Zandvoort quanto ci eri mancata! Bilancio post ritorno

Bentornata Zandvoort

© Pirelli Press Area

La Formula 1 di nuovo a Zandvoort. Era l’ora!

Bentornata Zandvoort! Era un’incognita, perché di vicende oscure questa storica pista a pochi metri dalle spiagge sul mar del Nord ne ha vissute tantissime. E invece il circuito olandese ha superato l’esame. La gara è stata noiosa, un po’, ma non senza sorpassi come qualcuno temeva. Chiaro che sul rettilineo dei box non si hanno tutte le possibilità che danno i quasi due chilometri di Baku, o l’allungo alla partenza di Sochi. Per non dire delle autostrade di Bahrein e Abu Dhabi. Ma vuoi mettere il fascino e la difficoltà della curva Tarzan, della rinnovata Hugenholtzboch, della stupenda Schleivak?

Tanto basta per affermare che il ritorno in Olanda della Formula 1 è stato un successo, coronato per il foltissimo pubblico olandese dalla vittoria entusiasmante di Verstappen ai danni di un battagliero Hamilton. E per augurarsi che da queste parti la massima formula 1 continui a fare tappa, a prescindere dai protagonisti della stagione

Le vicissitudini di Zandvoort dagli anni ’50 in poi

Ricchissima, come si può immaginare, la storia di questa pista. Progettata, realizzata e per tanti anni diretta da Hans “John” Hugenholtz (disegnatore anche di Suzuka, Zolder, Jarama e del Motodrom di Hockenheim e scusate se è poco) Zandvoort è stata per anni uno dei banchi di prova più difficili per i piloti della massima formula.

Bentornata Zandvoort
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Se la parte iniziale è rimasta negli anni pressochè invariata, molto sono state invece le modifiche che hanno coinvolto la seconda metà della pista, quella più difficile e anche pericolosa. Chicane per rallentare l’ingresso a curve troppo veloci, eliminazione di interi tratti dove si andava a farfalla aperta hanno solo abbassato di poco le medie orarie, ma non hanno ridimensionato la tendenza medio veloce del circuito.

Poi le morti di Courage e Williamson nei primi anni ’70 e soprattutto le necessità di espansione urbana del vicino paese, considerato “il mare dei cittadini di Amsterdam”, hanno lavorato ai fianchi le aspirazioni degli organizzatori. Zandvoort ha perso la formula 1 dopo l’85, e poi è stata addirittura costretta a cedere dei terreni nella zona Sud del tracciato.

L’abbandono e la rinascita di Zandvoort

Per anni Zandvoort è stata poco più che un kartodromo, poi si è costruito un tratto della pista che sostituisse quello ceduto per fare appartamenti. Un settore lento, ma non privo di difficoltà, tuttavia appena sufficiente per recuperare una lunghezza accettabile.

Bentornata Zandvoort
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Il capolavoro è stato invece realizzato negli ultimi anni. E c’è da andarne orgogliosi. Perchè ad ammodernare la pista è stata un’azienda italiana, la Dromo Circuit Design di Jarno Zaffelli. Il progettista di Reggio Emilia è intervenuto in particolare su due curve, la terza e l’ultima, disegnando due pieghe dal profilo inedito, spettacolari, quasi introvabili sugli altri circuiti.

Zandvoort “made in Italy”: una pista con tanta personalità

L’ultima curva è adesso una parabolica da affrontare in pieno, e lo scopo è evidentemente quello di permettere ai piloti di percorrere il rettilineo dei box ad una velocità superiore. In questo modo la curva Tarzan è tornata ad essere teatro di duelli a ruote fumanti e staccate impiccatissime, con possibiltà di sorpasso anche all’esterno.

Bentornata Zandvoort
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Ma la novità più interessante è stata senz’altro curva 3, la Hugenholtzboch, un tornante sopraelevato con un profilo a pendenza crescente che non si trova su nessuna altra pista. Sin dalle prove i piloti hanno sperimentato traiettorie diverse, e a giudicare dagli errori commessi anche durante la gara viene da pensare che non siano bastati tre giorni per capire quale fosse la migliore. In più questa piega è indubitabilmente spettacolare, e ricorda, unica nel calendario, il famoso Karussell del vecchio Nurburgring, presentando difficoltà che ormai nessuno più era abituato a trovare sulle piste del mondiale.

Promossa o bocciata? Intanto bentornata Zandvoort

Eppure in tanti hanno giudicato noiosa la gara dei Paesi Bassi. L’ordine d’arrivo riflette in buona parte la griglia di partenza, tra i primi non c’è stata gran bagarre, mentre a metà gruppo hanno fatto furore Perez ed Alonso. E allora crediamo che si possa concludere che su questa pista non è così difficile superare. E che per tornare su un circuito così bello si possa anche rinunciare a qualche duello a base di DRS.

Promossa, a pieni voti quindi. Se la Formula 1 non va bene a Zandvoort allora è sbagliata la Formula 1, non è sbagliata Zandvoort. Per chi non la pensa così ci sono decine di Tilokodromi sparsi per il mondo…e buon divertimento.