Formula 1 2015 rimandata a settembre

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La vigilia del Gran Premio d’Australia 2014 fu molto tesa. Era la gara inaugurale di un Mondiale di Formula 1 rivoluzionario. Per la prima volta le vetture erano equipaggiate con motori ibridi e i test invernali erano stati un calvario, anche per alcuni top team.
Invece poi le cose andarono per il meglio. Vinsero le Mercedes e la gara fu godibile, con la sorpresa della Red Bull di Ricciardo, seconda, che proprio durante l’inverno aveva percorso pochissimi chilometri, falcidiata dai guasti.
Con le nuove power unit ormai rodate, l’esordio della stagione 2015, 12 mesi dopo, a Melbourne, non sembrava particolarmente critico. Invece la gara di domenica scorsa è stata disastrosa per l’intero Circus.
Diversi, e da qualche settimana anche misteriosi, sono i fattori di questa disfatta generale.

Prima ancora che i motori si accendessero per la prima sessione di prove libere infatti il Paddock era alle prese con più di una defezione: un’intera scuderia, la Manor Marussia si iscrive al campionato ad una settimana dal via e presenta i suoi piloti direttamente dietro i garage di Melbourne. Senza aver fatto un chilometro di test la scuderia annuncia però il ritiro dal GP, constatando direttamente sul campo l’insufficiente preparazione. Will Stevens e Roberto Merhi, i due piloti, si sono così aggiunti ai numerosi e calorosi spettatori australiani (uno dei pochi aspetti incoraggianti del fine settimana).

Il caso Alonso poi è il vero spauracchio che si aggira all’interno dei box. Dopo oltre tre settimane, ancora non si conoscono esattamente le cause dell’incidente nei test che ha costretto il campione spagnolo a saltare il primo GP, e alcune voci smentiscono la sua presenza anche in Malesia, tra due settimane.

L’infermeria della F.1 sembra quella di una squadra calcistica: come se non bastasse oltre ad Alonso il finlandese Valtteri Bottas durante le qualifiche di sabato compie una leggera escursione di pista; la sua Williams perde per un istante il controllo e scuote violentemente il finlandese che subisce uno strappo muscolare alla schiena. Domenica mattina Bottas, un’altra star tanto attesa, alza bandiera bianca, e la Williams schiera sulla Griglia il solo Felipe Massa.
Ai più catastrofisti tornano alla mente, come se ci fosse un’epidemia, le inusuali defezioni ai test di Barcellona di Nico Rosberg e Lewis Hamilton. I due piloti della Mercedes saltarono un’intera sessione di prove per motivi fisici, l’inglese per influenza il tedesco per un forte mal di collo.

Insomma, a poco più di mezz’ora dal via della prima corsa stagionale i piloti titolari 2015 assenti sono 4 su 20.

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L’ecatombe prosegue.
In quel quarto d’ora, poco prima del via, in cui le vetture possono compiere qualche giro per verificare che tutto sia a posto, prima di lasciare definitivamente i box per guadagnare la Griglia di partenza, due vetture si fermano lungo la pista.
Sia la Mclaren di Kevin Magnussen (richiamato per sostituire Alonso) che la Red Bull di Daniil Kvyat cedono, la prima per problemi al motore Honda, la seconda per un guasto al cambio.
Due situazioni tanto sorprendenti quanto fatali, per di più i protagonisti guidano vetture di primo piano: così entrambi i piloti si ritrovano a far compagnia a Bottas, ognuno nel proprio box a vedersi l’imminente partenza dai monitor.
Ormai i concorrenti del GP australiano sono rimasti 15, e i punti vengono assegnati ai primi 10, altra contingente anomalia.

Finalmente il semaforo si spegne e il solito imbuto della prima curva miete un paio di vittime: le due Lotus subiscono le conseguenze peggiori e si ritirano.
La gara è un monologo Mercedes, ma le situazioni caotiche continuano: pare che anche i meccanici, e non solo macchine e piloti, siano stati colti impreparati. Alla Ferrari per due volte faticano a sostituire le gomme a Kimi Raikkonen. Il secondo pit stop è fatale per il finlandese: gli uomini di Maranello accendono il semaforino (spesso deleterio) in anticipo e Raikkonen, con una ruota non fissata, è costretto a parcheggiare la propria vettura. Anche in Force India e Sauber i ritardi ai pit stop si accumulano.

La Sauber in realtà disputa un ottimo GP, tornando a punti dopo due anni. Eppure anche il team elvetico non ha effettuato un debutto accettabile. I due piloti titolari sino a venerdì pomeriggio non sapevano se avrebbe potuto correre la gara. Il problema contrattuale del terzo pilota 2014, Giedo Van der Garde, che per contratto doveva passare a titolare nel 2015, ha costretto la scuderia ad una estenuante trattativa. Alla fine sia Felipe Nasr che Marcus Ericsson potranno, sembra, disputare l’intera stagione, a seguito dell’impegno del team a risarcire il pilota olandese.

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Va tutto liscio invece alla Mercedes, unica squadra promossa dopo l’appuntamento di Melbourne. Gli avversari, alla fine 11 sotto la bandiera a scacchi, hanno chiuso ad oltre 30 secondi di distacco.
Al termine del GP le parole di Nico Rosberg, secondo al traguardo, sono state emblema di un fine settimana anomalo, che ha visto una F.1 impreparata con inammissibili disparità economiche, e quindi prestazionali, tra i team.
Il tedesco, in conferenza stampa, rivolto al ferrarista Sebastian Vettel, terzo sul podio, ha confessato: “Una parte di me pensa allo spettacolo, voglio che la gente a casa si diverta. Se riusciste ad avvicinarvi sarebbe bello“.

Forse per esaudire il paradossale desiderio di Rosberg, alla Formula 1 sarebbero probabilmente serviti più test anziché più Gran Premi: la nuova stagione si prolungherà sino al 29 novembre.
Tutte le squadre sono convinte di poter ridurre il distacco dai primi e di risolvere le varie problematiche interne: si spera solo non si debba aspettare settembre per promuovere la Formula 1 2015.

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