Formula 1, i promoters del GP del Brasile allontanano i dubbi sulla corsa
È un dato di fatto: soprattutto a causa della crisi economica che ha colpito i mercati a livello globale sono sempre di più i circuiti che fanno fatica ad organizzare un Gran Premio di Formula 1 o a strappare un rinnovo contrattuale alla FOM e a Bernie Ecclestone che chiede esborsi sempre più esosi. Proprio negli ultimi giorni il Circuito delle Americhe si è trovato sotto la lente d’ingrandimento, un allarme rientrato anche grazie al comunicato stampa dove gli organizzatori della corsa di Austin hanno confermato che il Gran Premio degli Stati Uniti, almeno per il 2016, si disputerà ancora in Texas. A distanza di poche ore, però, c’è un’altra nazione che ha iniziato a tremare visto che un tracciato storico del Mondiale di Formula 1 potrebbe dover lasciare il calendario.
Le ultime indiscrezioni degli addetti ai lavori vorrebbero il Gran Premio del Brasile in pericolo nonostante gli organizzatori della gara di Interlagos abbiano largamente lasciato intendere che la corsa si disputerà regolarmente almeno fino al 2020. Anche il circuito che si trova a San Paolo del Brasile starebbe soffrendo a causa di alcuni problemi finanziari, probabilmente anche dovuti agli importanti lavori di ammodernamento che obbligheranno gli organizzatori della gara a pagare un totale di circa 60 milioni di euro. Un processo dispendioso ma oltremodo necessario per permettere al circuito di Interlagos di garantirsi il Gran Premio di Formula 1 almeno per altre quattro stagioni.
A dissipare ogni dubbio ci ha pensato direttamente Tamas Rohony, promotore della corsa: «Organizzare un evento internazionale come un Gran Premio di Formula 1 in questa situazione è difficile, ma non è impossibile. Secondo quanto è stato già deciso la gara si disputerà regolarmente almeno fino al prossimo 2020 – ha insistito Rohony – Ma è un dato di fatto che tutti gli eventi del Mondiale che non sono sovvenzionati dai Governi ma devono andare avanti con le proprie gambe stanno affrontando numerose difficoltà a causa delle pretese economiche troppo elevate», ha concluso.