VIDEO – Luca Dal Monte: “Belli e dannati” molto più che saggistica

Luca Dal Monte racconta a F1world il suo libro - Belli e dannati

Classe 1963, giornalista prima, capoufficio stampa nelle maggiori case automobilistiche nel mentre, scrittore infine: Luca Dal Monte ha saputo conciliare la sua attività lavorativa con un grande interesse, quello dei motori. E lo ha fatto nel corso degli ultimi anni prendendo carta e penna e scrivendo diversi libri, tra cui Ferrari Rex, il suo più grande successo, dove descrive e scinde l’uomo Enzo Ferrari dai suoi successi sportivi. Da qualche mese è uscita la sua ultima “fatica”, Belli e dannati. Che cosa è ce lo spiega lui stesso.

“È uno dei libri ai quali sono più sono più legato, perché si parla di narrativa quindi non saggistica come faccio di solito. Sono 14 racconti dove io parto da fatti realmente accaduti. E poi faccio quello che non posso fare quando scrivo di saggistica, dove tutto deve essere documentato, invece qui decido io dove portare la storia, che è un esercizio secondo me molto bello perché ti permette chiaramente quella libertà che per l’appunto la saggistica non ti dà.”

Ci tengo a fare i complimenti perché ho notato uno stile di narrativa molto dolce, nel senso riesci a portare il lettore dall’inizio alla fine della del racconto senza impegni.

“Riguardo all’opera in realtà devi dare un senso a tutto quello che hai raccolto e poi c’è la parte fondamentale in un libro che è la scrittura. Belli e dannati sono storie dedicati agli anni ruggenti: gli anni ’70 e gli anni sessanta sono tra gli anni probabilmente più belli proprio perché c’era la possibilità concreta che pilota non tornasse a casa, e se tu parli con il sopravvissuto di quell’epoca ti dicono che quello era la parte del fascino, non solo da parte gli spettatori ma anche da parte dei piloti stessi.”

Ai piloti non importava tanto il guadagno in quanto tale gli importava molto lo stile di vita perché sapevano che la vita stessa era appesa ad un filo. Poteva diventare anche un libro pesante, quindi quello che ho cercato di fare è stato di alleggerire i racconti senza renderli gravosi proprio da un punto di vista della scrittura. Belli e dannati fotografa un’epoca, però questi racconti funzionerebbero anche se i nomi fossero fittizi.”

Come è nata l’idea di fare questa raccolta che scinde realtà e immaginazione? Quale pilota ti ha ispirato di più nei tuoi racconti?

È nato quando io ho scritto Ferrari Rex, il primo racconto che ho scritto te lo posso dire e quello che si intitola “Il vecchio“, sostanzialmente dedicato nel paio d’ore successive all’incidente di Niki Lauda al Nurburgring, che peraltro non descrivo, ma quello che mi aveva affascinato quando avevo fatto le ricerche e ho parlato con le persone che erano state con Ferrari, era proprio la reazione che Enzo Ferrari ebbe quel pomeriggio, quando a un certo punto Daniele Audetto gli dice che Niki è in fin di vita e di lasciarlo lì in ospedale contattando Emerson Fittipaldi per sostituirlo. È pazzesco se ci pensate.”

Nel tuo libro “Belli e dannati” non hai parlato solo di piloti famosi, hai dato voce a persone meno conosciute, ce ne vuoi raccontare uno?

“C’è per esempio la storia di Roger Williamson, che era alla sua seconda gara di Formula 1 dopo che due settimane prima di fatto non era riuscito che a compiere un giro quindi arriva a Zandvoort, che era un circuito terribile all’epoca. L’ho voluto raccontare perché innanzitutto quella è la seconda gara di Formula 1 che abbia mai visto in vita mia. La prima era la quale due settimane prima dove Scheckter si era girato a Silverstone e poi era anche costata di fatto la fine della carriera di un bravissimo pilota italiano, Andrea De Adamich.”

” In Olanda forse è stato l’episodio più squallido nella storia della Formula 1, è vero che la sensibilità era molto diversa i piloti continuavano a correre che era una cosa normale all’epoca.

Cerco di spiegare quella situazione non raccontando dal suo punto di vista o dal punto di vista dell’incidente, come hai visto cerco sempre di scegliere un personaggio che a volte non è magari neanche centrale alla storia, racconto attraverso un personaggio fittizio di questo giornalista inglese del giornale della città dove Williamson era nato e va a seguire la gara, perciò lo racconto in terza persona. Questo mi dà il modo di essere il meno melodrammatico possibile.”

Qual è l’epoca dellaFormula 1 che ti entusiasma di più?

“Sicuramente gli anni ’70 che ho vissuto sulla mia pelle. Da appassionato io dico sempre ogni tanto a mio fratello: “Pensa se potessimo rivedere oggi la corsa della stagione 75-76 con le miriadi di telecamere che ci sono oggi camera car e i collegamenti di Valsecchi e Masolin dai box!”

Fortunatamente per voi siete così giovani da non ricordare queste cose, ma la Rai aveva un palinsesto striminzito, e verso alla fine degli anni ’80 le prove in diretta coincidevano con il telegiornale delle 14, quindi sul più bello, cioè alle 13:58 la Rai toglieva il collegamento!”

Ci sono altre opere in cantiere?

“Tante cose in cantiere certamente, alcune di queste non ne posso parlare. C’è in ballo un seguito di Belli e Dannati, con altri 14 racconti, sempre ambientati negli anni ’70 con altri piloti protagonisti, come per esempio Peterson e Fittipaldi, ma non posso aggiungere altro.”

Il video integrale dell’intervista