30 anni senza Senna: il suo ricordo sfida il tempo che passa

30 anni senza Senna

© Ayrton Senna Website

Sono trascorsi già 30 anni da quel tragico weekend che ha fatto da spartiacque tra la Formula 1 di quei tempi e quella moderna: il ricordo di Ayrton Senna è più vivo che mai

Quel weekend sconcertante non entra soltanto nei nostri pensieri, ma sembra quasi un martello pneumatico nel nostro cervello, che incessantemente si chiede soltanto perché. Perché si prova lo stesso straziante dolore nonostante siano trascorsi ben 30 anni dalla morte di Senna? Perché i tragici ricordi non smettono di bussare alla nostra porta? Potrei elencare una miriade di motivi, ma la verità è che il tempo non scalfisce nulla. Ayrton Senna è stato capace di trasmettere un qualcosa di così misticamente eterno, che potranno trascorrere anche 100 anni, ma questa data farà sempre dannatamente male.

Non è la morte ad averlo reso leggenda, come molti credono. Non è ciò che ce l’ha strappato via a renderlo immortale. Mi rifiuto di pensare che un evento così tragico l’abbia reso eterno. Ayrton Senna incredibilmente speciale lo è sempre stato, ed ecco perché dopo 30 anni si è qui a omaggiarlo. Ma bastava guardarlo negli occhi per capirlo, in quei dannati occhi, dove vi era un mondo, il suo mondo. Un mondo di cui sentiva terribilmente il peso e la malinconia che gli si leggeva spesso nello sguardo ne era la più cruente testimone. Un qualcosa di mistico l’avvolgeva e continua a renderlo incredibilmente interessante.

Ma abbiamo imparato ad amarlo cercando di cogliere tutte le sue sfumature. Anche quelle più impercettibili, ci spingono e ci rendono smaniosi di sapere chi in realtà fosse Senna, nonostante i suoi silenzi. Appariva schivo e timido fuori la pista, mentre ogni qual volta che abbassava la visiera del casco diventava spietato e senza scrupoli. Sembrava quasi che avesse una doppia personalità, l’Ayrton uomo era così discordante dal Senna pilota. Eppure questo mix così esplosivo l’ha fatto avvicinare più che mai, non solo alle generazioni future, ma persino ai non appassionati di Formula 1.

Dall’approdo in Formula 1…

Nessuno, all’inizio della stagione del 1984, diede alla Toleman alcuna possibilità di vittoria, o persino di ottenere il podio nella massima categoria del Motorsport. In realtà non c’è da stupirsi, dato che si trattava di una squadra modesta che iniziò il suo viaggio in Formula 1, soltanto nel 1981. Ma Ayrton si prese la responsabilità di ribaltare qualsiasi pronostico. A Monaco, sotto un diluvio torrenziale, si è reso protagonista di una rimonta eccezionale, partendo dal 13esimo posto e ottenendo il secondo.

La sospensione della gara per le condizioni meteo avverse gli ha precluso la possibilità di vincere e la vittoria fu di Alain Prost. Ma il brasiliano mostrò un talento cristallino e una padronanza di guida per le stradine del Principato, che certo non si addicevano a un debuttante. Sin da subito ha mostrato la stoffa del veterano. Successivamente ottenne altri due podi in Gran Bretagna e Portogallo. Sono stati gli unici tre podi per il team Toleman in tutta la sua storia nel Circus.

La prima vittoria in Formula 1 arrivò con la pioggia e con il passaggio alla Lotus. Nella sua seconda gara con il team, al Gran Premio del Portogallo del 1985, Ayrton mostrò un ritmo incredibile, doppiando tutta la griglia, eccetto il secondo classificato che era a oltre un minuto di distanza: Michele Alboreto. Anche con una vettura non altamente performante, il brasiliano riusciva a fare risultato e a rendersi protagonista di battaglie memorabili. Nel 1986 nonostante sei ritiri, ha ottenuto il quarto posto nel mondiale piloti con otto pole, otto podi e due vittorie.

Nel 1987 invece, con una Williams inarrivabile, fu l’unico a lottare con Mansell e Piquet. Ottenne il terzo posto nella classifica generale e vinse a Monaco, Detroit e salì sul podio a Monza. Questa fu l’ultima stagione con la Lotus, prima del passaggio in McLaren motorizzata Honda. La drastica superiorità della monoposto rispetto ai rivali, consente a Senna di esaltare incredibilmente il suo talento e nel 1988 ottiene il primo iridato della carriera a Suzuka. Ma la lotta per il titolo è intensa e da il via alla storica rivalità con Alain Prost, perché si sa, che due galli in un pollaio non possono coesistere.

… all’intensa rivalità con Prost

Il francese è un veterano ed esperto campione, invece Ayrton è il giovane brillante che vuole spodestarlo, perciò non mancarono le infinite polemiche e i litigi. Basti pensare che lo stesso Jo Ramírez ha persino affermato che la stagione 2007 e tutto il caos derivante dalla rivalità tra Fernando Alonso e Lewis Hamilton è stato ben poca roba, rispetto alla rivalità tra Senna e Prost. Il brasiliano infatti ha mostrato una forte personalità, non piegandosi alla pressione, ma affrontando il suo compagno di squadra con tenacia e ferocia per raggiungere il vertice di questo sport.

