Renault-Honda, i regolamenti 2021 non piacciono ai motoristi

Renault Honda regolamenti 2021

Credits: Renault press area

Alla vigilia del GP USA, è stato presentato il regolamento 2021, le cui novità ha portato inevitabilmente preoccupazioni e dissenso soprattutto tra i motoristi

Un paio di settimane fa, è stato presentato il regolamento tecnico del 2021, con tutte le novità che caratterizzeranno la nuova era della Formula 1, tra applausi, dubbi, critiche e preoccupazioni tra gli addetti ai lavori, piloti, team, costruttori e soprattutto motoristi. Tra i motoristi, i primi mal di pancia, sono arrivati dalla Renault ed anche Honda, tant’è che starebbero considerando l’ipotesi di ritirarsi dalla Formula 1.

La FIA è preoccupata della situazione della Renault, e della sua possibile uscita di scena, sia come motorista, sia come team, che potrebbe accadere addirittura a fine 2019. Si vocifera, che Dmitry Mazepin, noto miliardario russo e padre del giovane pilota Nikita (attualmente in Formula 2), sarebbe pronto a rilevare il team Renault.

Renault Honda regolamenti 2021
Credits: Red Bull press area

Anche in casa Honda, la situazione non è facile, tant’è che Helmut Marko, ha fatto intendere che nel caso in cui i nipponici dovessero, uscire di scena dalla Formula 1, anche la Red Bull potrebbe mettere in bilico la sua presenza nella categoria, dove peraltro ha vinto 4 volte il titolo costruttori (2010, 2011, 2012, 2013). Gli austriaci hanno fatto capire, che non intendono essere un team cliente, piuttosto un team ufficiale e se Honda se ne dovesse andare, questo passo potrebbe diventare reale.

FIA E F1 HANNO TENTATO DI ATTIRARE NUOVI COSTRUTTORI

Jean Todt e la FIA hanno provato di tutto per attirare nuovi motoristi, ma senza successo. Il Gruppo Volkswagen, ha aspettato a lungo, decidendo poi di abbandonare l’idea. Della Toyota, non se ne parla. Ci sono stati dei contatti con il Gruppo Hyundai, con esito negativo. Motoristi privati, come Cosworth, AER e Gibson, considerano infattibile un loro ritorno, a meno che non abbiano un fabbrica più grande, che possano sostenere finanziariamente il progetto.

Se parliamo di una spesa superiore ai € 120 milioni annuali, che sembrano bassi ed escludono l’investimento iniziale, considerando che un team paga meno di € 20 milioni grazie agli accordi attualmente esistenti, se c’è la necessità di vendere motori a sei o sette team per far quadrare i conti.

Quando si diceva che Aston Martin, sarebbe stato interessato, alla maggior parte degli addetti ai lavori, è sembrato tutto fumo e niente arrosto, nel senso che non si capiva se l’interesse di Aston fosse reale o no, considerando anche che sembrava finanziariamente inaccessibile, per un marchio delle sue dimensioni.

La situazione è diventata talmente drammatica, che la FIA si vede obbligata a trovare un compromesso, facendo magari un passo indietro, per quanto riguarda i motori, a partire dalla MGU-H, che rappresenta uno degli aspetti più interessanti del futuro dei motori ibridi, ed i cambi. I motoristi si sono rifiutati di accettarli, e sono disposti ad abbassare le saracinesche se non avessero accettato la loro esigenze, con la continuità nelle regole. In più, stanno considerando la possibilità di congelare lo sviluppo dei motori, nonostante le differenze di prestazioni attuali, a partire dal 2021, con l’obiettivo di ridurre le spese e farli bene.

NELL’ERA IBRIDA, MERCEDES HA SPESO MAGGIORMENTE PER SVILUPPARE I MOTORI

Secondo quanto dice Christian Sylt a Forbes, Mercedes ha speso € 1.080 milioni dall’inizio dello sviluppo di questi motori fino al 31 dicembre 2018. Se mantiene questa tendenza fino a fine 2019, la cifra totale potrà aumentare fino a € 1.250 milioni. Inoltre, tenendo conto che il team di Stoccarda, ha vinto il 75% delle gare dell’era ibrida finora disputate, con il valore del marchio aumentato nel corso del tempo in modo spettacolare.

Di fronte a questo dispendio, ciò che si inserisce sulla vendita dei motori da un team clienti sembra una beffa. In Renault, segnalano da molto tempo che la spesa limite, pattuito con la FIA non permette di coprire i costi di fabbrica ed assistenza e c’è da tener conto che i motoristi sono considerati come fornitori; non hanno contratti con la FOM, non partecipano alla distribuzione degli introiti della FOM o meglio della FWONK (il nome con la quale la Formula 1 è entrata nel NASDAQ).

Per un nuovo costruttore, la spesa per inserirsi in Formula 1 è da capogiro. Ha bisogno di realizzare una struttura, affrontare gli investimenti per le attrezzature specifiche e avrà bisogno di ulteriori spese, per recuperare nel tempo ragionevole il ritardo tecnologico.

Detto ciò, si capisce la decisione della McLaren di tornare ai motori Mercedes. Non c’è differenza di prezzo. Difficilmente la Renault possa recuperare il vantaggio della Mercedes. C’è la possibilità che il marchio del rombo decida di uscire di scena, senza considerare l’idea di tornare come motorista.

Solo un grande marchio può sopportare tutto ciò. Non solo a livello di marketing ed immagine, ma anche per quanto riguarda il trasferimento di informazioni, ma anche la conoscenza acquisita dagli ingegneri che lavorano in questi progetti e che poi possono pensare di lavorare nel Circus. È qualcosa del quale Honda ha molto chiaro, e che Mercedes pratica, ruotando il personale.

Per il momento, nel 2021, Mercedes fornirà i motori al 40% della griglia e la Ferrari, al 30%; Honda al 20% e Renault al 10%. Chissà se i due top team, si accorderanno per spartirsi la metà della griglia. Una cosa già successo, negli anni ’60 e ’70, quando Ferrari era l’alternativa al motore Cosworth, che forniva la maggior parte del concorrenti, non avendo un team proprio. Un dettaglio che oggigiorno, nel dualismo motorista-team, rende difficile.