Formula 1 | Il segreto per affrontare le nuove monoposto? Tutta questione di testa…

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Manca poco meno di un mese all’esordio in pista delle inedite monoposto 2017, e ciò che stuzzica il pubblico ma anche gli addetti ai lavori del Circus iridato riguarda sostanzialmente la preparazione fisica che i piloti dovranno sostenere per sopportare al meglio l’aumento di sollecitazioni derivante dalle modifiche alle nuove vetture.

I pneumatici più larghi ed un carico aerodinamico decisamente incrementato permetteranno performance migliori nei tratti guidati della maggior parte delle piste, e ciò consentirà un abbassamento sostanziale dei tempi sul giro.
Tutto questo, però, richiederà uno sforzo maggiore ai nostri piloti, i quali hanno dovuto riprogrammare le loro sedute d’allenamento per non trovarsi impreparati.

Volete saperne di più? Allora ecco l’intervista a Riccardo Ceccarelli, direttore del centro Formula Medicine che si occupa da più di trent’anni della preparazione fisica e mentale di tutti i top driver del Circus iridato.

D: In questo periodo invernale i piloti della Formula 1 hanno dovuto aumentare e migliorare la loro preparazione fisica in vista delle novità regolamentari della prossima stagione. C’è qualche preoccupazione in particolare?
R: “L’aumento delle dimensioni degli pneumatici ed il carico aerodinamico aumentato permetterà delle performance in curva, cioè nei tratti più faticosi della pista, decisamente migliori, ma questo richiederà uno sforzo molto maggiore rispetto al passato. Il peso del sistema testa-casco arriverà a quota 7 kg, mentre l’accelerazione a cui sarà sottoposto toccherà valori dai 5,5 ai 5,75g, con un carico complessivo di circa 34 kg. Praticamente, un incremento di 6-7 kg per ogni curva veloce: se moltiplichiamo questo valore per il numero di curve di un circuito, ecco quanto sarà lo sforzo complessivo per un solo giro di pista…

D: Sembra quasi di aver fatto un balzo nel passato di trent’anni, dal momento che le problematiche di allora sembrano le stesse di quelle attuali…
R: “Tutto gira attorno alla tensione ed allo sforzo fisico. A fine anni ’80 non esisteva l’idroguida (= servosterzo che facilita la rotazione del volante) e quindi la preparazione si focalizzava sul potenziamento di braccia e collo. Oggi, lo sforzo sulle braccia non è più così rilevante, mentre la forza centrifuga sì: i piloti saranno sotto stress a centro curva, un punto in cui la traiettoria è determinante ed è dove si decide quando spingere sull’acceleratore. Potenziare il collo non è semplice perchè bisogna partire dalle spalle e poi salire progressivamente. Inoltre, rispetto al passato, le protezioni laterali ed il collare Hans hanno reso la vita molto più facile: gli abitacoli di un tempo erano molto bassi, le spalle dei piloti fuoriuscivano e lo sforzo a livello della testa era enorme. Oggi la situazione è molto diversa”.

D: Quali sono i rischi per un pilota che scende in pista senza la giusta preparazione fisica?
R: “In curva è fondamentale la visibilità: se la testa del pilota si sposta verso l’esterno secondo la linea della forza centrifuga, si rischia di non impostare la traiettoria ottimale. Questo si traduce nel perdere uno o due centesimi di secondo, che diventano decimi alla fine del giro. Poi, quando si diventa ancora più stanchi, la situazione non può altro che peggiorare”.

D: Con tutte queste modifiche, anche la frenata subirà dei cambiamenti, diventando più breve e più intensa…
R: “E comunque interesserà di nuovo la muscolatura del collo: in curva un pilota sollecita solo i muscoli del lato corrispondente alla traiettoria, in frenata entrambi i lati sono chiamati in causa. Ma non dovrebbero esserci grosse complicazioni su questo aspetto”.

D: E per quanto riguarda l’aspetto mentale della preparazione?
R: “Con le nuove modifiche la velocità aumenterà ed allo stesso modo anche la selezione tra i piloti. Inoltre conterà molto di più il talento, ovvero la concentrazione, la velocità decisionale e la reattività. Nel nostro centro la preparazione è divisa nella parte fisica, quella classica in palestra, ed in quella dedicata all’approccio mentale, due aspetti che devono procedere di pari passo. Nell’automobilismo, però, c’è ancora tanta carenza nei confronti di quest’ultimo, perchè i piloti tendono a focalizzarsi solo sui muscoli…”.

D: L’aumento di prestazioni inciderà molto sulla preparazione dei piloti over-30?
R: “C’è da dire questo: più una gara è corta più un pilota di una certa “età” farà fatica a tenere il passo di un rivale più giovane. Nei kart, per esempio, i rookie tendono a consumare molte più energie per la loro emotività, ma poi imparano anche loro a gestire meglio ogni singola situazione.
Si raggiunge il compromesso migliore nella fascia 28-30 anni, poi dopo i 35 avviene un decadimento delle proprie performance”.

D: È possibile lavorare meglio sulla gestione delle proprie energie?
R: “Certo! Più un pilota è competitivo e nervoso, più tenderà a correre in uno stato di tensione generalizzata, ed i muscoli contratti consumano energia. Poi tutto questo porta a frequenti mal di testa, e non è raro vedere questi effetti anche nei piloti professionisti. L’emotività, infatti, è l’effetto collaterale del pilota super-competitivo, perchè fa consumare di più e quindi ci si stanca prima. Con il passare del tempo, però, si riesce ad essere più “economici”, a dosare meglio le proprie energie.
In questo modo, un professionista da centometrista diventa sostanzialmente un pilota d’endurance”.