GP Portogallo Hamilton 2020

Credits: Mercedes press area

A “Formula Hamilton” preferiamo semplicemente un… complimenti, Re Lewis. Il pilota inglese, che abbraccia il padre a fine gara, con la vittoria a Portimao diventa il pilota più vincente di sempre con 92 primi posti in gara. Re Lewis è autoritario ma democratico, Re Lewis è ingioiellato ma attento ai bisogni degli altri. Insomma, è il monarca perfetto. Un po’ meno per i ferraristi…

In un circuito gradito ai più, leit-motiv di questa annata anomala dove i piloti scoprono piste meno sonnolente (era già successo al Mugello) e si entusiasmano come quando correvano coi kart, dove Hamilton aveva corso per un test l’ultima volta nel 2008, il GP del Portogallo prende il via in modo anomalo. Caos, sorpassi e contro sorpassi con il 6 volte campione del mondo che finisce addirittura terzo.

MOVIMENTO AL VIA

La pioggia avvantaggia Sainz, che va in testa, seppur per poco, mentre Raikkonen nel frattempo vuole imitare Senna a Donington ’93, e supera tutti, al primo giro. Potevano esserci dunque le premesse per una gara interessante, in parte lo è stata, ma poi tutto è rientrato nei ranghi. Perché Bottas, sul rettifilo del traguardo, chiude l’interno al compagno di squadra alla prima curva e il suddetto si prende l’esterno: testa della corsa e via verso la storia.

Lewis Hamilton vince la sua novantaduesima gara in carriera, un fatto annunciato già da tempo, supera Schumacher e vola verso il suo settimo Mondiale, primato anch’esso che eguaglierebbe quello del tedesco. Eppure Valtteri, nel senso di Bottas, aveva fatto anche un gran bel giro in qualifica sabato, che l’inglese ha cacciato nelle retrovie un minuto dopo. La forza del campione, nonostante le stesse vetture per entrambi. La solita orgogliosa Red Bull osserva i rivali festeggiare ancora, e a Max Verstappen viene da chiedersi che sapore abbia il gradino più alto del podio, che non vede dal GP a Silverstone del 9 agosto, quello che ha celebrato i 70 anni del circus, a proposito di storia.

BOCCATA D’OSSIGENO IN FERRARI?

Quante belle speranze annichilite da questa Mercedes pigliatutto, che argentata o nera resta sempre dominante. E la Ferrari? Settaggi diversi, Vettel utilizzato ormai come cavia per le novità 2021 (un nuovo diffusore portato in Portogallo), ormai demotivato e stanco di una stagione da sparring partner. Leclerc invece ancora focalizzato sul 2020, per far in modo che a Maranello almeno qualche briciola arrivi. Quarto il monegasco: cava sempre il sangue dalle rape, c’è poco da fare. E Simone Resta, su “Autosprint” della scorsa settimana, svela più di un interessante dettaglio sulla monoposto 2021, che ha avrà comunque un gran bel gap da recuperare.

E sabato (non venerdì, perché si corre su due giornate) c’è un gradito ritorno in calendario: il circuito del Santerno, che vuol dire Imola, che vuol dire Formula 1. Quarant’anni dopo il primo giro di giostra, quello del 1980, quell’anno GP d’Italia al posto di Monza, e poi nella storia recente come GP di San Marino. Quattro decenni di emozioni, di corse vere, di gioie (Tambay ’83 sulla rossa, dopo il botto di Patrese) di drammi e lacrime (Ayrton e Roland in quel film dell’orrore del ’94), di gialli e pasticci (Pironi-Villeneuve ’82), insomma, di motorsport.

A proposito di pasticci, la questione pubblico: il 22 settembre assalto ai biglietti in vendita online, circa 13 mila, dopo il via libera delle autorità. Ora, dopo il nuovo DPCM, si rischiano le porte chiuse. L’emergenza sanitaria è al primo posto, ma consentiteci di dire che forse era meglio vederselo in tv dal principio, invece che non avere ancora chiara la situazione a quattro giorni dalla gara…