Alex Caffi a F1world: “Verstappen solo e senza rivali”
Alex Caffi, dall'”investitura” di Senna al podio sfiorato: la seconda parte dell’intervista all’ex pilota del Circus
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Alex Caffi, campione del GT francese nel 2002, GT2 nel 2006 e del Monaco Gran Prix Historique nonché ex pilota di Formula 1 a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Un volto noto dell’automobilismo italiano e una figura di riferimento per capire appieno il mondo del motorsport nella sua era Verstappen. Alex ci ha raccontato, nella prima parte della nostra intervista che trovate qui, aneddoti sulla sua carriera e sul mondo del Circus toccando anche temi che “hanno lasciato il segno”…come gli incidenti.
Io volevo chiederti di un incidente un pochino più particolare, ossia a Phoenix nell’89. Tu stavi andando vicino al podio. Com’è stato ritrovarsi in un incidente col compagno di squadra doppiato? Come l’hai vissuta?
Quello è stato sicuramente un fatto non molto simpatico, anche perché è stata una delle mie migliori qualifiche e delle mie migliori gare fino a quel momento. Ero partito in sesta posizione, in terza fila, tra l’altro davanti anche alle Ferrari, le macchine più blasonate della griglia. L’89 è stata veramente una bellissima stagione e li era una grande opportunità perché i circuiti cittadini mi sono sempre piaciuti. La nostra vettura andava molto bene sui circuiti cittadini perché aveva questa caratteristica di avere una trazione molto migliore rispetto a tante altre vetture. Riusciva ad esprimersi bene su questa tipologia di piste.
Quindi contavo molto di fare una bella gara e stava andando tutto bene fino a quando ho incontrato il mio compagno di squadra, che era doppiato tra l’altro. Ma sai, è stata forse un’incomprensione, credo almeno. Così io lo vedo, perché lui si era leggermente allargato, pensavo mi avesse visto, pensavo gli avessero segnalato la mia presenza. Ma sai, le comunicazioni per box non erano propriamente come quelle di oggi, perché a volte riuscivi a sentire il box solo sul rettilineo principale, in un paio di curve, poi per il resto si perdeva, non c’era comunicazione diretta.
Lui invece ha chiuso come se non ci fosse nessuno e c’è stato il contatto. Ho perso l’opportunità di poter fare un podio perché fino a un certo punto della gara ero secondo dietro a Prost, perché si era ritirato Senna. Era una grande opportunità. Poi la fatalità vuole che la gara dopo, in Canada, pioveva. Ho fatto un punto e sono arrivato sesto mentre lui ha raggiunto il terzo posto.
Prima abbiamo citato Senna, il prossimo primo maggio saranno 30 anni esatti dalla sua scomparsa. Ci puoi raccontare un aneddoto su di lui o qualcosa che ti è rimasto impresso?
C’erano tantissimi nomi all’epoca, da Piqué a Mansell per esempio. Ma Senna era sicuramente nell’immaginario di tutti anche purtroppo per la fine che ha fatto. Lui è rimasto con quest’aura ormai di mito o di leggenda come si vuole intendere giustamente perché comunque è stato un pilota molto forte sicuramente. Una personalità anche particolare che comunque ha caratterizzato quegli anni, anche per questo suo impegno, se vogliamo, sociale, religioso, mettiamola come vogliamo, è sempre stato molto presente nel suo Paese: il Brasile. Sicuramente un grandissimo pilota, questo ormai lo sappiamo tutti.
Rapporti veri non ne ho avuti, se non la prima volta, quando io ero al mio primo Grand Prix, che racconto sempre, ma che non è capitato solo a me ma è capitato anche a tanti altri piloti che disputavano il loro primo Gran Premio. Questo probabilmente dà il senso anche della misura di sensibilità nei confronti dei giovani piloti che arrivavano, forse anche dovuto al fatto che lui stesso quando arrivò in Formula 1 non venne accettato subito, diciamo, di buon grado. Però è poi riuscito naturalmente a ritagliarsi un posto che forse è il più importante in questo momento.
L’aneddoto è quello del briefing di Monza del 1986, al mio primo Gran Premio. Io sono entrato nella stanza, mi sono seduto un po’ in fondo, perché sai, a scuola ti metti negli ultimi banchi sperando di non essere interrogato, no? E appunto sentivo qualcuno che mi batteva sulla spalla, mi sono girato e lui mi ha dato la mano e mi ha chiesto se ero nuovo. Gli ho detto: “Sì, sono Alex” e lui mi ha dato il benvenuto in Formula 1 e poi se n’è andato. Quindi è una cosa molto semplice.
