Formula 1 | Niki Lauda, un uomo, un personaggio!
Niki Lauda, un nome, un personaggio. Un granitico uomo venuto dall’Austria e che mai avremmo voluto piangere. Niki è stato uno dei piloti più forti di sempre nel mondo della Formula 1, ma prima del pilota, è giusto ricordare l’uomo. Un uomo in grado di compiere imprese gloriose, di scalare vette per molti inarrivabili. Un uomo senza peli sulla lingua e che al primo test in Ferrari se ne usci con un ‘Questa macchina fa schifo’, giusto per rendere l’idea. Un uomo che andava d’accordo con pochi, ma che era amato da tutti. Un professionista che avrebbe fatto di tutto pur di vincere.
Oggi, 21 maggio 2019, si è spento tutto questo. In una Formula 1 in cui andava messa in gioco la vita pur di lasciare il segno, Niki rappresentava il coraggio, il coraggio di avere paura. Il coraggio di calare la maschera da supereroi che indossavano quei piloti e scoprire le proprie paure, le proprie debolezze, il proprio lato umano. Un aspetto che può sembrare banale, ma che non lo è.
Chi negli anni ’70 correva nel circus iridato, guardando ogni secondo la morte in faccia e schivandola ad ogni bandiera a scacchi, non era una persona normale. Era piuttosto un pazzo, un fuori di testa. Diciamolo chiaramente, anche Niki non è che facesse eccezione. Eppure lui aveva una razionalità ed un senso del dovere, che mai ti aspetteresti da uno che se ne va scarrozzando a 250 Km/h con auto tutto manico e coraggio. Le sue abilità da collaudatore hanno fatto la storia. Niki era in grado di tradurre ogni minimo feedback proveniente dalla macchina, in un nuovo set up incredibilmente più veloce. Non era una cosa da tutti.
James Hunt, il suo grande rivale, quest’aspetto l’ha sempre invidiato. In pista era ugualmente veloce, ma nel box non riusciva ad essere cosi decisivo. Già quella rivalità, forse la cuasa di quel terribile incidente al Nurburgring, quando il pilota della Ferrari stava spingendo al limite un Gp che non avrebbe nemmeno voluto disputare. Due uomini cosi diversi, ma cosi vicini. Due stili di vita in totale disaccordo, messi molto bene in risalto dal film di Ron Howard, ‘Rush’. Allegro e festaiolo Hunt, serio e concentrato Lauda. Ad accomunarli un piede destro dannatamente pesante, e che ha reso il loro duello leggendario. Ma quando nel 1979 James si ritirò, Niki non ci rimase molto bene tant’è che anche lui l’anno dopo lasciò per poi rientrare nell’1982.
Parlando di Niki Lauda, due parole vanno dette per esprimere la sua profonda determinazione nel raggiungere i suoi obiettivi. Non mi riferisco soltanto al fatto che 40 giorni dopo il rogo del Ring abbia ripreso a correre ignorando il parere dei medici. Mi riferisco piuttosto alla sicurezza con cui ha puntato tutto sulla sua carriera, mettendo a repentaglio relazioni famigliari e non solo. Mi riferisco all’incredibile capacità di rimettersi in gioco superando pregiudizi ed avversità, senza perdersi d’animo, sapendo di poter vantare su un grande talento.
Dunque oggi ci ha lasciato tuttuo questo, perchè Lauda era tutto questo. Genio e sfrontatezza, manico e convinzione, audacia e paura. Ciao Niki, il paddock senza il tuo cappellino rosso non sarà più lo stesso…