Formula 1 | L’eredità di Jules Bianchi, un anno dopo
“Jules per me era come un padrino. Mi ha aiutato molto nel mondo delle corse. Mi manca il suo aiuto. Tengo a mente tutti i suoi suggerimenti, mi ha dato degli ottimi consigli”. – Charles Leclerc, Silverstone, 13 luglio 2016
Direi di partire così, con il ricordo di un giovane pilota che a Silverstone ha preso il volante della Ferrari, proprio come quello che considerava il suo mentore, e ha arricchito una sua intervista spendendo alcune parole su di lui, Jules Bianchi. Di silenzi ce ne sono stati già troppi, durante l’agonia iniziata in quel di Suzuka il 5 ottobre 2014. E’ giusto ravvivare il ricordo, diffonderlo, riportarlo in vita e condividere ciò che Jules ha lasciato.
Non posso fare a meno di dimenticare un’immagine, risalente al GP d’Italia dello scorso anno. Era stata scattata dalla prima variante, e ritraeva una ragazza che alzava un drappo rosso con su scritto #JB17. Ebbene, quella foto ha scaturito in me un vortice di emozioni. Forse è stata proprio la sua semplicità a determinarne l’efficacia poiché aveva sicuramente l’intento di indicare la forte presenza di Jules. Trasmetteva una profonda passione, la stessa a cui Bianchi ha lasciato carta bianca per scrivere la propria storia.
Con il suo sorriso, il suo carattere mite e gradevole è riuscito a entrare nel cuore di tifosi e colleghi, con un velo di umiltà che gli ha permesso di emergere e compiere risultati indipendentemente dal mezzo di cui disponeva. La promessa che rappresentava si ritrova oggi negli occhi dei giovani che lui stesso, giovane, ha ispirato ad aspirare a un sedile nell’acmè della follia del motorsport, la Formula 1.
Quella che ora noi seguiamo è, però, una Formula 1 incerta, incolore, incapace di catturare l’attenzione del pubblico con una qualche zampata di aggressività. E’ il risultato di un’errata reazione a una combinazione di sbagli, che ha portato alla riscrittura di regolamenti intollerabili per il pubblico. Tutto stravolto ed esasperato, con esasperazione più presente nel regolamento sportivo piuttosto che in quello tecnico.
Emerge solo una vena nervosa, pretenziosa, che vuole schivare ogni errore umano. E’ una vena vittima dello scrupolo che offusca la capacità di distinguere l’intrattenimento dal vero pericolo. Da una parte ci sono i puristi infiammati, per la difesa di uno sport che sta perdendo la propria identità; dall’altra i detrattori del rischio, inclini ad applicare eccessive misure precauzionali per evitare eventi già accaduti che non si ripeteranno mai tali e quali.
Isolandola dai difetti, l’eredità più preziosa che Jules Bianchi ha lasciato è la sistematica tensione verso nuove misure di sicurezza, con il genuino scopo di salvare delle vite e rendere il motorsport più sicuro ma non con la presunzione di renderlo meno pericoloso. Come lui era una promessa, anche il futuro del nostro sport è una promessa, perché vi risiede la speranza in un’evoluzione con risvolti solo positivi. Almeno l’intento è questo.
#CiaoJules