Domenicali: “Non concentriamoci su un singolo gesto”
Sfruttare la piattaforma della Formula 1 per porre in risalto valori sociali, e non questioni politiche. Questo è quello che – in parte – Stefano Domenicali ha affermato al Daily Mail
La Formula 1 non è uno sport razzista. Secondo Stefano Domenicali la questione del razzismo non è un qualcosa che attanaglia il Circus al giorno d’oggi. Ma al di là ciò è impossibile negare che sia una problematica ancora presente nel mondo; e per questo il CEO è consapevole di quanto sarebbe importate sfruttare la cassa di risonanza internazionale della piattaforma per inviare messaggi di uguaglianza.
L’imolese ha sottolineato, durante un’intervista con il Daily Mail, la diversità delle persone che circolano all’interno del paddock volendo fare un paragone con il proprio passato: “Il multiculturalismo sta crescendo, ed è un valore, una risorsa. Quando sono entrato in Ferrari nel 1991, questa era italiana per il 99,9%. Poi sono cominciate ad arrivare figure da Regno Unito, Francia, Giappone, Svizzera, Germania… Il team era cambiato, cosa che ci ha dato l’incredibile possibilità di incontrare gente nuova“.
Il 2020 è stato un anno in cui la questione razziale è stata particolarmente sentita, in cui vi sono state varie proteste contro la disparità e la brutalità a cui sono sottoposte quotidianamente le persone di colore. Lo stesso Lewis Hamilton, il pilota più di spicco del Circus, si è schierato contro questi atteggiamenti fuori e dentro la pista. Parlando delle sue esperienze, partecipando attivamente alle manifestazioni, inginocchiandosi durante il pre-gara e portando una maglietta con la scritta “Black Lives Matter” – un movimento che lotta proprio per il raggiungemmo degli obiettivi sopracitati.
COSA FA LA FORMULA 1?
La Formula 1 davanti a ciò non è stata ferma. Già dalla scorsa stagione si è fatta promotrice della campagna “We Race As One” – che continuerà anche nel 2021. Ma Domenicali vuole ricordare come il Circus non voglia essere da palcoscenico per mettere in evidenza questioni politiche, bensì tutti quei valori sociali, e non solo, “importanti per il mondo“. Sempre nel rispetto di questa visione il dirigente italiano ha spiegato che parlerà con i piloti in Bahrain per cercare di capire che tipo di atteggiamento terranno durante il pre-gara. Il suo desiderio sarebbe quello di mostrarsi più uniti senza troppo focalizzarsi su un singolo gesto.
“Inginocchiarsi ha un significato diverso a seconda del paese in cui ti trovi. Bisogna rispettare la sensibilità altrui con azioni che siano contestualizzate. Vogliamo dare una borsa di studio per aiutare coloro che non se lo possano permettere e così supportali nel raggiungere la Formula 1 garantendo così l’accesso a più persone; e in più vogliamo avere più donne in posizioni più alte. Se c’é qualcosa di cui vogliamo parlare, possiamo farlo in modo costruttivo“, ha commentato l’ex AD di Lamborghini.
E davanti a chi gli fa notare che il calendario propone GP in paesi, quali per esempio l’Arabia Saudita, che di certo non si mettono in luce per il rispetto dei diritti umani, Stefano Domenicali risponde: “Zero imbarazzo. La Formula 1 ha un ruolo, ed è quello di promuovere i nostri valori in giro per il mondo. Puntando i riflettori possiamo facilitare o accelerare il processo. In questo specifico caso stiamo discutendo con i sauditi“.