Priestley: “Se Räikkönen si fosse applicato come Hamilton…”
Secondo l’ex ingegnere della McLaren, il talento da solo non basta: per diventare un pilota completo serve dedizione totale alla causa
1 titolo mondiale, 21 vittorie, 18 pole position, 46 giri veloci e 103 podi: così recita il palmarès di Kimi Räikkönen. Un bottino prestigioso, frutto di lunghi anni al vertice. Eppure, chi ha seguito con attenzione il percorso del finlandese sa che i freddi numeri non sono sufficienti per delineare un ritratto esaustivo della sua carriera. Dopo il titolo conquistato nel 2007, il rendimento di Kimi ha subito un inatteso calo. Analizzando le statistiche più nel dettaglio, Räikkönen ha vinto 15 Gran Premi nei primi sette anni di carriera, 6 nei successivi dodici. Certo, la Formula 1 non è una disciplina in cui la prestazione del pilota può essere valutata in modo lineare, perché la competitività della monoposto determina buona parte dei risultati. Ma anche tenendo conto di questo, è innegabile che il “fuoco sacro” del finnico sia andato rapidamente a spegnersi . Marc Priestley, ex ingegnere della McLaren e oggi opinionista, ha cercato di analizzare la carriera di Räikkönen, proponendo un interessante paragone con Lewis Hamilton.
Dedicare anima e corpo alla Formula 1 non è mai stato il desiderio di Kimi
“Quando era all’apice, Räikkönen era il pilota più veloce sul giro singolo“, ha spiegato Priestley al podcast di Pit Stop. “Al tempo stesso, Kimi non è mai stato il pilota più completo in griglia di partenza. Ha vinto un campionato del mondo, questo non gli può essere tolto, ma non ne ha conquistati altri. Io sono fermamente convinto che se si fosse applicato come, ad esempio, Lewis Hamilton, avrebbe potuto vincere molti titoli in più. Ma a Kimi questo tipo di approccio non è mai interessato“.
“Kimi aveva un grande talento, e si è basato solo su quello”, ha proseguito l’ex ingegnere McLaren. “Lewis, invece, si è sempre impegnato a fondo, e continua a farlo ancora oggi: è costantemente alla ricerca di ogni possibile guadagno di tempo, anche il più infinitesimale, e di ogni piccolo vantaggio che può ottenere. Credo che Fernando Alonso sia fatto della stessa pasta. Lui e Lewis hanno usato metodi differenti per raggiungere lo stesso obiettivo: a mio parere sono i due campioni che più di tutti hanno cercato di sviluppare ogni aspetto necessario a diventare il miglior pilota di Formula 1. E questo va oltre il semplice guidare“, ha concluso Priestley.