UE contro la Formula 1 ma se i piccoli team non denunciano…

Credits: formula1.com

Ci risiamo! È passato appena un mese da quando i colleghi del Financial Times lasciavano intendere come la Commissione Europea fosse pronta a intervenire ufficialmente in Formula 1 a seguito di una possibile denuncia da parte dei piccoli team contro l’attuale struttura di governance del Circus. Da allora non si è più mosso niente. Proprio a inizio anno l’eurodeputata inglese Anneliese Dodds, preoccupata per l’eventuale perdita di posti di lavoro di intere famiglie inglesi, aveva scritto a Margarethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza nell’attuale Commissione Juncker, per portare alla luce come alcune scuderie della classe massima del Motorsport potrebbero essere soggetti a casi di cattiva amministrazione e violazione del diritto comunitario.

La denuncia, arrivata a seguito dei fallimenti di Caterham e Marussia, aveva lasciato trasparire come l’attuale struttura di governance del Circus sia troppo a vantaggio delle squadre più grandi, in violazione dei principi della libera concorrenza.

La Dodds, che in questi giorni ha visitato la factory della Force India a Silverstone, ha risollevato il problema esposto pochi mesi fa sottolineando come, nonostante l’Unione Europea sia pronta a intervenire in Formula 1, ogni azione è rimandata fino a quando i piccoli team non faranno pervenire una denuncia formale: «Il Commissario per la concorrenza Vestager mi ha spiegato che l’UE non si può muovere finché manca una denuncia formale di un diretto interessato – ha sottolineato l’eurodeputata inglese – Dopo quello che è successo alla Carterham e alla Marussia sono molto preoccupata per l’andamento delle cose in Formula 1. Non sono solo due squadre sono uscite dal campionato, ma centinaia di persone hanno perso il lavoro improvvisamente. Ecco perché ho sollevato la questione a Bruxelles, per vedere se ci sono violazioni in materia di concorreza. Qui alla Force India mi sono resa conto di come questo lavoro sia di altissimo profilo teconologico, qualitativo ed ingegneristico, e non possiamo permetterci il lusso di perderlo», ha concluso la Dodds.