Curiosità dalla F1 Formula 1 Motorsport al cinema: la top 5 dei migliori film sulle corse 8 Gennaio 2022 Eleonora Ottonello Crddit: StilMoving.net per Disney Sembrano essere due mondi che vanno in netta antitesi, ma il cinema e il Motorsport sono più uniti di quanto si possa pensare. Infatti, i migliori film dedicati all’automobilismo sportivo non sono stati pochiNon solo Formula 1, ma anche Indycar e Le Mans. Abbiamo selezionato per voi quelli che, per noi, sono i migliori cinque film usciti sul mondo del Motorsport. Con una menzione speciale alla fine. Ma in questo caso vi faccio una premessa: non dovete essere deboli di cuore. Nel corso degli ultimi cinquant’anni, il mondo delle corse automobilistiche ha affascinato parecchi registi di Hollywood. Il mondo del cinema si è occupato parecchie volte del mondo dei motori, con film più o meno riusciti. In un certo senso permettendo al Motorsport di farsi conoscere al grande pubblico. Anche a quella fetta di amanti della macchina da cinepresa che all’odore della benzina e alle quattro ruote non si erano mai avvicinati.Grand Prix (1966)Non è solo il più storico della lista, ma anche uno dei dieci film più visti al cinema nel 1966. Forse più di tutti gli altri, Grand Prix più che una pellicola sul mondo della Formula 1 può essere definito come una testimonianza storica della classe regina del Motorsport degli anni ’60. Nella produzione del film, che dura quasi tre ore, infatti furono coinvolti le scuderie di Formula 1 e i piloti migliori dell’epoca. Grand Prix narra le vicende del pilota Peter Aron. Ex di Ferrari e BRM, lo statunitense sta cercando di rifarsi in un nome, accettando la proposta di una nuova scuderia, la Yamura Motors. Il grande rivale di Aron è il francese Jean-Pierre Sarti, due volte campione del mondo in forza alla Ferrari. Oltre alle tormentate storie d’amore dei due protagonisti, il vero punto forte di questo film sono le riprese effettuate sulle piste di Monaco, Spa, Nurburgring, Zandvoort e Monza, col suo antico anello ad alta velocità.Oltre al cast di primordine, proprio la capacità della regia e della sceneggiatura sono state in grado di raccontare la vita dei piloti di quegli anni. Tra pista, amori ed eccessi, senza snaturare l’ambientazione delle riprese che sono state in grado di restituire la magia delle corse degli anni ’60.Senna (2010)Non è proprio un film. Per alcuni è una biografia, ma all’effettivo è stato descritto come un documentario. Senna, diretto dal regista Asif Kapadia, è ovviamente dedicato all’indimenticato tre volte Campione del Mondo, Ayrton Senna. La pellicola ha vinto il BAFTA come miglior documentario nel 2011 e si è aggiudicata numerosi altri riconoscimenti. Nel docu-film si ripercorre la storia del pilota brasiliano. Dai primi successi, fino al triste epilogo nel Gran Premio di San Marino del 1994.La forza di questo film è che la storia di Ayrton Senna viene raccontata attraverso l’ausilio di materiale, a tratti inedito, fornito direttamente dalla famiglia dell’ex pilota. Kapadia è stato bravissimo a fare una panoramica del brasiliano, dal punto di vista sportivo: se è riuscito a dare il giusto spazio a Senna pilota, nonostante la scelta di trattare freddamente le stagioni in Toleman e Lotus, non si può dire lo stesso con Ayrton uomo, coi suoi pregi e difetti, soffermandosi poco sul suo lato più intimo e nascosto.Rush (2013)Nonostante sia più romanzato che veritiero, la pellicola in pieno stile hollywoodiano è stato apprezzato ampiamente dal pubblico. Il film, diretto da Ron Howard, racconta la rivalità tra James Hunt e Niki Lauda, interpretati rispettivamente da Chris Hemsworth e Daniel Brühl, nel corso della stagione 1976 di Formula 1.I protagonisti di quella stagione furono due per l’appunto, Hunt e Lauda. L’inglese e l’austriaco lottarono tutto l’anno per conquistare il titolo Mondiale, assegnato all’ultima gara, in Giappone. Ma proprio nel 1976, Lauda ebbe il suo più grave incidente della carriera automobilistica, al Nurburgring. In quell’occasione riportò ustioni di terzo grado e dopo una rapidissima guarigione riuscì a tornare in pista nel Gran Premio d’Italia, praticamente una quarantina di giorni dopo l’accaduto del 1° agosto. I giochi Mondiali si decisero al Fuji, ultima tappa della stagione, dove una pioggia battente, facendola da padrona, convinse Lauda a ritirarsi dalla corsa consegnando il titolo nelle mani di Hunt.Le scene alternano riprese realistiche e rocambolesche fatte con gusto (come per esempio le inquadrature da camera car dove sono è stato riprodotto anche il movimento per replicare la vibrazione) a immagini più cinematografiche. Ma i veri punti di forza del film sono senza alcun dubbio la colonna sonora targata Hans Zimmer e la capacità del regista di far emergere veramente i personaggi di Lauda e Hunt, così simili ma allo stesso tempo così distanti, coi loro caratteri contrapposti. La vera pecca è la completa mancanza di una figura importante in questa vicenda, come quella di Arturo Merzario. L’italiano, infatti, fu uno dei piloti che accostò la sua monoposto per aiutare Lauda al Nurburgring. Anzi, Merzario estrasse veramente