Il meglio dell’era V6 turbo: cinque gare indimenticabili

Sono ormai trascorsi cinque anni dal passaggio ai motori V6 turbo in Formula 1 e da allora la questione del Mondiale è sempre stata un assolo Mercedes. Il dominio della casa di Stoccarda è in parte ritenuto la causa della perdita di spettacolarità della categoria massima del motorsport. Salvo problemi di affidabilità, errori strategici o punti di carenza determinati da alcune piste, Mercedes è sempre stata in grado di mantenere saldamente la leadership, difendendo con successo il primo posto in entrambi i campionati da ormai cinque anni.

Il calo notevole di sorpassi e azione in pista, ha visto mutare leggermente lo standard di una gara da considerare ‘bella’. Con l’avvento dei V6, lo sconvolgimento del cosiddetto ‘pecking order’ è diventato un requisito fondamentale per stupire lo spettatore e tenerlo incollato allo schermo. Pertanto nella Top-5 delle cinque gare indimenticabili degli ultimi cinque anni non mancheranno imprevisti come pioggia, incidenti, controversie, ma anche storie che valgono la pena di essere raccontate.

Nel caso della gara che occupa la quinta posizione, l’ordine d’arrivo ha dell’incredibile, oltre all’andamento stesso della gara.

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Credits: LAT Images

5. GP Germania 2019

La redenzione di Daniil Kvyat e l’ascesa sempre più evidente e inarrestabile di Max Verstappen, un talento figlio dell’era turbo, valgono, per così dire, il prezzo del biglietto. Il GP di Germania di quest’anno ha visto il grande ritorno della pioggia, protagonista assoluta delle migliori gare e creatrice di scompiglio per eccellenza.

La disfatta Mercedes è arrivata, devastante, proprio in casa, nel bel mezzo dei festeggiamenti del suo 125° anniversario nel mondo delle corse. E a cogliere l’opportunità è ancora Max Verstappen davanti a un ritrovato Vettel dopo la delusione dello scorso anno mentre il sogno sfumato è quello di Leclerc, fuori alla curva 16, senza alcun dubbio la più insidiosa sotto la pioggia.

Terzo posto per un ritrovato Kvyat, autore di un’impresa unica al volante della Toro Rosso, sul podio dopo quasi 11 anni. I destini di Verstappen e del russo si sono incrociati ancora una volta, con gli stessi colori che vestivano 3 anni fa in Spagna, dopo il doloroso swap attuato da Helmut Marko. Il neopapà di casa Toro Rosso chiude davanti a Stroll, 4°, un’altra inaspettata prestazione di spicco da incorniciare nella carriera del canadese. Quinto di prepotenza un eccellente Sainz in una giornata ‘no’ del duo Renault che in Germania colleziona uno zero pesantissimo, soprattutto alla luce del solido risultato del loro rivale/cliente più temuto, la McLaren. E infine la beffa Alfa Romeo, la cui penalizzazione regala il nono posto a Hamilton, che anche in Germania riesce a sbarcare il lunario dei punti.

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Credits: LAT Images

4. GP Ungheria 2015

Le circostanze in cui si è svolto il GP d’Ungheria del 2015 hanno reso questa tappa ricca di colpi di scena ancora più magica di quanto lo fosse già in potenza. Si tratta del primo gran premio dalla morte di Jules Bianchi, avvenuta il 17 luglio dopo oltre nove mesi di agonia dopo Suzuka. L’intero universo della F1, straziato dal dolore della perdita del 24enne francese, si approccia affranto alla gara ungherese, preceduta da un sentito ed emozionante minuto di silenzio.

Alla partenza le Ferrari prendono il comando della corsa, mentre Lewis Hamilton commette un errore nel tentativo di passare Rosberg, mossa fallimentare che lo vedrà precipitare in decima posizione. Colpo di scena plurimo dopo il 40° giro, con il ritiro di Raikkonen per un problema all’ERS e a un cedimento strutturale sulla vettura di Hulkenberg, mentre Vettel prosegue da leader. Al sessantaquattresimo giro il patatrac tra Ricciardo e Rosberg: l’australiano tenta il sorpasso e tocca l’avversario, provocandogli una foratura e danneggiando la propria ala anteriore, cedendo così la seconda posizione a Kvyat.

Vettel va a vincere il GP d’Ungheria davanti al duo Red Bull, un fantastico Max Verstappen in 4^ posizione e un intramontabile Alonso, 5° con la disastrosa McLaren nella sua prima stagione da motorizzata Honda.

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Credits: F1

3. GP Azerbaijan 2017

Una gara rocambolesca, rimpinzata di penalità, bizzarrie e outsider incredibili dalla dea bendata in una delle sue giornate migliori. Tutto inizia con il contatto tra finlandesi alla partenza, che permette a Vettel di gettarsi all’inseguimento di Hamilton. Da subito la gara vede numerosi ritiri: tra questi Verstappen e Kvyat nel corso dello stesso giro, mentre i postumi del contatto tra Bottas e Raikkonen si fanno sentire attraverso la presenza di detriti da rimuovere. Rientra così la Safety Car e al 17° giro Vettel tampona Hamilton alle spalle della vettura di sicurezza, dando vita alla polemica dell’anno affiancandolo e colpendolo dopo una sterzata a destra. La discutibile mossa del tedesco gli varrà 10 secondi di stop-go, non ritenuta abbastanza dall’avversario, che si lamenta direttamente via radio con il direttore di gara Charlie Whiting.

