Fernando Alonso, obiettivo: terzo campionato del mondo di Formula 1

Dal 2006, ossia da quando diventò il due volte campione del mondo di Formula 1 più giovane della storia, prima che il record gli venisse scippato da Vettel, lo spagnolo non è riuscito ad aggiungere alcun titolo iridato al suo palmarés. L’asturiano non ha potuto ancora conquistare quel terzo mondiale e nel 2014, ci riproverà, per l’ennesima stagione da quando è arrivato in Ferrari. Sono passati sette anni dal 2006. Per tutto questo tempo Fernando non ha vissuto nell’oblio, è stato protagonista di grandi prestazioni e riconosciuto da colleghi, addetti ai lavori e appassionati, come il miglior pilota della Formula 1 attuale. Gioie effimere in questi sette anni, ma anche tanti bocconi amari da ingoiare perché non si può, in ben tre occasioni, arrivare a giocarsi il mondiale all’ultima gara e perderlo, per un motivo o per un altro. Non c’è più spazio per battere i record di precocità: Sebastian Vettel è il quattro volte campione del mondo più giovane della Formula 1 con i suoi 26 anni.

La prima occasione di conquistare il suo terzo titolo, Alonso l’ha avuta nel 2007, durante l’anno horribilis che ha trascorso in McLaren. Fernando avrebbe potuto trionfare, e con un certo margine, se Ron Dennis avesse saputo gestire in modo ottimale il dualismo che ha visto l’anteporsi dello spagnolo e di un arrembante Lewis Hamilton, il favorito della parte inglese del team, trattato con guanti di velluto rispetto al due volte campione del mondo. I punti che si sono rubati a vicenda Alonso e Hamilton si sono rivelati fondamentali nel regalare letteralmente il titolo nelle mani di Kimi Raikkonen e della Ferrari che vinse il Brasile, con appena un punto di vantaggio sulla coppia delle Frecce d’Argento. Appena il tempo di un anno per tornare in Renault, nel biennio 2008 e 2009, che non era certamente il team competitivo e all’avanguardia delle stagione 2005 e 2006, quando Fernando vinse il doppio alloro proprio col team di Enstone.

Nel campionato 2008 lo spagnolo chiuse al quinto posto la classifica finale; nel 2009 fu nono. Dopo arrivò la Ferrari. Alonso la voleva, desiderava vestire di Rosso e vincere con quel colore addosso. I colori del Cavallino Rampante, il miglior pilota con la miglior scuderia avevano un unico risultato: quell’agognato e ricercato terzo mondiale, per raggiungere il grande Ayrton Senna nella classifica dei migliori di tutti i tempi. Non è stato così perché la Formula 1 ha assistito all’arrembante entrata in scena di Sebastian Vettel e della Red Bull, che a grande sorpresa, vinse il titolo nel 2010, ad Abu Dhabi, ultima gara del mondiale. Una gara maledetta per Alonso, che si è visto sfuggire il campionato per un assurdo errore di strategia del muretto box. Niente da fare nemmeno nel 2011: una Ferrari troppo lontana dalla scuderia austriaca che ha confermato e consolidato la propria supremazia tecnica e sportiva.

Nel 2012 assistiamo, impotenti, a una colossale beffa andata in scena in anteprima mondiale. Nuovamente sarà il Brasile a incoronare il campione del mondo della stagione: Fernando Alonso VS Sebastian Vettel, i colleghi puntano sullo spagnolo anche se, da Singapore, la Ferrari non è più riuscita a portare in pista un pacchetto di aggiornamenti soddisfacente per fare quello step in più. La Rossa non è al livello della Red Bull e il mondiale si conclude con il tedesco campione del mondo, l’asturiano in scia, in classifica, distanziato di 3 punti.

Le modifiche regolamentari che sono state introdotte nel 2014, riguardano in egual misura aerodinamica, motore, consumo e potenza delle vetture e quindi l’affidabilità, sembrano aver fatto fuori, apparentemente, la monoposto vincitrice degli ultimi quattro mondiali. Se i risultati ottenuti durante i test dalla Red Bull possiamo definirli come fallimentari, nonostante la squalifica di Ricciardo, il Gran Premio d’Australia ha portato un po’ di ottimismo agli uomini di Milton Keynes. La RB10 numero 3 è stata estromessa dalla classifica finale della gara ma, assieme alla McLaren, sono riusciti a salire sul podio, un obiettivo che, nonostante le aspettative, sembra ancora essere lontano per la Ferrari. La Mercedes è la monoposto da battere con il Cavallino Rampante che all’Albert Park si è rivelata inferiore non solo alla vettura di Stoccarda e a quella austriaca, ma anche alla McLaren e a tratti anche a Williams e Force India.

Il 2014 era la ghiotta occasione per la Ferrari, l’obiettivo era ricucire il gap con gli avversari. Eppure dare a un progetto del fallimentare appena alla prima gara, quando nonostante tutto si torna con un quarto e un sesto posto finale, è un’assurdità. Il vero punto debole della F14T è la power unit. Risolti i problemi di correlazione dei dati della galleria del vento, il motore della Rossa sarebbe risultato più pesante di circa 13 chili rispetto alla concorrenza con gli uomini del Cavallino Rampante in seria difficoltà nello sfruttare appieno la potenza dalla combinazione delle componenti elettriche di Kers ed Ers, campo dove invece la Mercedes si è mostrata nettamente in vantaggio. A Sepang, tra 7 giorni, nuove valutazioni o convinzioni.