Perché si è deciso di cambiare il format delle qualifiche al sabato?

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Pronti, partenza, via : lunedì scorso sono finalmente iniziati i primi test pre-stagionali, ponendo fine ad una astinenza da F1 durata quasi tre mesi. Giusto il tempo di prendere l’occhio con le nuove monoposto e le nuove livree (ormai pare che quest’ultime siano più importanti delle prime), di riabituarsi a vedere i piloti in pista che subito martedì è arrivata la notizia che mina la tranquillità d’animo dell’appassionato di motori : i team all’unisono hanno deciso di apportare delle modifiche al format delle qualifiche del sabato, introducendo la cosiddetta “sedia bollente”, ovvero l’eliminazione di un pilota ogni novanta secondi nel corso degli ultimi minuti dei tre turni (Q1, Q2 e Q3) di prove. A prima vista il tutto mi pare molto sensato : quando meglio che a meno di un mese dal primo gran premio della stagione per apportare qualche modifica al regolamento sportivo? Se non seguissi questo sport (si, avete letto bene, pare sia ancora uno sport) da tempo mi farei qualche domanda circa l’opportunismo, ma nel circus della Formula 1 tutto ciò è perfettamente razionale. Tant’è che, causa impreparazione tecnologica della Fom nel upgrade del proprio software di gestione del cronometraggio, tale modifica entrerà in vigore soltanto a partire dal gran premio di Spagna, il quinto stagionale. Pertanto la stagione 2016, ancora prima del proprio inizio, è già entrata negli annali poiché sarà caratterizzata da due diversi regole di svolgimento delle qualifiche. Evviva!

Viene ora il punto dell’articolo dove vi aspettereste un mio giudizio circa questa novità. Ebbene, non parlerò di questo, in quanto, sebbene io mi sia fatto un’idea in merito (ed è abbastanza critica), credo sia più giusto vederla messa prima in pratica e solo dopo giudicarla. Tuttavia, vi fornirò una mia opinione sul perché si sia voluto introdurre tale modifica.
Innanzitutto è doveroso fare una precisazione : per quanto mi riguarda il vecchio format delle qualifiche andava più che bene. Esso riusciva a conciliare abbastanza bene la necessità di creare un po’ di spettacolo in pista per lo spettatore (e per la gioia delle Tv) con la necessità dei piloti di avere più giri a disposizione per trovare il tempo limite. Certo, aveva pur sempre i suoi difetti che potevano essere perfezionati, e forse la strada intrapresa non va in quella direzione, ma questo si vedrà. Tempo al tempo.
Tornando alle motivazioni che hanno portato al cambiamento, quella di cui mi sono fatto più fermamente convinto è la seguente : creare caos, sia al sabato che alla domenica. Quegli abili strateghi che gestiscono il giocattolo Formula 1 si sono accorti (ci voleva molto mi dicono) che da due anni a questa parte le posizioni in gara la domenica sono “congelate” rispetto alle qualifiche del sabato. Infatti, eccetto qualche DRS-sorpasso nelle retrovie (e la variabile Verstappen), l’andamento delle gare in questa F1-turbo ibrida è molto lineare: chi parte primo arriva primo, chi parte terzo arriva terzo, chi parte sesto arriva sesto, e così via; generalmente questa regola risulta valida per le prime otto (a volte nove) posizioni sulla griglia. Insomma, le qualifiche determinano gran parte delle posizioni finali in gara la domenica, o perlomeno prima della gara stessa risulta molto facile pronosticare quali scuderie andranno a podio e quali occuperanno le prime otto posizioni (fatti salvo i guasti meccanici). Per aggiungere un po’ di brio e sconvolgere le carte in tavola le grandi menti (su spinta di Ecclestone occorre precisare, il quale addirittura aveva proposto una penalizzazione in secondi da aggiungere al tempo di qualifica a seconda della posizione occupata nella classifica piloti) hanno pensato bene di introdurre la “sedia bollente”, auspicando in questo modo che qualche pilota o team più blasonato rimanga ostacolato nel traffico o sbagli i propri calcoli strategici, costringendolo in questo modo ad una rimonta la domenica. E se ciò non dovesse accadere quantomeno si produrrebbe l’effetto di tenere incollato lo spettatore alla Tv il sabato per un’oretta buona. In pratica, poiché i valori in pista tra i diversi contendenti sono ben troppo definiti e pronosticabili, ed i vincoli sulla portata carburante e sulla gestione delle gomme impongono strategie molto simili nell’affrontare la gara (gare lineari), si è pensato di provare a scombussolare il tutto creando il caos al sabato. Un intervento esterno artificiale per mezzo regolamentare (meno rispetto alla proposta di Ecclestone, ma sempre lo è) atto ad effettuare ciò che una sana (e libera!) competizione potrebbe produrre da sola. E se avete qualche dubbio a proposito vi invito ad immaginare cosa succederà a Montecarlo con 22 piloti in pista in dieci minuti che cercano di marcare il miglior tempo possibile.

La seconda motivazione è sicuramente commerciale e televisiva : introdurre un sistema di eliminazione di questo tipo obbligherà i piloti ed i team a fare molti più giri ed a passare meno tempo ai box per evitare di rischiare di essere estromessi dal prosieguo del turno di qualifica. Ciò, se da un lato permette di tenere incollato lo spettatore allo schermo per un’ora, come detto precedentemente, dall’altro contribuisce ad aumentare notevolmente l’esposizione televisiva di tutti i marchi e gli sponsors presenti sulle monoposto o a bordo pista, sia in termini di visibilità che di tempo di esposizione all’occhio delle telecamere.

A parer mio ciò è un vero peccato. Tralasciando il fine commerciale e di marketing che non mi appartiene, se l’obiettivo finale è restituire un senso ed una sana competizione alla gara domenicale allora esso poteva essere perseguito molto più facilmente. Ad esempio, eliminando le due stupide regole che vincolano la portata di carburante a 100 kg/h ed al numero di giri del motore, fissando di fatto un tetto alle massime potenze raggiungibili in gara ed impedendo di inventarsi strategie diversificate ai team, con stint di gara più aggressivi ed altri più conservativi. Così facendo si opta, invece, per una piatta linearizzazione dei gran premi stessi, poiché la portata di benzina (e quindi la potenza) è fissata per tutti. A mortificare ulteriormente il tutto ci pensano le gomme, le quali impongono strategie identiche ai team, con soste ai box sfalsate al massimo di pochi giri e con fasi iniziali dei gran premi dove tutti i concorrenti al vertice montano le stesse mescole. Il nuovo regolamento gomme concede (apparentemente) qualche libertà in più, vedremo se sarà veramente così o meno.
Se, invece, il fine ultimo era spettacolarizzare le qualifiche al sabato, allora bastava (sarò ripetitivo, ma è un punto cruciale da cui non si scappa) eliminare i vincoli sulla portata benzina almeno nelle qualifiche, lasciando libertà a piloti ed ingegneri di spremere il massimo dalle proprie Power Unit ed offrendo la possibilità agli spettatori di vedere a quale livello tali unità motrici possono spingersi. Sempre che ciò non accada già col famoso “manettino”, sebbene non sarebbe concesso.

N.B. Chi volesse approfondire ulteriormente le tematiche tecniche e regolamentari legate alla portata carburante (e le conseguenze che ciò comporta nello svolgimento delle gare) lo invito caldamente a leggere il blog di Enrico Benzing (formula1benzing.eu), che ringrazio vivamente in quanto è stato fonte preziosa sia di acculturamento personale che per la stesura di questo stesso articolo.