Lauda dalla Ferrari, salvandolo da morte praticamente certa. È un peccato, e non per campanilismo, che una figura chiave dell’evento più importante per i protagonisti del film, non venga nemmeno minimamente accennata.Adrenalina Blu (2003)Un mix tra film di azione e sul mondo delle corse, Adrenalina Blu narra le vicende di Michel Vaillant, campione incontrastato dei circuiti automobilistici di tutto il mondo, con l’obiettivo finale che porta il nome di 24 Ore di Le Mans. La storia, in questo caso, parte molto più lontano che dall’asfalto, da un rally artico.Durante la leggendaria corsa di durata, la scuderia del pilota francese deve battersi contro la scuderia Leader, capeggiata da Ruth Wong, che con Vaillant ha qualche conto in sospeso. Tra i punti forti del film sicuramente c’è la fotografia: le scene della 24 Ore di Le Mans, vennero girate per davvero durante l’edizione del 2002 della gara. La produzione iscrisse due auto, che hanno regolarmente partecipato alla corsa, proprio per effettuare le riprese.La trama tradizionale e classica in un certo senso riprende il tema tanto caro ai film di animazione, la contrapposizione dell’eterna lotta tra bene e male (la scuderia onesta e solidale di Vaillant, mentre quella di Ruth Wong è cinica e priva di valori). La mancanza di colpi di scena e la presenza di cliché d’ordinanza (accoppiata donne – motori) non fa di Adrenalina Blu un capolavoro cinematografico. Non ha mai preteso nemmeno di esserlo. È una pellicola carina da vedere se si è disposti a non guardarlo con eccessivo occhio tecnico.Giorni di tuono (1990)Con la pellicola Giorni di tuono si passa alle corse a stelle e strisce. A causa di uno dei suoi attori principali, Tom Cruise, viene definito come “il top gun automobilistico“.La pellicola, girata da Tony Scott, di Tim Daland, ambizioso rivenditore di Chevrolet, che per tornare a competere e per farlo si affida al Costruttore Harry Hogge e alla giovane promessa dell’automobilismo, Cole Trickle, impersonato per l’appunto dal Tom Cruise. Il baldanzoso e giovane pilota ha il suo rivale. Un tale Rowdy Burns. Tutto sembra proseguire al meglio per i due antagonisti, fino a quando un tremendo incidente non rischia di scrivere la parola fine sulla sua carriera di entrambi.Sarà proprio in questi momenti dolorosi che Trickle incontra la dottoressa Claire Lewicki, alias Nicole Kidman, della quale si innamora, ricambiato a sua volta. Nonostante entrambi i piloti riescano a sopravvivere, Rowdy dovrà ritirarsi dalle corse per una lesione cerebrale mentre Trickle, grazie al sostegno di Harry Hogge e della dottoressa Lewicki tornerà in pista, anche per omaggiare l’avversario.Sebbene il film di Tony Scott sia entrato nell’Olimpo dei film sul mondo delle corse, nonostante lo scontato finale, Giorni di tuono può essere definito come un blockbuster d’azione che in un certo senso ripercorre i passi del ben più iconico Top Gun tra variazioni di ambientazione e cliché (storia d’amore tra pilota e una bellissima ragazza, rivalità tra un pilota emergente e uno alla fine della sua carriera) che la fanno da padrona in film di questo tipo.Attraverso i miei occhi (2019)Sebbene i film prescelti avrebbero dovuto essere cinque, alla fine di questa lista ho voluto aggiungere con una menzione d’onore Attraverso i miei occhi. Come scritto in precedenza, non è un film per tutti. Soprattutto se appartenete a quella fascia di persone che non riescono a vedere film coi cani. Ma, almeno in questo caso, sarebbe bellissimo se ci fosse qualche masochista, come la sottoscritta, che riuscisse a vedere la pellicola, nonostante il triste finale.Attraverso i miei occhi è sicuramente un film che non lascia indifferenti. La storia ripercorre le vicende di Danny Swift, interpretato da Milo Ventimiglia, promettente pilota di automobili che non riesce a fare il grande salto. Il tutto osservato dall’insolito punto di vista di uno splendido Golden Retriever, Enzo, chiamato così in onore di Enzo Ferrari.Nel corso del film si affronteranno i più disparati argomenti, emozioni e vicissitudini umane. L’amore, la frustrazione, la malattia, l’arrivo di una nuova vita, l’esperienza di morte, l’allontanamento. E sarà proprio Enzo a condividere con Denny sogni, gioie e dolori fino al suo ultimo respiro.Punti forti, questo film ne ha molteplici. Ma ne voglio riportare due. Nonostante si possa non essere un amante dei cani o non sia abbia mai avuto un cane, ci si immedesima ugualmente in qualche elemento della pellicola perché si parla di fatti che possiamo tranquillamente ricondurre alla nostra esperienza personale. E poi a stupire c’è il finale. Una parte che ogni amante della Formula 1, ogni appassionato Ferrari non potrà non amare. Le scene sono state girate proprio al circuito del Mugello, tanté che oltre a scorgere protagonisti del mondo delle quattro ruote come Giancarlo Fisichella, sono stati coinvolti nella produzione anche alcuni meccanici della Ferrari Corse Clienti. Tags: 2022, Giancarlo Fisichella, Mugello Continue ReadingPrevious Hamilton e la moda: la sua è davvero ecosostenibile?Next FIA: un ufficio a Londra per gli ingegneri di Liberty Media?