Credits: RedBull
Mai come quest’anno è impresa ardua andare a scegliere i migliori momenti della stagione. Il 2021 della Formula 1 è stato un contiuo saliscendi di emozioni, con un Mondiale stupendo, deciso solo all’utltimo giro. Questi, però, sono i giorni dei bilanci. E tra le tante classifiche che vedrete scorrete nei vostri feed andiamo ad inserire anche la nostra: i dieci migliori momenti del campionato che ci siamo appena lasciati alle spalle.
Siamo al secondo appuntamento del Mondiale e sotto la pioggia di Imola Verstappen lancia prepotentemente la propria candidatura allo scettro di Hamilton. L’olandese, autore di una grande partenza, prende il comando della corsa dopo un ruspante attacco al Tamburello. Hamilton, chiamato ad inseguire, si scopre umano e fa un errore non da lui. Alle prese con una serie di doppiaggi l’inglese finisce lungo alla staccata della Tosa e lascia nella ghiaia le sue speranze di vittoria. Sono le prime schermaglie di una rivalità che si farà sempre più feroce.
Che Hamilton sia battibile lo si capisce ulteriormente poche settimane dopo, a Baku. Nella ripartenza in Azerbaijan l’inglese pasticcia con il pulsante magico della sua Mercedes, lasciando per casa punti pesantissimi nella lotta al titolo. Pochi istanti prima Verstappen era rimasto vittima di una foratura che aveva tolto alla Red Bull una doppietta ormai in cassaforte. A posteriori, vista come è andata a finire, il vero turning point dell’annata.
Per la Ferrari, tutto sommato, non è stata un’annata malvagia. I miglioramenti rispetto al disastro del 2020 sono stati significativi e quel terzo posto nel Mondiale Costruttori rappresenta una buona base di partenza in vista dei cambiamenti previsti per il prossimo anno. Però è mancata la ciliegina sulla torta. E il più grande rimpianto, senza dubbio, è quello di Montecarlo. Con un giro da favola Leclerc era riuscito a trovare la Pole Position ma nell’ultimo tentativo della Q3 ha osato troppo, finendo contro le barriere. La Ferrari sceglie di non sostituire il cambio ma il rischio non paga. Leclerc resta a piedi già nel giro di formazione e non può prendere parte al suo gran premio di casa. Una beffa atroce per Charles e per tutti i tifosi della Rossa, orfani di un successo che manca dal 2019.
Hamilton e Verstappen, ormai ai ferri corti, raggiungono l’apice del loro scontro a Silverstone. Il fattaccio si consuma già al primo giro, con Hamilton che tenta un attacco molto aggressivo alla Copse, Max che non alza il piede ed il contatto che è inevitaile. Verstappen ha la peggio ed è costretto al ritiro, mentre Hamilton deve scontare una penalità di dieci secondi. Nella seconda parte di gara, però, il ritmo della Mercedes è così superiore con le gomme Hard che Hamilton va comunque a vincere.
Alonso ed Hamilton che se le danno di santa ragione in Ungheria. Non è una novità, direte voi. Il problema è che non siamo rimasti fermi al 2007. In quello che è stato premiato come uno dei migliori momenti al Gran Gala della FIA Alonso riesce a frenare la rimonta furiosa del campione inglese, con una difesa magistrale, un mix di talento ed esperienza. Il muro eretto dall’asturiano si rivela decisivo per il trionfo di Esteban Ocon, compagno di squadra all’Alpine. Per il giovane transalpino è una giornata storica, quello del primo successo in carriera.
Non è un’iperbole definire il pomeriggio di Spa come uno dei momenti più brutti dell’ultimo decennio di Formula 1. Eppure, nonostante tutto, si tratta di un qualcosa di storico. Perchè non capita tutti i giorni di vedere assegnati dei punti per una gara che, di fatto, non è mai veramente partita. Per i fan che sul circuito delle Ardenne hanno atteso ore tra la pioggia e il fango la beffa più incredibile arriva nel mese di dicembre. Quando Liberty Media annuncia l’intenzione di non rimborsare il costo dei biglietti. Una pagina da dimenticare.
Nel giorno del secondo incidente tra Hamilton e Verstappen a rubare la scena è il team di Woking, che trova a Monza una vittoria che mancava da quasi 10 anni. E’ il giorno del grande exploit di Ricciardo, in difficoltà per tutto l’anno, ma capace di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, pronto a capitalizzare il grande potenziale della vettura. A completare la doppietta Lando Norris, che non riuscirà ad essere abbastanza freddo per replicare l’impresa del compagno di squadra pochi giorni dopo in Russia.
A livello individuale è forse la prestazione più notevole dell’anno, una delle più memorabili imprese in tutta la carriera del fuoriclasse di Stevenage. A casa del suo idolo Ayrton Senna, Hamilton risorge dalla squalifica che gli era stata inflitta dopo la qualifica, e centra la vittoria con una rimonta da pelle d’oca, suggellata col decisivo attacco a Verstappen. Per l’inglese quella vittoria è il rampo di lancio per il rush finale, in cui proverà ad andare all’assalto dell’ottavo alloro iridato.
In Arabia Saudita va in scena un nuovo capitolo del duello tra Hamilton e Verstappen, con l’olandese che va più volte oltre al limite imposto dal regolamento. Dopo tagli, patteggiamenti tra team e direzione corsa e sportellate reciproche il colpo basso arriva a pochi giri dalla fine, con il brake-test dell’olandese ad Hamilton. Una condotta punibile (forse) con la bandiera nera, su cui il collegio dei commissari decide tutto sommato di chiudere un occhio, assegnando una pena che si rivelerà ininfluente per l’ordine d’arrivo. Da qui in avanti Michael Masi sale pesantemente sul banco degli imputati.
Lo sport sa essere crudele, ma nella sua crudeltà si ricorda anche di essere ciclico. Si può vincere un Mondiale di Formula 1 all’ultimo giro, ma si può anche perdere nel medesimo modo, a Lewis Hamilton a 13 anni di distanza ha vissuto entrambe le situazioni, trovando in Nicholas Latifi il suo Timo Glock. Un finale da thriller, con un’infinita coda polemica. Una procedura regolamentare piegata sull’altare dello show, la minaccia di un ricorso poi non ufficializzato, e un silenzio dal quale Lewis Hamilton non è ancora uscito. Questo quel che resta dopo Abu Dhabi, l’ultima pagina di un 2021 vissuto sempre col cuore in gola.