Alonso e gli altri: storie di grandi ritorni in Formula 1
Alla soglia dei quarant’anni, Fernando Alonso non ha resistito alle sirene della Formula Uno
Dopo quello che già nel 2018 appariva come un arrivederci, piuttosto che un addio, l’asturiano lo scorso luglio ha annunciato il ritorno nel Circus, nelle fila del team che ne ha lanciato la carriera, ossia la Renault, ribattezzata in Alpine. Le garanzie di successo, per ora, sembrano poche: in un contesto regolamentare immutato, è quasi scontato attendersi dalla Alpine di Alonso un rendimento simile a quello della Renault RS20.
La vera prova del nove, semmai, arriverà il prossimo anno, con una rivoluzione tecnica che dovrebbe sparigliare le carte, rendendo accessibili certi risultati anche alle scuderie che nell’era ibrida hanno sempre recitato ruoli subalterni.
ALONSO A CACCIA DI RECORD
Il pilota asturiano, in ogni caso, sta battendo una strada già tracciata da altri grandi campioni, che in passato non hanno resistito al richiamo di un ritorno nel Circus.
In alcuni casi, il gran ritorno ha anche consentito di ritoccare il palmarès, aggiungendo un titolo iridato. Traguardo che per Lauda ha pure coinciso con il record (per l’epoca) di longevità, dati i nove anni trascorsi dal primo all’ultimo titolo. Un’impresa che cercherà anche Alonso, il cui ultimo mondiale risale al 2006: un’era fa. I precedenti dicono che nulla è precluso, perché tra le storie di chi ha tentato il ritorno, alcune rasentano la leggenda.
NIKI LAUDA (1982)
Lauda aveva lasciato il Circus nel 1979, dopo la parentesi alla Brabham che seguì al divorzio dalla Ferrari consumatosi a fine ’77. Un divorzio commentato amaramente da Enzo Ferrari, convinto che se il sodalizio tra l’austriaco e la casa di Maranello fosse durato solo qualche anno in più, Lauda avrebbe facilmente eguagliato il record di Fangio.
Quel record, per l’austriaco, non arriverà mai, ma nella sua carriera c’è ancora spazio per pensare in grande. Dopo essersi congedato dal Circus e avere fondato la Lauda Air, Niki ci ripensa e a 33 anni ritorna al suo vecchio amore, quello per le corse. Il gran ritorno viene progettato con la McLaren, che diventerà il trampolino di lancio per la rinascita sportiva del pilota austriaco. Nel 1984, infatti, arriva la consacrazione, per solo mezzo punto nei confronti di Prost.
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ALAN JONES (1985)
La storia di Alan Jones, ultimo campione australiano nel Circus, è decisamente la più grigia tra quelle che abbiamo proposto. Ritiratosi a fine ’81 dopo avere fallito il bis iridato al volante della Williams, il pilota di Melbourne tenta il gran ritorno quattro anni dopo con il team Haas. A fine ’85 Jones disputa tre gare, mentre l’anno dopo è pilota a tempo pieno. È un tentativo disgraziato: l’accoppiata Jones-Haas racimola appena 4 punti e la 12ª piazza finale. Abbastanza per dire addio, stavolta in modo definitivo.
ALAIN PROST (1993)
È il ritorno in pompa magna per eccellenza, breve ma tremendamente efficace. Congedatosi dal Circus a fine ’91 dopo essere entrato in rotta di collisione con la Ferrari (definita un ‘camion’), Prost trascorre il ’92 a tessere le trame del gran ritorno. Il francese è abile e machiavellico, assicurandosi il sedile più ambito, quello della Williams. Non contento, detta pure le condizioni per gettare le basi del suo dominio, allontanando Mansell (che migra in America) e mettendo il veto su Senna. Così, nel 1993 Prost sigilla il quarto titolo, con 7 vittorie propiziate dalla flebile concorrenza di Hill (fortemente voluto in squadra) e dalla netta inferiorità della McLaren del brasiliano.
Per il ’94, il francese non riuscirà a confermare il sedile in Williams, vista l’entrata di Ayrton nel team, e deciderà di abbandonare definitivamente. Il suo rimane comunque il ritorno più eclatante nel Circus dopo un periodo sabbatico.
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MICHAEL SCHUMACHER (2010)
Decisamente di altro tenore è l’ultimo scampolo della gloriosa carriera di Michael Schumacher, che, stando ai freddi numeri, non ha fatto altro se non peggiorare le (pur sempre impressionanti) percentuali di vittorie e titoli nel suo palmarès. Ma il tedesco proprio non ci stava all’idea di rimanere al muretto Ferrari, ruolo che gli competeva dal 2007 e che ormai gli andava stretto. Le avvisaglie per il gran ritorno si hanno già nel 2009, quando Maranello sceglie proprio il Kaiser per sostituire l’infortunato Felipe Massa, out fino a fine stagione per il terribile incidente di Budapest.
Ma la doccia fredda arriva qualche giorno dopo, quando emerge che i postumi di un incidente in moto sono troppo pesanti per consentire il ritorno di Michael. La F60 vacante passa così nelle mani di Luca Badoer, ma la scintilla è già scoccata. In vista del 2010, Schumacher fa il diavolo a quattro per tornare in pista. Alla Ferrari non c’è posto, e allora il Kaiser decide di sposare la causa teutonica, alleandosi con la Mercedes.
In inverno, si sprecano i grandi proclami, con Michael che si impone tre anni di tempo per centrare l’ottavo titolo. Traguardo che non arriverà mai, perché la Mercedes nell’era dei V8 è solo una lontana parente di quella attuale, così come lo Schumacher di allora ricorda pallidamente quello dei tempi di Benetton e Ferrari. Il miglior acuto è il terzo posto di Valencia 2012, per il resto solo tante pagine grigie. E l’onta di venire costantemente battuto dal compagno Nico Rosberg.
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KIMI RAIKKONEN (2012)
È l’ultimo grande ritorno in ordine di tempo. Dopo la rottura con la Ferrari nel 2009, che lo accantona per fare posto proprio ad Alonso, Raikkonen cambia aria e si getta nei rally, con annessa una parentesi in NASCAR nel 2011. Ma non è il suo pane, e così nel 2012 il finlandese si presenta di nuovo nel Circus con il team Lotus, nato dalle ceneri della squadra ufficiale Renault, di cui eredita la sede di Enstone. Nel biennio 2012-’13 arriveranno due successi, ad Abu Dhabi e a Melbourne. Preludio al grande ritorno a Maranello, a fianco di Alonso prima e Vettel poi, con a seguire l’esperienza in Alfa Romeo, l’ex Sauber dove per il finlandese tutto è cominciato.