Mi scusi Presidente…

Durante questa settimana la Formula 1 è tornata a cimentarsi nei test. Da anni ormai erano vietate le giornate di prove durante la stagione; la ragione del divieto era quella di contenere le spese. Lo scorso travagliato campionato ha però messo in luce la necessità delle prove in pista rispetto a quelle effettuate coi simulatori di nuova generazione; così la federazione ha concesso 4 sessioni da 2 giorni l’una, da effettuarsi su 4 diversi circuiti, durante la settimana seguente al Gran Premio. Così martedì e mercoledì di questa settimana i team hanno continuato a calcare l’asfalto del Bahrain.

Il lavoro della Ferrari, il team maggiormente in difficoltà tra quelli principali, è stato sotto l’attenzione di tutti, in particolare dopo il grido di dolore lanciato dal presidente Luca Cordero di Montezemolo, domenica poco prima della fine di uno dei GP più disastrosi della storia del Cavallino. Fernando Alonso è stato l’unico pilota al volante della rossa; lo spagnolo ha registrato il terzo crono martedì, con 69 giri effettuati. Mercoledì nei soli 12 giri completati la Ferrari numero 14 si è fermata in ottava posizione; il leader di giornata Lewis Hamilton ha totalizzato ben 120 tornate. Insomma, questa due giorni post GP del Bahrain non sembra abbia segnato particolari rivoluzioni in vista della prossima gara, in Cina.

Così, dopo le due lunghe sessioni di winter-test, il Gran Premio e questa serrata due giorni di prove, il Circus è ormai pronto a salutare definitivamente il piccolo regno arabo; la speranza è che la straordinaria gara di domenica scorsa possa riproporsi in altre parti del mondo con i medesimi duelli e colpi di scena, per il piacere non solo di chi ha a cuore l’interesse della Formula 1…
Domenica in pista è sceso anche lui, il presidentissimo di Maranello, Luca Cordero di Montezemolo. Come Bernie Ecclestone, Montezemolo ha scelto la gara del Bahrain per fare la prima visita stagionale al Circus. Intervistato nella mattinata nel paddock, a pochi istanti dal via lungo la pit lane e nei retro box poco prima della fine della gara, quando ormai il suo volto era dello stesso colore del cielo arabo: nero; il presidente della rossa è stato protagonista dunque della domenica e le sue parole, rilasciate in una selva di cronisti, hanno lasciato un’eco che riecheggia ancora oggi nel deserto attorno il circuito di Sakhir.

Incalzato anche ad arte da certi giornalisti che negli ultimi mesi han fatto a gara nel sparare contro la nuova Formula 1, Montezemolo ha delineato un tratto dell’attuale situazione della F1 piuttosto articolato, lamentando la perdita di attenzione che la categoria subisce da qualche anno a questa parte; tale scenario allarma chi ha nella massima espressione dell’automobilismo sportivo la propria anima, come l’azienda Ferrari. Le parole di Montezemolo sulla F1 sono state abbastanza dure, anzi molto dure considerando il ruolo del personaggio: assenza di show e di spettatori, nuove tecnologie complicate che rendono incomprensibili le corse, rumore dei motori da rivedere, macchine che sono a metà tra «negozi di elettronica e centrali elettriche», pensieri in linea per altro con quelli espressi anche dal boss Ecclestone poco tempo fa. Montezemolo ha messo subito in chiaro che tali proteste nulla hanno a che fare con la mancanza di prestazioni della Ferrari: «Chi è davanti merita questo per il lavoro che sta facendo. Se fossimo al loro posto ci penseremmo due volte prima di criticare le nuove regole». Questo in sintesi è stato l’attacco del presidente domenica mentre i motori si andavano accendendo.

Una volta spenti i semafori, la Formula 1 ha regalato uno dei Gran Premi più emozionanti di sempre. Continui corpo a corpo, persino tra compagni di squadra, i duelli più belli; era chiaro sin dalla prima curva che la vittoria fosse appannaggio di una delle due Mercedes, ma sino all’ultimo metro era impossibile prevedere quale delle due sarebbe transitata per prima sul traguardo; e poi la tremenda piroetta con cappottamento di Esteban Gutierrez, che ha causato l’ingresso della Safety car, e la lunga rimonta di Daniel Ricciardo dalle retrovie. Tra l’altro, sarà stato il boato degli spettatori situati sull’unica tribuna dell’autodromo, ma il tanto criticato rombo dei nuovi V6 è passato curiosamente in secondo piano.
Così le frasi di Montezemolo sono state annullate dal corso degli eventi, al 3° Gran Premio stagionale. Il cambio regolamentare 2014 è stato straordinario ed è parso quantomeno strano ascoltare sentenze così definitive da uomini di lunga esperienza. Probabilmente lo show del Bahrain rimarrà un’eccezione, una gara resasi rocambolesca da una serie di combinazioni irripetibili; bocciare una formula così giovane però è stato affrettato, quasi ridicolo. Anche perché, chi ha tanto interesse allo spettacolo della Formula 1, domenica ha abbandonato anzitempo il circuito, quando ancora la gara prometteva un finale pirotecnico, con le vetture scalpitanti per affrontare l’ultima decina di giri, alle spalle della Safety car. «Vedere questa Ferrari così lenta è un dolore» si giustificava Montezemolo mentre fuggiva dal retro box Ferrari. Quando però le rosse regalavano gioie al loro presidente, spesso regalavano anche noia agli spettatori, con doppiette in processione, perché gli ordini del muretto rosso vietavano espressamente lotte interne.

Domenica in Bahrain, Rosberg e Hamilton hanno battagliato in modo epico, e l’unico ordine radio a cui dovevano sottostare è stato quello di portare le auto all’arrivo. Fa ancor più sorridere chi 12 mesi fa parlava di Formula 1 per aerodinamici, nella quale lo sviluppo della meccanica e del motore erano ininfluenti, e ora paragona le monoposto a centrali elettriche. Le auto da corsa di oggi, di qualunque categoria si parli, sono un concentrato di elettronica e aerodinamica, e nel 2014 se la Ferrari vuole correre è semplicemente su questi due parametri che deve puntare, piaccia o no.

Fa specie infine pensare quanto Maranello goda di un potere immenso all’interno delle decisioni tra FIA ed Ecclestone. Il regolamento tecnico 2014 poteva essere modellato nei mesi passati. Nel paddock c’è chi suscita un carisma identico a quello di Montezemolo: è il presidente della Williams, Sir Frank Williams; lo si vede nel box inglese, sempre compassato e distinto, mai incline a sbottare, anche nelle stagioni in cui le sue macchine non vanno. Insomma, mi scusi presidente: lamentarsi con foga sarà pur legittimo, ma è sicuramente di dubbio gusto.

Francesco Bagini
formula.francesco@tiscali.it