Bottas: "Buona posizione di partenza. Tutto è ancora aperto"

Credits: Mercedes Twitter

Nonostante un avversario dalle doti ben conosciute e un’ape nel casco, Valtteri Bottas risorge. E, vivaddio, lo aspettavamo un po’ tutti. Come si può avere la stessa vettura di un campione del mondo e non metterci un po’ d’amor proprio per provare a insidiarlo?

E invece in Russia, terra cara a James Bond, guarda caso un altro inglese, la missione è riuscita. Bottas è scattato bene in partenza scavalcando Verstappen, è andato poi in testa e ha beneficiato appieno del black-out del compagno, punito due volte per aver provato la partenza dalle piazzole sbagliate. Dieci secondi, due punti sulla patente, e con altri due rischierà la squalifica. E’ umano. E non dite che non lo penalizzano eh…

GOMMA INFELICE?

Hamilton che rinvia il record di vittorie in Formula 1 che appartiene a Schumacher (91), ma comunque terzo, dopo aver sfilato una ad una le vetture che lo precedevano una volta rientrato in pista, dopo che i meccanici per dieci secondi non hanno potuto mettere mano alla sua Mercedes. La gomma soft iniziale non è stata forse una gran mossa, e il gradino più basso del podio arriva dietro a chi montava medie e dure. Bottas risorge, dunque, filando via bello tranquillo mentre il compagno si lamenta sia della penalità (regolamento da studiare un po’ meglio, no Lewis?) ma soprattutto della sua squadra, che lo fa fermare troppo “early”, seppur anche la decisione dei commissari sia arrivata almeno con quaranta minuti di ritardo.

Ci voleva per Bottas, che aveva inanellato mezzi disastri uno dietro l’altro, con partenze da assonnato cronico e anche un po’ di sfortuna, per la verità, dopo la vittoria inaugurale in Austria che aveva fatto presagire un minimo di duello con quello là. Questo successo non servirà a riaprire il Mondiale, ma è una iniezione di fiducia di cui il nostro aveva bisogno. Verstappen si è messo in mezzo, ma non ha mai avvicinato il rivale, mentre da segnalare un bravissimo Sergio Perez: dopo essersi lamentato che la scuderia ignora le sue opinioni nelle decisioni da prendere, e il suo compagno di squadra Stroll (ventesimo al traguardo) va a muro toccato da Leclerc, ecccolo parlare sul campo. Quarto posto e il tentativo di lasciare un po’ di rimpianti oltre al sedile di guida che passerà a Vettel.

“V” DI VETTEL? NO, DI VILLENEUVE

Già, Vettel. Jacques Villeneuve, che inizia sempre per “V” ma non corre più, non le ha mandate a dire e lo ha difeso a spada tratta nel post gara di Sky. “E’ colpa dei tifosi e di voi giornalisti: è stato demolito subito, ed è stato esaltato immediatamente Leclerc. E’ stato uno sbaglio”. Personalmente, concordo: molti ferraristi lo hanno immediatamente incolpato pure se pioveva, e solo nelle ultime settimane si sono resi ben conto che con una macchina del genere, così raffazzonata e sbagliata, di più non si può fare. E’ andato a muro sabato, vero, e crediamo più per colpe sue che per la macchina: ma quell’immagine in cui si raccoglie l’alettone come un bambino al quale hanno rotto il giocattolo, resta emblematica.

Personalmente però non ho mai dato direttiva a nessuno dei nostri collaboratori di sparare né su Vettel né su qualsiasi altro pilota, per cui grazie Jacques, ma la cosa non ci riguarda. Perché prendere di mira le persone, seppur ricche e famose, non è nel nostro stile. Coraggio Seb, tra poco è finita, come Fantozzi dice alla moglie Pina durante una agghiacciante partita di biliardo con il suo capo ufficio. Anzi, addirittura, su un circuito dove erano previste nuove disgrazie per la Rossa, non è nemmeno andata malaccio, col sesto posto del monegasco e il tredicesimo del tedesco. E questo forse dà l’idea della mediocrità raggiunta in casa Ferrari.

A proposito di record, è stata anche la domenica di Raikkonen: partenza numero 323 per il finlandese, ultimo campione del mondo a Maranello. Ha eguagliato il record di Barrichello, nonostante partisse mestamente ultimo: è arrivato quattordicesimo, e questo in fondo è un bene. Con l’intenzione di prendere il largo: pare non abbia per nulla voglia di abbandonare il circus.