Vanzini a F1world: “Hamilton due volte vicino alla Ferrari…”

Vanzini Hamilton Ferrari

Credits: Sportal

Carlo Vanzini, voce della Formula 1 su Sky, è intervenuto nell’ultima delle nostre dirette. Tanti gli argomenti toccati nell’intervista, con una stagione che ad ogni gara regala spunti di discussione

Gli Stati Uniti hanno sempre visto la Formula 1 con un certo scetticismo. Eppure, in questo momento, anche in America si registra una grande popolarità. Come mai?
“Certamente ha contribuito Drive To Survive, la serie Netflix che in America ha avuto un grande successo. Poi il prodotto è cambiato, la proprietà di Liberty Media è statunitense, e si è dimostrata molto brava a livello commerciale e comunicativo, con il merito di aver fatto riavvicinare tanti giovani a questo sport. A Miami ho visto un’atmosfera simile a quella delle partite di basket o di football: per gli spettatori la gara della domenica era la ciliegina. La torta invece era l’evento in sè, cominciato già giorni prima con tante attività nella città”.

Molti puristi sostengono che il prezzo da pagare per questa ritrovata popolarità sia stato il venir meno di alcune caratteristiche tipiche dello spirito della Formula 1. C’è davvero questa ambivalenza?
“Sicuramente. Se fosse per questa proprietà probabilmente si andrebbe verso il monomarca, con tutti i piloti che gareggiano con la stessa vettura. Questo andrebbe totalmente contro allo spirito della Formula 1, della competizione, e dello sviluppo tecnologico. Però contro allo spirito della Formula 1 si è andati anche quando, per ragioni economiche, si è stati costretti ad introdurre delle limitazioni ai test, con il congelamento dei motori e l’avvento del budget cap. Però le cose cambiano, e dobbiamo accettarlo. Da quando abbiamo cominciato con Sky siamo riusciti ad abbassare di circa 20 anni l’età media del pubblico che ci segue. Per noi è un risultato fantastico.”

FERRARI E RED BULL, IL MONDIALE PASSA DAGLI SVILUPPI

“Siamo di fronte a macchine molto diverse: la Ferrari ha più carico aerodinamico, la Red Bull è più efficiente sul dritto. Questo crea delle gerarchie molto variabili, che possono cambiare da pista a pista. A Miami c’era un gap di circa due decimi, ma la vera differenza l’ha fatta Verstappen, che è un pilota straordinario, e lo ha dimostrato già dalla partenza, quando ha sorpreso Sainz. Ai ferraristi dico di stare tranquilli, di non fare drammi, di non passare da un’estremo all’altro. In fin dei conti quando sei deluso per un secondo e un terzo posto vuol dire che sei sulla strada giusta…”

E la Mercedes? Già costretti a prepararsi per il 2023?
“Mercedes deve ancora capire se la filosofia della monoposto è quella giusta. Perchè solo a quel punto puoi indirizzare lo sviluppo e capire se insistere su questa stagione o concentrarsi già sull’anno prossimo. Per il Mondiale non è mai tardi. Certo, recuperare otto decimi è piuttosto dura. Ma non mi stupirei se riuscissero. In fin dei conti parliamo di un team che ha grandi risorse e siamo ancora all’alba di una nuova era per la Formula 1. Tutti hanno ancora dei grossi margini di miglioramento e probabilmente nessuno sa fino a dove potrà arrivare nel corso della stagione”.

HAMILTON E LA FERRARI: SONO MAI STATI VICINI?

“Due volte, nel 2017 e nel 2019. Hamilton ha chiesto 50 milioni, e questo era forse il minore dei problemi. Però ha anche richiesto una serie di persone che voleva con lui a Maranello troppo lunga per poter essere soddisfatta. Tra l’altro quello era un momento particolare, perchè Ferrari aveva Vettel e non era semplice rinunciare a cuor leggere ad un quattro volte campione del mondo. Lewis ha scelto quindi di spostare a vita il progetto della Mercedes, e i risultati si son visti. Perchè io credo che, a piloti invertiti, almeno uno dei due mondiali tra il 2017 e il 2018 sarebbe finito a Maranello. A questo punto è molto complicato, probabilmente non lo vedremo mai, però non cambia nulla. Senna diceva che un grande pilota diventa tale o guidando per la Ferrari, o battendo la Ferrari. Sia Ayrton che Lewis hanno portato a termine la seconda opzione”.

Il momento più brutto e più bello da cronista a seguito della Formula 1?
“Più brutto sicuramente gli incidenti fatali di Jules Bianchi e Dan Wheldon. Non vorresti mai raccontare la morte quando stai facendo il tuo lavoro. Più bello quando ho debuttato in Argentina nel 1998 come radiocronista e poi come telecronista a Silverstone nel 2007. Sono molto orgoglioso di quello che faccio, di quello che sono, anche se ovviamente non posso piacere a tutti. Cerco di raccontare la Formula 1 con la stessa passione con cui da bambino andavo in autodromo in mezzo al fango delle tribune vedere i miei eroi. Noi siamo gli occhi dei nostri abbonati. E quando andiamo in pista lo facciamo pe loro. Facciamo il nostro lavoro, cerchiamo di farlo nel migliore dei modi, e ci rende felici vedere tutto l’affetto che il pubblico ci regala“.

Ricordiamo che tutta la diretta con Carlo Vanzini e tutte le sue parole, potrete rivederla e ascoltarla sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale Youtube.

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