Rueda spiega cosa è successo al pit stop di Sainz
Il muretto, messo sotto scacco dalla sosta di Pérez, è stato costretto in fretta e furia a richiamare lo spagnolo ai box
Il Gran Premio d’Olanda di Carlos Sainz si è notevolmente complicato nel momento in cui il pilota spagnolo, richiamato ai box per la sua prima sosta, è rimasto fermo nella piazzola per ben dodici secondi. Una delle gomme del nuovo set di pneumatici, la posteriore sinistra, non era ancora in posizione. Iñaki Rueda, direttore strategico del team di Maranello, ha analizzato nel dettaglio la catena di eventi che ha portato al difficile pit stop di Sainz.
Rueda: “La posizione di Sainz era minacciata da due Mercedes e una Red Bull”
“Parliamo del primo stint. Abbiamo cominciato la gara con pneumatici a mescola morbida, dalla seconda posizione con Leclerc e dalla terza con Sainz”, ha esordito Rueda. “L’obiettivo era mettere pressione su Verstappen per vedere se avrebbe sbagliato qualcosa. All’inizio dello stint, però, ci siamo resi conto che Verstappen era più veloce di noi, e abbiamo notato anche un’altra cosa. Abbiamo capito che la Mercedes era un’avversaria da non sottovalutare, e per il resto della gara ce la siamo dovuta vedere sia con loro che con la Red Bull“.
“La prima serie di pit stop è stata inaugurata molto presto“, ha proseguito il direttore strategico del Cavallino. “Alcune monoposto hanno cominciato a rientrare nel decimo, dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo giro. Si è quindi aperta una finestra buona per la nostra sosta. La posizione di Carlos era in pericolo, due Mercedes e una Red Bull potevano superarlo. Con un undercut, a quel punto della gara, lo avrebbero passato. Alla fine, la sosta di Carlos è arrivata più tardi del previsto, in reazione alla chiamata di Pérez“.
Purtroppo, nella fretta del momento, la squadra di meccanici è stata allertata con un preavviso non sufficiente. “La chiamata ai box si articola in due fasi: si avverte il pilota, e subito dopo si avvisano i meccanici. In questo caso, la chiamata a Carlos è arrivata con il giusto tempismo, e lui non ha avuto problemi a rientrare: era stato avvertito, e ha avuto tutto il tempo sufficiente. Per quanto riguarda i meccanici, di solito vengono allertati 23-24 secondi prima della sosta. Stavolta però abbiamo reagito alla mossa di Pérez, e quindi abbiamo avuto meno tempo. Abbiamo dato ai nostri meccanici soltanto 17 secondi per reagire”.
Gli spazi angusti della pit lane di Zandvoort hanno peggiorato la situazione
“Alla squadra serve un certo margine di tempo per uscire dal garage e farsi trovare pronta all’arrivo del pilota“, ha analizzato Rueda. “Ci sono gli addetti alle pistole, i meccanici che rimuovono le gomme hanno bisogno di spazio per uscire e quelli che monteranno il nuovo set devono attraversare la piazzola. Nell’episodio in questione, Carlos è sopraggiunto in anticipo rispetto alla chiamata dei meccanici. L’addetto allo pneumatico anteriore sinistro è stato capace di passare nello spazio fra l’ala e il jack anteriore. Il meccanico incaricato di montare la gomma posteriore sinistra, però, non è riuscito a raggiungere la sua postazione“.
“A complicare la situazione ci ha pensato la pit lane di Zandvoort, che è molto stretta. L’addetto alla posteriore sinistra è stato costretto a fare il giro esterno dell’intera piazzola per raggiungere la sua posizione. Ecco perché le altre tre gomme sono state montate prima ancora che quella fosse pronta per l’operazione”, ha concluso Rueda. Un’analisi molto dettagliata, quella del direttore strategico della Ferrari, capace di soddisfare ogni curiosità sulle dinamiche dell’episodio.