Formula 1 | Ferrari: dati positivi dalla galleria del vento, ma non si placano i dissidi interni

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© Ferrari Press Area

I primi riscontri della galleria del vento per la Ferrari sembrerebbero positivi, a detta del quotidiano online Soymotor.com. La vettura targata 2019, che porterà Charles Leclerc al debutto in rosso, è praticamente pronta, nonostante dalla Ferrari trapelino pochissime parole. Secondo un modus operandi comune negli ultimi anni, da Maranello lasciano filtrare ben poche informazioni sul nuovo progetto, ma Soymotor, citando Il Corriere della Sera, segnala che i primi dati accumulati in galleria danno buoni riscontri.

Se sul fronte tecnico, per quanto si conosca poco, non sembrano emergere preoccupazioni, diverso il discorso a livello “politico”. I dissidi tra Maurizio Arrivabene, team principal, e Mattia Binotto, direttore tecnico, non sono certo notizia dell’ultima ora e in questi giorni sembrano essersi amplificati. Non solo, quindi, la potenziale coppia esplosiva Vettel-Leclerc, ma anche la minaccia di una spaccatura tra Arrivabene e Binotto potrebbe minare l’unità di un team sempre più sotto pressione, perché chiamato a conquistare un titolo Piloti che manca dal 2007 e uno Costruttori che non celebra dal 2008.

A Binotto non sono piaciute le esternazioni di Vettel riguardo al potenziale della SF71-H. Il tedesco, bersagliato dalla stampa per i ripetuti errori, ha cercato di minimizzare le proprie mancanze dichiarando che il Mondiale lo avrebbe perso comunque, dato il livello stellare raggiunto dalla Mercedes a fine campionato. Secondo Binotto, Vettel avrebbe sminuito il reale potenziale della SF71-H, un’auto capace di porsi come leader in varie occasioni, portando a casa sei vittorie in un anno (impresa mai riuscita dopo il 2008). Arrivabene ha assunto sempre un ruolo protettivo nei riguardi di Vettel, cosa che Binotto non ha digerito. Il direttore tecnico ritiene che la SF71-H avesse un potenziale altissimo e i demeriti per la sconfitta nel Mondiale vadano imputati prevalentemente al pilota.

Pare inoltre che Sergio Marchionne, mancato a fine luglio per il repentino aggravarsi delle sue condizioni fisiche, avesse promesso a Binotto ruoli ben più ampi di quelli di cui gode ora l’ingegnere ginevrino. Inoltre, Binotto avrebbe ricevuto offerte allettanti da altri team, ma non le avrebbe accettate per non rinunciare alla missione più importante, quella di riportare il titolo a Maranello. Come gestirà il nuovo presidente John Elkann la minaccia di una spaccatura interna? Presto per dirlo, solo nei prossimi mesi vedremo l’impatto che il clima a Maranello avrà sulla preparazione al 2019.