Nel GP del Giappone del 1989 la rivalità raggiunse l’apice massimo, infatti al 46esimo giro, Senna attaccò Prost, che chiuse la traiettoria. Entrambi finirono fuori pista e il francese convinto di aver vinto l’iridato scese dalla vettura. Senna invece ripartì e vinse quella gara in rimonta. Il brasiliano però fu squalificato per essere stato aiutato dai commissari. Prost divenne così campione del mondo, ma tale decisione portò scompiglio e polemiche. La squalifica del brasiliano provocò un vero e proprio uragano tra lui e il presidente della FISA, Jean-Marie Balestre.

Il caso era sul punto di concludersi con l’uscita di Senna dal Circus, ma l’anno successivo, sempre a Suzuka, la vendetta fu inevitabile. Nel 1990 Prost approdò in Ferrari e a due gare dalla fine della stagione, il brasiliano guidava il campionato con 9 punti di distacco dal francese. A Suzuka, al via, Prost prese il comando e mentre alla prima curva cercava di impostare la traiettoria, Senna lo speronò a oltre 270km/h, ottenendo così l’iridato per la seconda volta in carriera. Giustizia era stata fatta? Il brasiliano era così, meravigliosamente indomabile.

 

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La nascita del mito

Era capace di portare una vettura di Formula 1 alla vittoria, seppur con il cambio bloccato in sesta marcia come accadde in Brasile nel 1991 o addirittura, effettuare quello che probabilmente è il miglior primo giro nella storia delle corse, come accadde sotto il diluvio, a Donington nel 1993. Ma basti pensare anche al leggendario giro di qualifica a Monaco nel 1988, quando rifilò quasi un secondo e mezzo a Prost. Ma Ayrton non era speciale soltanto come pilota, ma anche come uomo. Nel 1992, infatti ha rischiato la vita per salvare quella del collega Erik Comas. Il brasiliano è sceso dalla monoposto in una zona ad alta velocità come Blanchimont, sul circuito di Spa-Francorchamps, per spegnere il motore della Ligier ed evitare una tragedia.

Questi motivi, ma anche molti altri hanno forgiato la leggenda di Ayrton Senna. Il brasiliano ha regalato spettacolo in pista lottando con piloti del calibro di Alain Prost, Nigel Mansell, Nelson Piquet, Niki Lauda e Michael Schumacher. Ma anche al di fuori della pista ha lasciato il segno. Ha sempre aiutato il suo Brasile, senza farsi mai alcuna pubblicità, perché ciò di cui gli importava veramente era dare un aiuto concreto, per poter cambiare, almeno in parte le cose.

“Non potrai mai cambiare il mondo da solo. Però puoi dare il tuo contributo per cambiarne un pezzetto. Quello che faccio davvero io per la povertà non lo dirò mai. La Formula 1 è ben misera cosa dinnanzi a questa tragedia”. Tali parole, pronunciate da colui che amava il Circus in modo viscerale tuonano quasi come una sentenza. Ma lasciano trasparire quanto la concretezza fosse più importante di qualsiasi momento di notorietà. Quanto il suo gran cuore potesse essere più immenso di tutto. Un’immensità che riecheggia, specialmente quando si ha la fortuna di poter intervistare chi ha vissuto in quel periodo, come Elena Penazzi, Assessora all’Autodromo di Imola, che ci ha raccontato “il suo” Ayrton Senna.

30 anni senza Senna, eppure continua a essere fonte d’ispirazione

Quel Gran Premio di Imola del 1994 fu drammatico per il mondo dei motori. Il cattivo presagio si manifestò già con il terribile incidente di Rubens Barrichello che, fortunatamente, non ebbe conseguenze tragiche. Roland Ratzenberger e Ayrton Senna non hanno avuto la stessa fortuna. Tutti avremmo voluto un epilogo diverso per entrambi. Tutti avremmo voluto che il brasiliano avesse accettato l’invito del grande Sid Watkins ad andare a pescare quel giorno, anziché gareggiare. La triste verità è che quel weekend degli orrori ha cambiato per sempre il Circus, facendo appunto da spartiacque tra la Formula 1 dell’epoca e quella moderna.

Ma le imprese eroiche dell’eterno brasiliano continueranno a vivere e a tramandarsi di generazione in generazione. L’ennesima sfida, Senna la sta vincendo proprio contro il tempo che inesorabilmente passa, perché a distanza di 30 anni dalla sua morte, lui è più vivo che mai e continua ad appassionare e ispirare persone di tutte le età. Diversi sono i film e i documentari realizzati, come i libri scritti, anche da chi non era ancora nato quando è morto. Un esempio lampante è Giulia Toninelli, giornalista e autrice del libro “Ayrton Senna. Occhi feroci, occhi bambini” che abbiamo avuto il piacere di intervistare ieri. Ma questo è ciò che riescono a creare le leggende, un filo conduttore e indistruttibile che sfida l’eternità.

 

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