Formula 1 | I team contro Liberty Media: “Più auto in griglia? Meglio qualità che quantità”
La Formula 1 è uno sport per pochi. La massima categoria automobilistica mondiale è da sempre il palcoscenico principe di
tutti i rami che si estendono attorno al tronco principale, ovvero le gare. I migliori piloti, coadiuvati dai migliori ingegneri, portano al limite le macchine più sofisticate al mondo, assemblate dai migliori meccanici. Insomma questo mondo non è per tutti, e i numerosi costi da sostenere hanno fatto allontanare potenziali investitori per la nascita di nuovi team. Tra i costi più alti c’è la gestione di un team di Formula 1. Questo processo di lievitazione dei costi ha subito un’accelerazione importante dal 2014 ad oggi, con l’avvento dell’era ibrida. La normale conseguenza di questi enormi costi è la mancanza di team intenti ad entrare in Formula 1, e questo fenomeno è particolarmente sotto la lente d’ingrandimento di Liberty Media.
Come detto, dalla stagione 2014 i costi di gestione di un team in Formula 1 sono aumentati notevolmente, e la prima conseguenza logica di tutto questo è la diminuzione delle squadre partecipanti al campionato. Oltre al minor numero di squadre, c’è stato anche un aumento della differenza di prestazioni tra le auto dei diversi team, ed anche questo è collegato al lato economico. Chi ha più soldi e più budget vince, mentre chi non avrà grandi risorse difficilmente potrà puntare al top. Fin dal primo giorno in Formula 1, il gruppo americano Liberty Media ha voluto che questo sport iniziasse una rivoluzione, con il 2021 come “anno zero”. Nuovi regolamenti e riduzione dei costi dovrebbero fare, secondo Liberty Media, da rampa di lancio per avere più team in Formula 1.
Cosa comporterebbe avere più team? Senza dubbio più spettacolo, con molte più vetture in pista a battagliare tra loro. Liberty Media ha iniziato un processo di pubblicità del circus con l’intento di far avvicinare nuovi imprenditori a questo sport. Una missione se non impossibile, molto difficile, considerando che in questa Formula 1 moderna solo plurimiliardari (vedi Lawrence Stroll), potrebbero sostenere questi costi abnormi. La FIA è allineata con le idee e le volontà di Liberty Media, ma non sono dello stesso avviso i team, che tramite i propri team principal, hanno parlato e discusso questo argomento. Diverse sono state le risposte ma l’imperativo da seguire è uno solo: più qualità che quantità.
Christian Horner, team principal della Red Bull Racing, si è dichiarato scettico riguardo l’entrata in Formula 1 di nuovi team: “Confermo che preferisco avere qualità nei team. meglio avere 10 team in salute ed in grado di competere con gli altri che avere magari nuovi team, che durerebbero pochi anni. Anni fa la griglia fu ampliata, ma nessuno di quei nuovi team è ora presente in Formula 1“, ha dichiarato Horner. Era il 2010, quando ben 3 nuovi team entrarono nel circus: Virgin, HRT e Lotus. Ad oggi, come ha dichiarato Horner, nessuno di questi è più presente in Formula 1 da anni.
Secondo Toto Wolff invece sarebbe positivo avere più auto sulla griglia, ma riconosce comunque il pericolo di aprire le porte della Formula 1 a team nuovi, riconoscendo l’importanza di avere team solidi e duraturi. “Penso che sia importante che la griglia di partenza sia più ampia e che per gli spettatori dal vivo vedano molte macchine girare in pista. Penso però anche che il valore dei team è più importante, in modo da attrarre i migliori marchi per il presente ma anche per il futuro della Formula 1“, ha dichiarato Toto Wolff.
Cyril Abiteboul, a capo del team Renault, è aperto all’ingresso di nuovi team nel circus a determinate condizioni: ovvero la garanzia che tutti abbiano la possibilità di competere ad alti livelli. “Penso che l’importante sia il numero di squadre competitive e possono davvero contribuire allo show, più che squadre senza possibilità di lottare. Sono d’accordo all’ingresso di nuovi team ma si dovrebbero dare garanzie di poter lottare, in caso contrario non cambierebbe nulla e si farebbe solamente male a questo sport“, ha detto Abiteboul.