Hamilton: “Al debutto in Formula 1 non ero felice”

Hamilton: "Al debutto in Formula 1 non ero felice"

Credits: Mercedes AMG Petronas press area

La tanta sofferenza patita da Hamilton, anche a causa dei vari atti di razzismo subiti, ha fatto si che il suo debutto nel Circus non sia stato un momento felice

Lewis Hamilton ha condiviso alcune incredibili dichiarazioni inerenti al suo debutto nella Formula 1. L’inglese ha rivelato che nel momento del coronamento del sogno di una vita, ovvero esordire nel Circus, non era felice.

Lewis Hamilton, è un pilota che ha dedicato i suoi ultimi anni di carriera all’attivismo contro il razzismo, contro l’inquinamento ambientale e a favore del veganismo. Sa perfettamente quanto sia difficile essere diversi in un mondo quadrato come la Formula 1.

“I piloti devono essere fatti in un certo modo per arrivare in Formula 1. Devi lavorare sodo, andare a letto alle dieci di sera o quello che è. Nessun pilota lavorava nella moda, nessun pilota faceva altro, quindi ricordo che ero lì convinto di essere diverso. Mi piace fare tutte queste altre cose”, ha raccontato Hamilton in un’intervista rilasciata alla rivista Wall Street Journal.

L’eptacampione del mondo ha condiviso anche una fase delicata della sua vita da pilota, ovvero quando ha sofferto fenomeni di razzismo durante la stagione 2008 e si è sentito indifeso perché nessuno ha agito. Lewis sostiene che anche allora non aveva abbastanza fiducia in sè stesso per alzare la voce.

“Ricordo i primi anni in cui correvo e ho sperimentato il razzismo sulla mia pelle, da parte di questo pubblico e nessuno diceva niente”, ha commentato il pilota Mercedes in riferimento alle grida razziste che ricevute da un gruppo di tifosi al Montmeló.

“Io non ero felice. Avevo realizzato il mio sogno, ma non ero io, non potevo essere io, e non avevo fiducia in me stesso allora, quindi ho semplicemente tenuto la bocca chiusa. Reprimiamo così tante cose che non ci rendiamo conto del dolore che proviamo“, ha proseguito Lewis.

IL CASO FLOYD, LA SVOLTA

Anni dopo, rivedere le foto del suo team e notare solo persone bianche lo fece riflettere, ma ciò che lo spinse veramente a lottare per un cambiamento di mentalità fu l’omicidio di George Floyd l’anno scorso. L’inglese sostiene che il movimento generato dall’omicidio di Floyd  ha fatto passare subito in secondo piano il suo aspetto di pilota, come ha già chiarito in precedenti interviste.

“Durante il mio 14º o 15º anno stavo guardando le foto della festa della squadra e mi sono reso conto che le squadre sono ancora completamente composte da persone bianche, ci sono pochissime persone di colore e mi sono chiesto come mai ciò potesse accadere dopo che sono stato qui così a lungo. Poi tutto quello che è successo dopo la morte di George mi ha colpito duramente”.

“Non potevo credere che tanta gente fosse ancora in silenzio per quello che era successo. Quindi ora sono disposto a rischiare sia il mio lavoro che la mia reputazione, non mi interessa. Voglio che la comunità nera sappia che li ascolto e che sono con loro, ha concluso Lewis Hamilton.