Matteo Bobbi a F1world: “Red Bull per il budget cap rischia…”

matteo bobbi

Credits: Sky Sport

Abbiamo avuto il piacere di incontrare Matteo Bobbi e scambiare quattro chiacchiere con lui su tutto ciò che riguarda l’attuale Formula 1, e non solo. Tanti gli spunti interessanti, tra budget cap e futuro dello sport. F1world vi porta al fianco di chi vive e racconta da vicino questo bellissimo sport!

Ex pilota e campione al volante di una monoposto da competizione – le Gran Turismo – Matteo Bobbi oggi è un personaggio di spicco nel team di Sky Sport F1. Opinionista ed intrattenitore, oltre che ottimo analista, all’interno del suo “stanzino” ha conquistato i fans che seguono questo sport dagli schermi di Sky. Nell’intervista che gli abbiamo fatto – della quale potete recuperare il video integrale dal nostro canale YouTube – in questa prima parte, abbiamo parlato di budget cap, Liberty Media e tantissimi atri aspetti inerenti questo mondo, che lui ha il piacere di vivere in modo diretto e da molto vicino!

Cosa ne pensi dell’attuale Formula 1 e di come Liberty Media stia gestendo tutti questi nuovi circuiti in calendario? 

“Io penso che Liberty Media stia facendo davvero un ottimo lavoro. Sono riusciti, come prima cosa, a far appassionare a questo sport un pubblico giovane, che da tanto mancava alla F1. Oggi vediamo tanti ragazzi giovanissimi che hanno davvero tanta passione per questi piloti e queste vetture. Poi, chiaramente, anche a livello commerciale, il lavoro che stanno portando avanti è di tutto rispetto. Hanno introdotto tanti e nuovi circuiti, seppur con poca storia alle spalle, il che però la ritengo una cosa giusta ed inevitabile, vedendo anche il processo di globalizzazione che sta avvenendo introno al globo. C’è tantissima richiesta introno alla F1, Domenicali mi diceva come vi siano tantissime nazioni che vogliono ospitare un Gran Premio. E pensare che i 23 GP di quest’anno siano stati tutti sold out, questo da un idea della passione e della richiesta che vi è dietro. Un po’ come fosse un mondiale di calcio itinerante ogni 7/14 giorni, che attira un’immensa vastità di persone, ed è davvero bello per il nostro sport”.

Pensi che Drive To Survive possa aver influenzato tutto ciò?

“Si, credo abbia dato un boost non da poco. I giovanissimi, oggi, hanno una modalità di comunicazione e ricezione delle informazioni molto diversa dalle passate generazioni. Prima si leggeva il giornale e si ascoltava la radio. Oggi è tutto basato sugli smartphone e la comunicazione video. Netflix, YouTube è ciò che il consumatore chiede, dunque riuscire a comunicare, parlando lo stesso linguaggio, è ciò che ha aiutato Drive To Survive e la Formula 1 ad avere successo. E’ stata un’operazione di marketing davvero intelligente, che avrà effetti anche nel lungo termine. Il pubblico giovane che la F1 è riuscita ad accaparrarsi, sicuramente anche in futuro porterà i suoi frutti”.

Veniamo adesso alla tanto bollente questione del budget cap. Cosa mi dici al riguardo?

“Ma guarda, io penso che la regola del budget cap sia stata una scelta quasi obbligata, vedendo la direzione che lo sport, ma in generale, il mondo sta prendendo. La F1 era arrivata a spendere troppo, i top team finivano per spendere addirittura 700/800 milioni all’anno. Capisci che quindi, passare da queste cifre a 145 milioni l’anno, ecco, c’è una bella differenza. Poi, vero che in questi 145 milioni non sono compresi gli stipendi dei piloti, di alcuni dirigenti e tanto altro, fatto sta che era una decisione inevitabile e giusta da prendere, per il futuro dello sport”.

