Analisi della redazioneFormula 1Gran Premio Arabia Saudita

Viva Max, viva Lewis: non seppelliamo sotto le polemiche un duello da Re

“Arabia inaudita”? Può darsi, ma poi siamo sempre lì a palpitare. Quel che conta sarà l’epilogo da brividi di un Mondiale fantastico

Lewis e Max, appaiati come Regazzoni e Fittipaldi nel 1974 alla vigilia dell’ultima corsa. Un meraviglioso corpo a corpo di cui la Formula 1 aveva bisogno, finalmente

Non rinnego che dopo Usa e Messico avevo consacrato Verstappen come futuro campione del mondo. Lo sarà, magari domenica prossima ad Abu Dhabi, o altrimenti più avanti. Ma avevo anche sostenuto che ritenere Hamilton sconfitto sarebbe stato il più grande errore possibile. E di fatti dal -19 di qualche settimana fa, il sette volte campione del mondo ha azzerato lo svantaggio e negli Emirati Arabi è come se si ripartisse dalla prima gara del campionato.

MASI CONTROVERSO, IL PUBBLICO DI PIU’

Questa premessa è d’obbligo per spiegare anche il balletto infinito avvenuto tra i muri di Jeddah. Nemmeno le più storiche telenovelas della tv argentina avrebbero potuto diramare un tardo pomeriggio così caotico e raffazzonato come quello della gara d’esordio dello stato arabo. L’ingerenza delle penalità e delle investigazioni è storia nota, e molto, troppo invasiva.

E qua, vado di sciabola, ma non contro Masi, che pur qualche spiegazione ce la deve (quattro virtual safety car, due bandiere rosse di cui una discutibile, tre partenze), o contro i marshall e chi per loro (ma è possibile essere così rintronati quando c’è da togliere di mezzo pericolosi rottami dall’asfalto?), ma soprattutto contro chi comunque grida all’ennesima “vergogna”, alla “Formula 1 di una volta…”, e minaccia di “allontanarsi da questo sport”. Ecco, siate gentili, fatemi un favore: se non volete più seguirlo ben liberi di farlo, ma fatelo. 

DUE NUMERI UNO

E invece come al solito restano chiacchiere al vento, la consueta indignazione del momento. Salvo poi essere tutti lì davanti alla tv alla gara successiva. E ci mancherebbe che non sarà così anche stavolta, quando Lewis e Max il 12 dicembre si giocheranno il titolo, al termine di una stagione che ha regalato di tutto tranne la noia. Ci sarà tempo per i bilanci, per snocciolare tutti i significati di questa annata, ma per ora, di grazia, godiamoci tutto questo. Un duello fantastico, tra due piloti che si fatica a distinguere per determinazione, meticolosità, lingua lunga e tante altre cose. Un duello rude, come lo furono quelli del passato. Senza scomodare paragoni, ma restando in tema di traiettorie, Verstappen-Hamilton è nella scia di Senna-Prost. 

Soltanto nel ’74 due piloti si sono giocati il titolo a pari punti all’ultima gara: a Watkins Glen vinse Emerson Fittipaldi, il leggendario brasiliano in sella alla McLaren, gettando nello sconforto lo svizzero della Ferrari. I giunti in gomma nelle sospensioni della sua Rossa facevano le bizze, danneggiando i pneumatici e costringendo Clay alla resa. Ecco l’unico riferimento alla “Formula 1 di una volta”, ben più romantica e “calda” di quella odierna, ma pur sempre rischiosa e altrettanto controversa in quanto a battaglie in pista e soprattutto fuori. Per il resto, teniamoci questo duello, inebriante, bellissimo e impronosticabile: era quello che tutti da anni chiedevamo. Ora che ce l’abbiamo in mano, trattiamolo con cura. 

 

Stefano Ravaglia

Stefano Ravaglia nasce a Ravenna nel 1985. Giornalista pubblicista, appassionato di calcio e della sua storia, ha seguito il Milan quasi dovunque in Italia e in Europa e collabora con la testata online "Europa Calcio". Appassionato in particolar modo di calcio inglese, tesserato al Liverpool Italian Branch, si occupa anche di Formula 1.

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