Alonso gp Italia

© Ferrari Press Area

E’ finalmente finito il grande letargo : tempo delle Idi di Marzo, tempo di Melbourne, tempo di una nuova stagione mondiale di Formula 1. Nello scenografico e stupendo circuito dell’Albert Park si è tenuto, come consuetudine comanda, il primo gran premio del 2015 : team in pista, piloti agguerriti, duelli emozionanti e motori rombanti.

O forse no?
C’è qualcosa che mi lascia perplesso. Ho come la sensazione che nell’estasi mi sia perso qualcosa.  Un po’ come quando organizzi una partita di calcetto con gli amici e metà squadra ti pacca all’ultimo minuto lasciandoti nei casini. Peccato che, anziché di una semplice partita Scapoli-Ammogliati, in questo caso stiamo parlando della competizione motoristica più seguita al mondo.
Fatto sta che domenica alla partenza si sono schierate appena quindici monoposto, record negativo che reggeva dagli anni ’50 a questa parte. Dandomi alle facili ironie mi verrebbe da dire “chi ben comincia è a metà dell’opera”, in quanto mi pare evidente che, tra team che minacciano l’abbandono e team che rischiano il fallimento, l’obiettivo stagionale sia quello di rimanere con la sola Safety Car in pista. Ovviamente non è così, però il trend negativo in termini di team e piloti presenti, iniziato tristemente a partire dagli ultimi gran premi della passata stagione, si è confermato anche in questo primo appuntamento stagionale.
Per questo ho deciso di dedicare la prima puntata di questa scanzonata rubrica ad un importante tema sociale : l’affannosa ricerca di tutti i desaparecidos del weekend australiano.
Siete pronti?
Tre, due, uno…sigla!

– la Red Bull
AAA. cercasi la scuderia capace di vincere quattro mondiali consecutivi impallinando la concorrenza. A Melbourne Ricciardo termina doppiato una gara anonima e senza neanche riuscire ad avvicinarsi pericolosamente alla Sauber di Nasr. A deludere è soprattutto la power unit Renault ancora in netto ritardo rispetto alla Mercedes e che non ha saputo tenere il passo della Ferrari. Inoltre, nel tentativo di recuperare terreno la Renault ha accelerato molto lo sviluppo saltando i consueti passaggi di verifica e collaudo dei nuovi componenti, compromettendo così anche l’affidabilità (Kvyat ne ha già fatto le spese).
Tutto ciò per la gioia del team principal Horner che a fine gara sbotta pesantemente contro l’attuale stato delle cose. Al coro si aggiunge poi Marko che profila un eventuale disimpegno di Mateschitz (e quindi della Red Bull) dalla Formula 1.
Senza aprire un discorso che sarebbe troppo ampio, mi limito a constatare che i malumori della Red Bull per il regolamento tecnico assurdo sono comprensibili. E visto lo stato attuale delle cose l’ultima cosa che la F1 può permettersi è quella di perdere un team di alto livello. Bernie, colpito nel profondo del cuore (intuite voi il perché), si è già mosso ed ha già rivelato parecchie cose interessanti. La situazione è in evoluzione, non resta che aspettare per vedere come si svilupperà.

– la McLaren-Honda
La prima gara della nuova era dello storico binomio termina abbastanza male con una power unit arrostita e Button doppiato a due giri dalle Mercedes. Ovviamente non è questo il reale potenziale avendo la McLaren corso con una power unit depotenziata sia nella parte endotermica che in quella ibrida. Perlomeno rispetto ai test invernali sono riusciti a percorrere l’intera distanza di un gran premio senza accusare problemi, ma trattasi di una magra consolazione vista la prestazione.
Si spera che riescano a risollevarsi in fretta, vedere un team glorioso come la McLaren ed un costruttore fresco di rientro navigare in ultima posizione non è un bene per questo sport. Sempre che l’attuale regolamento demenziale non leghi troppo le loro mani.

– Alonso
Non prende parte al weekend australiano perché i medici della federazione non lo dichiarano idoneo a correre. Chiaramente lo spagnolo patisce ancora i postumi del vento forte di Barcellona. La responsabilità del vento è stata presa sottogamba un po’ da tutti, ma appare fin troppo evidente come in realtà essa sia la vera ed unica responsabile di tutto ciò che è successo ad Alonso. Infatti, a sostegno di questa tesi, rilevanti studi hanno dimostrato come a Trieste la popolazione locale sia sempre malata a causa della Bora. Dopo tutto non è certamente un caso se la Carrà cantava “quanto è bello far l’amore da Trieste in giù”, essendo i triestini perennemente impediti in tale atto causa malattia da vento.
Tornando alle cose serie e citando Ivan Capelli, spero che prima o poi si riesca a strappare il velo di omertà che avvolge la Formula 1 ogni qualvolta capita un incidente serio ad un pilota. E’ così da sempre e i recenti casi di Bianchi ed Alonso hanno riportato a galla il problema.
Si spera di rivederlo in pista a Sepang.

