua carriera in Formula 1 riassume tutto quello che c’è da sapere su Juan Pablo Montoya. Ripartenza, Brasile 2001: Schumacher, come sempre, è in testa alla curva S. E poi all’improvviso non lo è più, perché una BMW Williams si affianca all’improvviso all’apice e lo fa finire sullo sporco in uscita. Ecco, quella era proprio la monoposto di Montoya, guidata con tutta la sfacciataggine e pienezza di sè di chi sa di scontrarsi con il più grande di tutti, ma che a differenza degli altri non ha paura di farlo.

Sembrava nella posizione migliore per prendere la testa del serpente al termine di una stagione di debutto. Durante quel campionato ottenne la sua prima vittoria a Monza, ma la Williams rimase almeno mezzo passo indietro rispetto alla Ferrari di Schumacher negli anni successivi e, col senno di poi, lo slancio di Montoya era già rallentato quando passò alla McLaren nel 2005. Soffiato in gran parte da Raikkonen, in una stagione interrotta da un misterioso infortunio, Montoya è uscito silenziosamente dalla porta di servizio a metà del 2006, con appena sette vittorie in totale.

Robert Kubica

Tra i piloti con i rimpianti più grandi non possiamo escludere Kubica. Per capire il talento del polacco, messo ancora troppo spesso in dubbio, sarebbe il caso di lasciare parlare alcuni dei più grandi piloti di Formula 1. Per Alonso era l’avversario più temibile, mentre per Hamilton il pilota con cui non scontrarsi mai in pista. Ecco quanto era bravo. Ecco cosa ha perso lo sport in quel maledetto incidente nei rally del 2011. Negli anni successivi è emerso che Kubica era su una traiettoria probabilmente inarrestabile, avendo firmato un contratto per affiancare Alonso alla Ferrari dal 2012. Se le cose fossero andate diversamente, forse sarebbe arrivato a Maranello già da campione del mondo.

Per molti, il Campionato del Mondo del 2008 sarebbe dovuto andare a Kubica, considerato il migliore in quella stagione. Purtroppo però il pilota fu tradito dalla riluttanza della BMW a cogliere l’attimo, preferendo invece concentrarsi sullo sviluppo della nuova vettura in vista delle modifiche regolamentari del 2009. Memorabile rimane la sua performance a Monaco 2010. La storia probabilmente lo ricorderà come un semplice fenomeno di passaggio, ma nei momenti più intimi Fernando, Lewis e Seb vi diranno quanto è stato bravo.