Luca di Montezemolo, sul futuro di Monza: «Non ci può essere una Formula 1 senza Monza»

Credits: Media Center Ferrari

Luca Cordero di Montezemolo, a margine della cerimonia ufficiale per la giornata nazionale del Barhain all’Expo di Milano, è intervenuto parlando di Monza e del futuro del Gp d’Italia ultimamente sempre più appeso a un filo sulla permanenza nei futuri calendari della Formula 1.

Quest’anno per la prima volta dopo 23 anni, Luca di Montezemolo, non sarà al Gp d’Italia: «Dopo una vita. Mi dispiace moltissimo. Mi mancherà. È una gara magica», ha così commentato l’ex presidente della Ferrari, che quest’anno guarderà il Gran Premio da casa.

«Le minacce al Gp di Monza sono come il panettone a Natale, è tradizione. Ogni volta che si arriva al momento del rinnovo Bernie dice che salterà. Ma non è vero. Certo, ognuno deve fare la sua parte. Le cose belle costano e non si può pensare di non pagarle. Comunque escludo assolutamente che il Gp d’Italia attualmente in corso questo weekend  sia l’ultimo a Monza. Ho parlato con Ecclestone qualche giorno fa. Da sempre la Ferrari è stata vicina a Monza, come anche tutto il mondo dei tifosi. Non ci può essere una Formula 1 senza Monza. Detto questo, Monza deve rendersi conto che deve fare quello che è necessario. Ma vedrete che non ci saranno problemi. E con tutto il rispetto per Baku, pensare di non correre in Germania è già abbastanza deprimente».

Sul perché lui considera Monza magica, Montezemolo, risponde così: «Perché c’è da sempre. Io la ricordo ancora prima di essere dirigente Ferrari. Ero lì nel ’66 quando vinse Scarfiotti, primo e unico italiano, ed ero lì quando vinsero Surtees e Regazzoni… Nella mia testa ho cinque fotogrammi  che non dimenticherò mai. Il primo è l’arrivo dell’edizione del 1975. Clay Regazzoni che vince davanti a Fittipaldi; Niki Lauda che arriva terzo e vince il mondiale, il primo dopo 12 anni di digiuno. Due anni prima, ero appena arrivato, i tifosi erano così esasperati che inseguirono Ickx, Merziario e me fino a dentro ai camion del motorhome per picchiarci». Il motivo? «Le Ferrari continuavano a fermarsi, a volte nemmeno partivano. A Silverstone Ferrari decise di ritirarle, per evitare umiliazioni. Ma tornati a Monza si fermarono di nuovo. Quando Lauda tagliò il traguardo, due anni dopo fu un’esplosione di gioia. Era stata la gara perfetta: Niki iridato, Clay primo, tutto insieme e tutto proprio lì, a Monza, a casa nostra. Chissà dov’erano quelli che due anni prima mi volevano picchiare. Forse è stato il momento più bello della mia vita. Ricordo ancora i salti di gioia di Enzo Ferrari tra i meccanici. Era commosso», ha poi proseguito dicendo che: «Ci teneva molto. Ricordo le migliaia di telefonate all’alba, le ossessioni. Doveva essere tutto perfetto. Mi mandava a minacciare quelli dell’autodromo per avere più biglietti possibile per i tifosi, vip clienti, mi diceva: «O te li danno, o le macchine al via se li scordano».

Un altro momento storico ed indimenticabile per Montezemolo, è stato nel 1996: «Un momento difficilissimo. Schumacher, l’uomo su cui avevamo puntato per il rilancio dopo 21 anni di digiuno, era alla prima stagione con noi. E aveva avuto un paio di momenti difficili. Si era fermato in Canada e a Magny-Cours. Da Torino, mi avevano chiesto ‘la testa’ di Todt e io l’avevo difeso minacciando le dimissioni. Ero ottimista: pensavo, meglio una macchina che ogni tanto si rompe ma è veloce piuttosto che una macchina sempre lenta. Schumi vinse a Spa, poi arrivò a Monza e fece una gara eccezionale. Sono convinto che il ciclo vincente, quello del mito, nacque proprio in quel momento, e in quel posto. Mentre suonavano l’Inno di Mameli».

Poi, però il titolo arrivò 4 anni dopo: «Sì, ma stavamo arrivando. Un segnale importantissimo, lo avevamo già avuto sempre a Monza nel ’93, con il secondo posto di Alesi; e poi con Berger a Hockenheim nel ’94. Due sprazzi di sereno in mezzo alle nuvole». 

E su un possibile parallelo con la Ferrari attuale: «Non credo. La Ferrari di adesso è più vicina a quella del ’96. È un po’ più avanti sulla strada del recupero».

Poi, Luca ricorda il Gp d’Italia del 2000: «Dopo Spa avevamo capito che se volevamo il mondiale avremmo dovuto vincerle tutte di lì alla fine. A Monza Michael dominò. A modo suo. Lo vidi sgranare gli occhi davanti alla marea rossa di tifosi, e fu come se tutta quella gente gli stesse dando la carica… Di lì in poi vinse tutto, come un robot. Nella mia mente è come se avesse continuato a vincere per sempre, fino all’altra Monza che non dimenticherò mai. Quella del 2006. L’ultimo. Poi se ne andò, e dopo lui Todt».

Infine, un ricordo di Monza 2010, ovvero il primo Gp d’Italia da pilota Ferrari di Fernando Alonso. «Sì, il gp di Monza del 2010. Il primo anno di Alonso. Lui vince e Massa si piazza terzo. Nonostante la macchina fosse meno veloce della Red Bull, quella vittoria ci lanciò alla grande verso il finale di stagione. Perdemmo il mondiale in modo incredibile, ad Abu Dhabi, l’ultima gara. Ci bastava un quarto posto. Risultato ampiamente alla nostra portata. Oggi, la storia sarebbe diversa. Ma qualcuno sbagliò tutto…»