– Bottas, Magnussen e Kvyat
Per la Malesia forse a Kvyat e Magnussen converrà prendere un taxi per schierarsi sulla griglia di partenza.
Comunque sia perdere tre protagonisti prima della gara è un pessimo preludio, soprattutto se si tratta di una Red Bull e di una Williams. Tanto è vero che la gara si rivela parecchio noiosa e, eccetto il duello sulla distanza tra Vettel e Massa, priva di spunti. Tutto ciò per la gioia degli spettatori che di fatto rispetto al 2014 sono diminuiti ulteriormente.
Divertente pensare che queste power unit dovrebbero durare 5 gran premi l’una ed invece non riescono a portare a termine neanche un weekend di gara intero.

la Lotus
Già accendo la tv e mi trovo con sole 15 monoposto in griglia. “Marchiamo male” mi dico, ma tanto è il desiderio di Formula 1 che mi metto il cuore in pace. Tempo una curva e Maldonado è già riuscito ad abbracciare calorosamente il primo muretto della stagione, facendo così scendere a 14 il numero di vetture in pista. “Pace” dico tra me e me, la combinazione astronomica Maldonado-monoposto con numero 13-prima curva-incidente è troppo forte per pensare di riuscire a sfuggirla. Termina il primo giro e Grosjean rientra ai box per ritirarsi. 13 piloti rimasti in gara. Mi arrabbio.
Va bene che l’emozione per aver portato entrambe le monoposto in Q3 possa giocare brutti scherzi, va bene che nella vita bisogna anche farsi desiderare, ma un po’ di partecipazione alla festa sarebbe stata gradita.

il conto dell’albergo della Lotus
Di sicuro il caro Bernie lo ha visto. Pare infatti che la scuderia di Enstone non avesse i soldi per pagare l’albergo dove alloggiava il personale del team e che sia dovuto intervenire Mr. Ecclestone in persona a pagare il conto.
Beh dai, normale amministrazione insomma, purtroppo di questi tempi può capitare che all’ultima gara dell’anno un team si trovi a corto di liquidità. Ah siamo solo alla prima gara? Rendetevi conto da soli di quanto siamo messi male.
P.s. : Pare che Ecclestone pagherà il conto dell’albergo della Lotus per ogni weekend di gara della stagione. Ovviamente la spesa sarà poi scalata a fine anno dall’assegno che spetta ad ogni team per i diritti televisivi. Non si regala niente, come dice il detto : “don’t mess with Bernie”.

– la Manor
Spiazza tutti presentandosi veramente al weekend australiano con una monoposto priva di scritte perché fa molto fashion (mica perché sono senza sponsor eh).
Destino vuole che non abbiano pagato alla Pirelli la fornitura di pneumatici della passata stagione e che si ritrovino a valutare l’ipotesi di correre sui cerchioni. Riescono a risolvere il problema solo Dio (ehm, Bernie) sa come, salvo poi accorgersi che forse Windows Flight Simulator ’98 non è un software poi così adatto per gestire tutti i dati di due monoposto durante un gran premio.
Scherzi a parte, pare evidente che la loro presenza è dettata dall’unico scopo di ottenere il tanto desiderato assegno dei diritti tv della stagione 2014. Insomma, lo sport prima di tutto.

la tuta di Van der Garde
Il tulipano olandese piomba all’improvviso il venerdì al Melbourne Park e svela a tutti quale sarà il suo ruolo in questa stagione : quello di attore a tempo perso. Si imbuca all’interno del box Sauber, dove prima ruba la tuta al biondo Ericsson e poi cerca di provare il sedile del pilota svedese. Da solo. Sì, perché i meccanici della Sauber nel frattempo escono in polemica dal box del team, abbandonandolo al suo destino (cioè al suo copione). Al che Van der Garde, resosi conto che probabilmente si sarebbe ritrovato a doversi assemblare da solo la monoposto con le istruzioni Ikea, decide di fare marcia indietro e di continuare la vicenda tramite vie legali. Nel mezzo una sfilata per il paddock con la tuta di Ericsson che gli arriva sopra le caviglie, manco fossimo a Venezia con l’acqua alta.
P.s. : Pare che questo teatrino gli varrà 15 milioni di indennizzo da parte del team elvetico. Mi sa che vale di più come attore che come pilota.

– il gran premio di Germania
Stando alle notizie degli ultimi giorni è sempre più probabile che l’evento sia destinato a saltare definitivamente e che non sarà sostituto da nessun’altra tappa, facendo così scendere a 19 il numero dei gran premi stagionali.
Stessimo parlando del gran premio di Corea o dell’India darei meno peso alla faccenda vista la scarsa tradizione del motorsport in quei paesi, ma la Germania è un paese dove la Formula 1 ha un seguito enorme, senza contare che la Mercedes, Rosberg, Vettel e Hulkenberg, ovvero una buona fetta del circus, sono tedeschi. In più il Nurburgring e Hockenheim sono piste con storia e tradizione, non proprio due piste qualsiasi. La preoccupazione è che, così come salterà il gran premio di Germania, così possa saltare in futuro qualche altra gara storica che rappresenta la vera anima della F1.
Per di più in un periodo in cui gli spettatori e gli ascolti sono in continuo calo allontanare ulteriormente il circus da un pubblico che fa registrare sempre presenze molto numerose in autodromo non è un segnale positivo. Il rischio è quello di far aumentare ancora di più la disaffezione della gente verso questa nuova F1.