Gran Premio Giappone Formula 1 | Candela sfortunata: cos’è successo alla Ferrari di Vettel a Suzuka? 9 Ottobre 2017 Giulio Scrinzi © Scuderia Ferrari press area Prima del trittico asiatico la Scuderia Ferrari ha deciso di giocarsi il tutto per tutto: mancava velocità nei confronti della più competitiva Mercedes? Allora largo allo sviluppo in fatto di prestazioni, dove ogni cavallo conta pur di riuscire a sopravanzare le rapidissime Frecce d’Argento. L’obiettivo, alla fine, è stato raggiunto, perchè le Rosse ora sono costantemente le monoposto dalla più alta velocità di punta in ogni singolo circuito. Questo, però, è andato a scapito dell’affidabilità del sei cilindri italiano: dopo la debaclè di Singapore le SF70H hanno manifestato costantemente dei problemi che hanno impedito ai due titolari di lottare per le posizioni che contano. A Sepang un condotto in carbonio poco resistente nel trasferire l’aria in pressione dal compressore al motore termico ha ceduto sia sulla Rossa numero 5 (in qualifica) che su quella numero 7, costringendo quest’ultima al ritiro dalla seconda piazzola in griglia di partenza. Tutto sembrava risolto in vista del round giapponese… Appunto, sembrava, perchè già nel giro di allineamento Sebastian Vettel aveva individuato un problema che, se non risolto, lo avrebbe costretto ad alzare bandiera bianca dopo pochi giri. Un calo di potenza nella power unit della sua Ferrari, rilevato poi dai tecnici in rosso in una candela incapace di creare la scintilla necessaria per l’accensione. Questo componente è prodotto per la Scuderia del Cavallino Rampante dalla giapponese NGK ed è parte integrante del sistema PPC, quel Partially Premixed Combustion che ha lo scopo di suddividere l’iniezione in due o più iniettate in modo da regolare la miscelazione, da rendere più graduale lo scoppio e fornire maggiore potenza finale. Ed è stato proprio questo dispositivo a rendere complicata la sostituzione della candela incriminata in griglia, dal momento che l’intera procedura avrebbe richiesto più di venti minuti, un tempo eccessivo in riferimento a quanto consentito in griglia di partenza prima dello spegnimento dei semafori rossi. I meccanici del Cavallino, quindi, hanno preferito risolvere il problema con una serie di reset dell’elettronica della power unit, i quali in un primo momento sembravano aver risposto in maniera positiva visto che il motore era tornato a girare a pieno regime. Un’illusione durata solamente un giro, visto che subito dopo la partenza Sebastian ha notato che tutti gli sforzi fatti sullo schieramento non erano risultati efficaci: il propulsore italiano, infatti, era tornato a funzionare a cinque cilindri, il che ha costretto il tedesco a tornare ai box e a sventolare la seconda bandiera bianca stagionale. Il motivo di questa rottura non è ancora stato specificato, ma come è capitato a Sepang con il condotto in carbonio, probabilmente sono state le vibrazioni incrementate dalla maggiore potenza della power unit italiana a far sì che la SF70H, nel momento decisivo, non è riuscita a sostenere i miglioramenti prodotti dagli ultimi mesi di sviluppo. Da tutta questa vicenda ci sono delle certezze: la prima sono gli esiti pensatissimi del ritiro di Vettel in ottica Mondiale, dal momento che ora il pilota di Heppenheim ha ben 59 punti di svantaggio da recuperare nei confronti del rivale della Mercedes. La seconda è la possibilità di riutilizzare il motore sfruttato in Giappone nelle ultime quattro gare della stagione, dove Seb dovrà fare veramente l’impossibile per riaprire un Campionato che, a questo punto, sembra ormai già scritto. Tags: 2017, GP Giappone, Scuderia Ferrari, Sebastian Vettel Continue Reading Previous Formula 1 | Arrivabene sul disastro della Ferrari a Suzuka: “Voltiamo pagina e andiamo avanti”Next Formula 1 | Vettel e Alonso: i beffati del GP del Giappone