Apparentemente magari anche senza grande significato, perché invece per me ne ho avuto tantissimo, perché per un ragazzino di 22 anni che sognava quel mondo da sempre, ritrovarsi poi tra l’altro in quel contesto e dire accolto da quello che sarebbe diventato il più grande pilota di tutti i tempi, è una cosa che resterà sempre nei miei ricordi. Insomma, era come un po’ un’investitura ufficiale. Ti dici: sei un pilota di Formula 1 adesso.
Negli anni in cui hai corso tu, le lotte mondiali sono quasi sempre state in bilico, non dico fino all’ultimo, comunque sono state abbastanza accese.
Alex, cosa ne pensi invece di questa Formula 1 con il dominio di Verstappen ?
Allora, è molto semplice. Analizziamo freddamente fino a che, andando indietro un attimino negli anni, torniamo al dominio Mercedes. Quando durante il dominio Mercedes ci sono stati Hamilton e Rosberg è stato comunque un campionato bellissimo. La lotta interna tra loro fino all’ultimo ci metteva in una situazione in cui non si sapeva chi poteva vincere.
Ed era uguale, se vai poi indietro ancora di più, ai miei anni, dove c’era comunque un dominio McLaren, perché alla fine l’89-90, cioè tutte le gare o quasi, sono state vinte da McLaren. La differenza era che avevano il buon senso i team di allora, in questo caso la McLaren, di avere due piloti forti nello stesso team, quindi a giocarsi il mondiale fra di loro. Perché alla fine se ci fosse stato solo Senna su una vettura ci sarebbe stato esattamente quello che sta accadendo oggi.
Il problema è che da Hamilton-Rosberg in poi, vuoi per una tranquillità interna dei team, vuoi per delle scelte che comunque hanno voluto fare in questo senso, si è sempre privilegiato avere un pilota numero uno e il secondo che fa un po’ da spalla. Hamilton ha avuto Bottas, Verstappen oggi ha Perez, quindi è impossibile vedere una lotta. Forse con un Leclerc-Hamilton, la Ferrari sarà una bella sfida da vedere. Ma finché terranno sempre un pilota forte e l’altro al secondo gradino, chiamiamolo così, non ci sarà mai una lotta perché c’è una macchina che è predominante e basta.
C’è sempre stato, all’epoca c’era McLaren appunto. Poi dopo è arrivata l’epoca della Williams, poi ancora l’epoca Red Bull con Vettel, poi Mercedes e ora è tornata la Red Bull. L’importante è avere due piloti forti nel team, allora vedremo delle belle gare. Se ne resta solo uno farà incetta di vittorie e soprattutto di record, come ha fatto Hamilton nei dieci anni della Mercedes quando era da solo con Bottas che gli copriva le spalle. Quindi lo stesso sta facendo Verstappen. Perez è anche più evidente di Bottas.
E ti faccio un’ultima domanda bruciapelo, per la tua esperienza: Formula 1 o GT?
Nonostante questa Formula 1 che non mi piace tantissimo…sempre Formula 1. Perché comunque sono legato alla mia epoca. Non sminuisco nessuno perché non mi permetto di dar giudizio però quello di oggi è un altro sport rispetto a quello che facevamo. Il nostro era un altro sport rispetto a quello che facevano negli Anni 50-60. È più legato alla tecnologia e all’evoluzione rispetto a tutti gli altri.
Quindi è quello che ha delle innovazioni esponenzialmente più grandi rispetto a qualsiasi altro sport al mondo. E difatti i cambiamenti li vedi in pochi decenni, cosa che non accade in tutti gli altri sport. Però la Formula 1 sarà e resterà sempre la regina, diciamo, del motorsport. Finché non arriverà il giorno che toglieranno il pilota. Forse arriveranno a correre dai box col telecomando. Tutto sommato è sempre un bellissimo spettacolo e le sensazioni nel guidare una Formula 1 non te le dà nessuna GT, nessuna supercar… nessuna!
Cogliamo ancora l’occasione per ringraziare Alex Caffi per averci dedicato il suo tempo con questa intervista e vi ricordiamo di recuperare la prima parte dell’articolo o direttamente l’intervista sul nostro canale YouTube F1World e vi ricordiamo che Max tornerà alla carica questa domenica con il GP di Australia. Alex Caffi ci ha visto giusto su Verstappen e Perez?