Chiaro che, essendo una regola nuova per tutti, non sia facile riuscire a redarre un documento finanziario del genere. Un po’, poi, come avviene per tutte le regole finanziarie del caso, che si prestano molto per fregare il regolamento. Facciamo finta che il budget cap sia una sorta di agenzia delle entrate, che va a monitorare quello che è il bilancio di un’azienda. Ecco, in F1 è lo stesso. Il team è a tutti gli effetti un’azienda, che alla conclusione dell’anno deve comunicare il bilancio di chiusura, e la Federazione – al pari di un’agenzia delle entrate – va a verificare se si sono sforati o meno dei paramenti, sul tetto dei 145 milioni. E così come un po’ nella realtà c’è chi cerca di fare il furbo non pagando le tasse, lo stesso può succedere in F1. I buchi neri possono essere diversi, vuoi anche perché è il primo anno di questa limitazione. Staremo a vedere, comunque, cosa la Federazione deciderà domani (lo scorso mercoledì 5 ottobre), giorno in cui dovrebbe rendere pubblici i bilanci dei vari team”.

Secondo le ultime indiscrezioni, comunque, il team Red Bull non sembra aver sforato di così tanto come dicevano gli iniziali rumors. Dalla Gran Bretagna trapela questa notizia per cui i milioni spesi in eccesso non siano ne 10 ne 5, ma 1 a malapena. Dunque, credo che la sanzione, alla fine, consisterà semplicemente in una riduzione del budget spendibile nell’esercizio successivo, di un ammontare pari all’eccesso speso anno scorso. Non ci saranno così sconvolgimenti di risultati o decurtazione di punti da alcuna classifica, ed è anche giusto così”.

Si sa qualcosa anche per Aston Martin?

No, per loro già prima si pensava ad un’infrazione di entità minore, ma a parte questo nulla più. Ripeto, attenderemo domani per scioglierci ogni dubbio“.

Veniamo adesso allo scorso GP di Singapore. Che mi dici di questa direzione gara?

Beh, se da un lato abbiamo Liberty Media che va ad una velocità molto elevata, con idee nuove, giuste e che lavora con molta professionalità, dall’altra abbiamo la Federazione Internazionale che invece si sta dimostrando non essere all’altezza. E attenzione a non confondere i due enti, perché spesso si fa confusione. La Formula 1 è l’ente che organizza il campionato (circuiti, location, eventi…), la Federazione invece è quell’ente che si occupa in modo specifico del regolamento e del rispetto di esso e di tutto ciò che ve ne è attorno. Se, dunque, la Formula 1 va a 300 km/h, la FIA sembra andare a 100 km/h, e questo non va bene per lo spettacolo, dando alla luce problemi come quelli visti negli ultimi GP. Sicuramente, il fatto che i commissari cambiano gara dopo gara, e non vi sia dunque una conformità di giudizio, non aiuta nessuno“.

Anche tu, quindi, pensi che sia necessario costituire un team, che rimanga tale tutto l’anno?

Si, penso proprio di si. Anche se in passato io avevo già posto questo quesito, al quale mi era stato risposto di no, per motivi di oggettività. Istituendo un team stabile, in Federazione, hanno paura che possano venire a crearsi simpatie ed antipatie che potrebbero poi gravare sul proseguo del campionato. Cosa che invece non può succedere se cambiano sempre commissari. Io credo che la soluzione possa essere una giusta via di mezzo“.

Per quanto riguarda, invece, il GP di Giappone ed in generale gli ultimi appuntamenti di questo 2022, ti aspetti qualche ulteriore aggiornamento dai tre top team?

“Si, mi aspetto qualcosa da Ferrari, un fondo nuovo che abbiamo già visto a Singapore, anche se poi non montato. A Suzuka invece lo vedremo in azione, in un circuito molto sensibile all’aerodinamica. Alcuni team faranno anche esperimenti in vista 2023, dato che prossimo anno cambierà poco e nulla”.

Questa pista a che team si adatta meglio?

Vedo più forte Red Bull. Le caratteristiche della RB18 si adattano meglio al Giappone, potranno sicuramente fare la voce grossa. Conta tanto un buon degrado della gomma ed efficienza aerodinamica, tutti punti a favore di Red Bull. Mai dire mai però, vediamo se il fondo Ferrari funzionerà e come. Aspettiamo e vediamo“.

Guarda il video integrale dell’intervista