Formula 1, la storia insegna: le critiche sono il carburante della Honda!

Credits: senna.com

Il Paese del Sol Levante ne ha vissute di cotte e di crude, più recentemente con la Honda che si è vista o meglio sentita insultare a casa propria da un esigente e frustrato Fernando Alonso. Le aspettative ai test invernali di quest’anno non erano esattamente corrispondenti a ciò che i tifosi e i piloti si sono trovati a fronteggiare e da molti fronti le parole di Alonso sono state giustificate. E ironia della sorte, guardando indietro, le critiche direttamente dai piloti McLaren-Honda non sono una novità.

Sarà una sorpresa scoprire che le critiche più aspre rivolte alla Honda sono state pronunciate da Ayrton Senna, simbolo del dominio McLaren-Honda. Eppure è così ed è stato ben più audace di Alonso, non aspettando neanche l’inizio della stagione prima di aprir bocca. Nel 1991 Senna ha guidato la MP4/6 con il V12 per la prima volta nei test invernali all’Estoril, in Portogallo. «Non ho idea di cosa abbiano fatto loro (Honda) durante l’inverno. Non ci sono stati abbastanza progressi e la potenza non è abbastanza». Queste dure parole sono state il briefing più efficace e più velocemente formulato nella storia della Formula 1. Troppo audace per molti, ma sufficiente a far cambiare la rotta nella sede di Wako in Giappone e ad arrivare in Arizona per poi dominare il primo Gran Premio stagionale.

Il dominio è proseguito anche per i 3 Gran Premi successivi, ma bruscamente interrotto dalla Williams. «La Williams è troppo veloce. E’ molto difficile per me mantenere il ritmo. In Honda stanno lavorando duramente per migliorare il motore ma il telaio Williams è superiore al nostro. Se non saremo in grado di ottenere nuove componenti, saremo a rischio nella seconda parte della stagione». Una dichiarazione realistica ai microfoni dei media, ma Senna non era così rassegnato come sembrava. Privatamente, a porte chiuse, Senna era stato ben più severo. «Mi state facendo perdere il titolo!» aveva gridato agli ingegneri Honda, dopo aver individuato egli stesso che un motore superava i limiti di peso, consumava troppo e non erogava la potenza desiderata. Le migliorie apportate in Ungheria non si erano rivelate come Ayrton voleva e, neanche a dirlo, è iniziato un altro round di critiche. Tuttavia, almeno questa volta, il pilota ha riconosciuto di essersi spinto oltre il limite e si è scusato. A Suzuka finalmente le modifiche si sono rivelate produttive e Senna ha vinto il suo terzo titolo e dopo 12 lunghi mesi ingegneri e meccanici giapponesi hanno potuto respirare.

Le differenze tra le due epoche sono insormontabili. Attualmente da regolamento non è possibile lavorare tanto sul motore per cambiarlo dalla notte al giorno, pertanto non si può sapere con certezza quanto influiscano le critiche di Alonso sull’attuale equipe motorista e con quale velocità reagirebbe a tali offese. Tuttavia Senna certamente sarebbe stato d’accordo sulla trasmissione del team radio in TV e non l’avrebbe definito “una conversazione privata”. Tutto questo per applicare più pressione sulla squadra. Un metodo di fine psicologia, che sarebbe il giusto pane per i denti di Arai e dei suoi discorsi ampollosi volti a celare ai tifosi la nuda e cruda verità sulla reale performance della MP4/30.

Un’ultima cosa. Ayrton Senna era venerato in tutto il Giappone e in particolare all’interno di quell’equipe che esaudiva ogni suo desiderio facendosi il sangue amaro e le peggiori occhiaie pur di sfornare un motore degno del loro campione. Fernando Alonso, nonostante la sua eccellenza, è ancora ben lontano da conquistare lo status del quale il campione brasiliano godeva. Il motivo sarebbe radicato nelle sue passate esperienze in Formula 1. In confronto a Senna c’è l’esperienza con la Ferrari, che mancava al brasiliano. In questo modo Senna si era costruito un gruppo di appartenenza ben fondato, ed era proprio quello McLaren-Honda. Inoltre con le sue ampie conoscenze in ambito meccanico, supportato dalla flessibilità delle norme, era in grado di avere voce in capitolo. Alonso purtroppo non è nelle condizioni di provare un’esperienza simile, ma ciò non toglie che nel biennio che verrà i risultati siano soddisfacenti e non richiedano alcuna lamentela.