L’analisi dell’ex medico della FIA: «Su Schumacher non avremo più buone notizie»
Se ne continua a parlare, non si sa molto, solo lo stretto indispensabile, ma Gary Hartstein, ex medico della F1, due giorni fa ha aggiornato il proprio blog, rielaborando le informazioni ufficiali diffuse, analizzando e pubblicando la foto di un grafico. Ne ha dedotto che con il passare del tempo per il 7 volte campione di F1 Michael Schumacher ci saranno sempre meno possibilità di risveglio e sopravvivenza.
«Non ho assolutamente informazioni esclusive. Sono sempre del parere che se ci fossero stati degli aggiornamenti significativi, ne saremmo stati avvertiti, sempre nei limiti della privacy. Quindi mi sto essenzialmente basando sulle informazioni rilasciate ufficialmente e sui dati generali relativi alla guarigione da una lesione alla testa. Ogni persona a contatto con pazienti con lesioni alla testa può aver visto delle sorprendenti riprese, ma ciò purtroppo è raro, specialmente quando il paziente migliora di poco in molto tempo.
Diamo un’occhiata alla cosiddetta “curva di sopravvivenza” riferita ai soggetti in uno stato vegetativo persistente senza segni di coscienza (sigla inglese PVS) in seguito ad un trauma cranico. Nel grafico abbiamo il tempo in mesi nell’asse delle x, mentre nell’asse delle ordinate si esprimono le percentuali dei pazienti. Se ci spostiamo da sinistra verso destra, vediamo che si aprono 3 diversi destini: c’è chi muore, c’è chi recupera coscienza e c’è chi rimane in coma. Sono passati 5 mesi dall’incidente di Michael ma per ragioni di praticità, guardiamo che succede dopo 6 mesi. La linea indica che dopo 6 mesi c’è una costante riduzione di possibilità di miglioramento. Dopo 6 mesi essenzialmente gli esiti rimanenti per i pazienti in PVS sono la persistenza dello stato di incoscienza o la morte. La pendenza della linea che separa “morte” da “stato vegetativo persistente” indica il tasso di mortalità approssimativa di questi pazienti : circa il 25-30% all’anno. Pertanto nessuno in PVS per un anno potrà riprendere conoscenza. Se Michael è in un minimo stato di coscienza, forse le possibilità sono maggiori ma chi si è risvegliato dopo sei mesi non si è più ripreso completamente ( parlare, camminare, vestirsi da solo).
I rumors che avrebbero visto Michael di nuovo a casa potrebbero diventare facilmente realtà, ma anche in questo ambito non abbiamo modo di saperne di più. Se Michael è ancora dipendente dal respiratore, portarlo a casa richiederebbe una certa quantità di attrezzature e la presenza di un notevole livello di cura, ma migliaia di pazienti ventilatore-dipendenti sono curati a casa. Se Michael respira da solo, l’assistenza domiciliare diventa ancora più fattibile. Come potete immaginare, i pazienti con gravi disturbi prolungati di coscienza richiedono un alto livello di assistenza 24 h su 24, ma questo sarebbe qualcosa che la famiglia di Michael potrebbe organizzare senza grossi problemi. Temo però (e sono praticamente certo) che su Schumacher non avremo più buone notizie.»