Formula 1, Monza: nel rinnovo è la politica a farla da padrona

La situazione del rinnovo contrattuale che vede l’Autodromo Nazionale di Monza al centro di un’intricata faccenda è ancora avvolta dai dubbi. A seguito dell’uscita di Ivan Capelli dal CDA della SIAS, la società che gestisce l’impianto brianzolo, nella speranza di smuovere la trattativa, per lo meno per il momento non sembra aver dato i frutti sperati. Il Gran Premio d’Italia di Formula 1 a Monza vacilla e quella del 2016 potrebbe essere l’ultima edizione in Lombardia. Proprio in Bahrain, Bernie Ecclestone ha incontrato ha incontrato alcuni rappresentanti dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, nella speranza di far tornare la Formula 1 sulle rive del Salterno, se non in qualità di tappa italiana, per lo meno auspicando un’alternanza con Baku come Gran Premio d’Europa.

La difficoltà nella firma del rinnovo con l’impianto brianzolo arriva da una situazione critica che si è generata tra Mister E. e gli attuali dirigenti che gestiscono l’Autodromo, in particolar modo col Presidente delal SIAS, Andrea dell’Orto. Ecclestone non confida nell’attuale management dell’impianto e proprio la mossa di Ivan Capelli potrebbe essere utile per azzerare gli attuali incarichi. Per firmare il rinnovo della Formula 1 con Monza, dato il contratto in scadenza a termine 2016, Ecclestone aveva chiesto determinate garanzie, in primis la testa di Dell’Orto reo di non essere stato in grado di gestire l’impianto come ci si aspetterebbe senza dimenticare che non è riuscito a garantire il rinnovo del contratto che scadrà a fine anno.

In particolar modo Ecclestone non ha apprezzato il progetto arrivato dal numero della SIAS di rimodellare il tracciato brianzolo in base alle esigenze per attrarre prima la Superbike e poi per ospitare eventualmente la MotoGP. Un programma che è rimasto su una bozza visto che nelle casse della SIAS non c’è più un quattrino, solamente debiti da ripianare. La questione che vede l’Autodromo di Monza al centro di una estenuante trattativa ormai è solo politica e, se chi dovrebbe agire continua a pensare ai propri interessi piuttosto che a quelli dell’impianto e del territorio, Monza si ucciderà con le proprie mani.