Niki Lauda: «Formula 1 per uomini veri, non per giovinetti»

© Mercedes Press Area

Senza peli sulla lingua, senza fronzoli, Niki Lauda è il personaggio al quale si fatica a dare torto. Incisivo e sintetico, è una presenza essenziale in F1, che riesce sempre ad esprimere questioni corrette e a fare pronostici che si rivelano veritieri.  Riguardo alla tanto discussa mancanza di appeal di questa Formula 1 ormai resa una creatura di laboratorio, il Lauda-pensiero pubblicato su Bild è ben definito. Esso ruota attorno a meritocrazia e maggiori rischi, con una lieve critica ai baby-piloti che stanno invadendo la categoria.

«Quando sono passato dalla Formula 2 alla Formula 1, me la sono fatta sotto!- ha esordito l’austriaco- Guidare è per uomini, non per giovinetti che giochino con i pulsanti del volante. Solo i piloti con le migliori doti di guida, e intendo vere capacità di guida, dovrebbero essere in Formula 1. Ora ci sono troppo controllo, troppe regole e nessun pilota vero.» Secondo Lauda è quindi necessario compiere un lavoro di pulizia, “scremare” la F1, in modo da eliminare tutti i numerosi fattori limitanti, che impediscono l’affermazione delle personalità dei piloti. La chiave è far emergere il vero talento, ormai soffocato e mascherato dalla competitività della macchina. Le vetture sono ormai diventate gestibili anche dagli ingegneri di pista, come conferma il famoso team radio (Monza, 2014) di Nico Rosberg rivolto al proprio ingegnere: «Dammi istruzioni di guida». E’ ovvio che è stata contaminata la specie di piloti di alto livello, di quei pochi eletti che sappiano guidare al meglio una vettura di Formula 1. La massima categoria è più vicina all’ordinario che all’unico. Da biasimare è anche l’ingresso dei giovanissimi, i cui anni di esperienza frequentemente si contano sulle dita di una sola mano e il prestigio si misura in numero di zeri.

«Agli ingegneri e ai costruttori -ha aggiunto- deve essere data libertà.Ciò che conta, comunque, è che le vetture siano più difficili da guidare. Non possiamo girare il volante. I piloti devono avere una mano sulla frizione, e non guidare solo tramite pulsanti, come adesso. La ricerca del limite massimo e il fattore rischio sono andati perduti.» Circa lo smarrimento del fattore rischio le parole di Lauda trovano un’affinità con le dichiarazioni di Raikkonen sulla Formula 1, ossia che essa debba diventare più pericolosa. Tuttavia il campione austriaco fa una precisazione: «Pericolosa, no. Più rischiosa, sì. Non sto dicendo che la sicurezza dovrebbe essere trascurata». Infatti dopo un ventennio durante il quale è stato raggiunto un buon livello di sicurezza, sarebbe sciocco anche solo non menzionarla. Inoltre non è cruciale che questo sport si trasformi in una lotta tra la vita e la morte. E’ semplicemente importante che ogni errore torni a costituire la spettacolarità persa.  Ad ogni modo, secondo Lauda tornare indietro non è sempre sinonimo di regresso: «Al momento, se le vetture fossero più veloci, il brivido sia per gli spettatori sia per i piloti sarebbe automaticamente più intenso. Su questo bisogna tornare indietro.»

«Ogni tipo di manipolazione è il peggio che si possa fare ad uno sport. Intendo gli elementi artificiali, come griglie rovesciate o macchine più pesanti come ha suggerito Ecclestone. Non può succedere.» ha concluso. La tendenza all’elettronico e all’artificiale si adatta a questa era, ma purtroppo ciò ha stravolto il vero spirito della Formula 1, che ora deve tornare genuina. Il confronto tra un onboard di Senna e uno di Lewis Hamilton a Montecarlo fa pensare che siano due categorie differenti, perciò è necessario andare sempre avanti con uno sguardo al passato, per mantenere una costante che mantenga viva l’emozione.