Nel frattempo la lotta intestina in casa Force India termina in un contatto che riporta in pista la Safety Car mentre Raikkonen è vittima di una foratura. I detriti in pista rendono ancora una volta le condizioni di sicurezza molto precarie, pertanto arriva una bandiera rossa a neutralizzare la gara. Dopo l’interruzione, Hamilton riparte da leader davanti a Vettel, Ricciardo e il duo Williams. Stroll prosegue in zona podio, mentre Massa si ritirerà poco dopo, così come Hulkenberg. La Haas di Magnussen si ritrova così quinta davanti ad Alonso, che dovrà poi cedere a Bottas in rimonta dopo la collisione con il suo connazionle. Vettel sconta la sua penalità e si riunisce al gruppo in 7^ posizione, mentre Hamilton viene colpito dal distacco della protezione alla testa, imprevisto che lo costringerà a effettuare una sosta non pianificata.

Daniel Ricciardo si ritrova così leader dopo un inizio di gara in salita dal fondo della Top-10 e va a vincere il suo 5° GP, davanti a Bottas che va a soffiare il 2° posto a Lance Stroll, l’outsider degli outsider, autore di una performance storica su una monoposto non competitiva.

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2. GP Ungheria 2014

Una prova di forza, una gara ad alta tensione fino all’ultimo. Immancabile la pioggia, sempre pronta a mischiare le carte in tavola.

Il primo ingresso della Safety Car è causato da un botto violento di Marcus Ericsson sulla Caterham, ma viene prolungato da un incidente di Romain Grosjean, tradito dalle condizioni della pista. Tutti i piloti eccetto le McLaren decidono di optare per le slick, portando Daniel Ricciardo al comando mentre Vergne e Alonso iniziano a inanellare giri veloci e a recuperare posizioni. Un secondo ingresso della Safety Car a causa di Sergio Perez, a muro sul rettilineo del traguardo, scatena un’ulteriore serie di soste, al termine delle quali Fernando Alonso si ritrova in testa.

Nel corso della gara lo spagnolo della Ferrari e il giovane australiano si contendono la prima posizione a suon di pit-stop, per poi arrivare al rush finale che vedrà Daniel Ricciardo sconfiggere Fernando Alonso e Lewis Hamilton grazie alla strategia, giungendo al termine con le gomme più fresche. La strenua resistenza di Alonso negli ultimi 10 giri nel tentativo di resistere all’arrembante pilota della Red Bull è soltanto l’ennesima prova di forza dello spagnolo, che in questa occasione ha conquistato il suo 97° e ultimo podio in F1. Una sorta di canto del cigno dello spagnolo, al declino con la Ferrari in quella che è stata la sua ultima gara al gusto di champagne. Ottima anche la rimonta di Kimi Raikkonen, da 17° a 6°. Il finlandese ha saputo trarre vantaggio dagli innumerevoli colpi di scena che hanno caratterizzato la gara magiara.

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Credits: LAT Images

1. GP Azerbaijan 2018

Un tripudio di colpi di scena, dall’epico duello Red Bull terminato in un inglorioso harakiri alla beffa di Valtteri Bottas colpito da una foratura a tre giri dal termine.

Il GP dell’Azerbaijan dello scorso anno ha visto spegnersi la speranza della Ferrari derivante dalla pole di Vettel, divenuta poi adrenalina pura grazie agli avvenimenti inaspettati che si sono susseguiti nel corso della gara. Da togliere il fiato la lotta Verstappen-Sainz-Ricciardo, divenuta poi solo un affare tra i due compagni di squadra alle prese con gli stessi problemi meccanici. I due si marcavano a vicenda seguendo la medesima strategia, dando vita a un vivace scontro, un braccio di ferro nelle strettoie di Baku conclusosi tuttavia in un incidente che ha posto fine all’impresa di entrambi. Il doppio zero Red Bull ha quindi lasciato spazio al clamoroso errore di Grosjean, a muro durante la Safety Car causata dal team anglo-austriaco. Alla ripartenza Valtteri Bottas sembrava ormai aver messo le mani sulla coppa del vincitore davanti a Vettel, entrambi ignari del destino beffardo che di lì a poco li avrebbe privati di tali posizioni. Il tedesco ha fallito l’attacco sul finlandese, andando lungo e scivolando in quarta posizione.

A tre giri dalla fine la Mercedes numero 77 ha colpito un detrito ed è uscita di scena a causa di una foratura. Hamilton ha così ereditato una vittoria inaspettata e insperata davanti a Kimi Raikkonen e Sergio Perez. Sensazionale risultato anche per Carlos Sainz, 5°, davanti a Charles Leclerc, per la prima volta a punti in F1.

In una Top-5 non possono entrare più di cinque gare. Per questo, è opportuna la menzione d’onore al duello titanico Alonso-Vettel a Silverstone 2014, alla leggendaria vittoria di Kimi Raikkonen in Texas nel 2018, all’incidente alla partenza a Singapore 2017 e ai sorpassi spettacolari di Silverstone 2019.