Ercole Colombo si racconta: “Poco è rimasto del passato, se non il tifo per la Rossa”

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Ercole Colombo dagli anni ’70 ha esercitato la sua professione di fotografo in oltre 700 Gran Premi, raccontando tramite il suo occhio quella che è e quella che è stata la Formula 1. Dalla giornata di domani, in collaborazione con il giornalista nonché scrittore italiano Giorgio Terruzzi, il fotoreporter lombardo terrà una mostra dei suoi sesanta scatti che più gli hanno suscitato emozioni:

“La passione per la fotografia me l’ha tramandata mio papà, un fotoamatore con i marchingegni dell’epoca. E’ stato un percorso che mi ha portato a diventare professionista. Questo mestiere mi ha dato tante soddisfazioni” – ha dichiarato in esclusiva a F1world.

“La fotografia per me è sempre stata un mezzo per fermare tanti attimi che mi interessavano, della mia vita, delle mie passioni. Ho amato tutto lo sport, dallo sci al biliardo. E’ un modo di vedere la vita attraverso lo sport. La fotografia mi ha permesso di esprimere le mie capacità.”

Moltissimi sono gli scatti che lo hanno reso orgoglioso o che gli hanno permesso di ottenere diversi riconoscimenti, ma uno in particolare è rimasto ben impresso nella sua mente:

“Se dovessi scegliere un’immagine probabilmente sceglierei Enzo Ferrari che bacia Gilles Villeneuve, un momento che nessun’altro è riuscito ad immortalare, nell’unico Gran Premio d’Italia non corso a Monza ma ad Imola. In quella foto era presente anche Jody Schekter, con un suo scatto nel 1979 ho vinto il premio fotografico Dino Ferrari, consegnato da Enzo Ferrari in persona. Per me quel momento è stato come ricevere un oscar, specie avendo iniziato a scattere, nel mondo dei motori, solo pochi anni prima.”

Campione Nel CuoreColombo ha vissuto diverse epoche della Formula 1. L’ambiente più caldo ed umano presente negli anni Settanta è stato sostituito, in queste ultime stagioni, dalla dedizione maniacale e dalla tecnologia che hanno reso la categoria attuale lontana anni luce rispetto al passato:

“Rispetto agli anni ’70 credo che sia rimasta solo la denominazione ‘F1’. Le quattro ruote sono rimaste e poco altro, visto che anche il volante è cambiato moltissimo. Adesso è tutto molto complicato, lo stesso motore dal recupero di energia alla parte eletttrica.”

Il tifo per la Ferrari è rimasto, anche se si è evoluto anche quest’ultimo, al passo con le nuove tecnologie. Ora è tutto più diffuso, le immagini vengono scattate da chiunque, tutti si possono sentire fotografi.”

Il fotografo lombardo ha sottolineato come un ambiente più conviviale aveva favorito un rapporto quasi fraterno con il compianto Gilles Villeneuve, pilota entrato nel mito del motorsport per il coraggio dimostrato in pista:

“Il mio rapporto con Villeneuve? All’ora era molto più semplice. Lo chiamavano ‘Circus’ perché era un grande gruppo di persone, molto più ristretto. C’era una grande disponibilità a differenza di adesso dove è tutto più freddo, gli stessi piloti hanno molti più impegni con gli sponsor. Ora è tutto più meticoloso, di conseguenza passano molto più tempo con i tecnici. Anche l’allenamento è aumentato con la nascita dei simulatori.”