Williams, il CEO Capito è realista: “Non faremo miracoli”

Williams-Capito

Credits: Williams Press Area

Jost Capito, nuovo CEO della Williams, ha ammesso che le difficoltà del team, in attesa della rivoluzione regolamentare, proseguiranno

Vincitrice di nove campionati costruttori e sette titoli piloti, ma senza acuti dal 1997, la Williams è scesa in fondo al gruppo e ha concluso la stagione 2020 senza punti. Ad ogni modo, una nuova era si è aperta nella storia del team, con la famiglia Williams che lo scorso agosto ha venduto la squadra alla società di investimento americana Dorilton Capital.

Inoltre, adesso ci sono nuove persone che gestiscono le operazioni, con Simon Roberts che è stato nominato team principal dopo un periodo ad interim mentre Capito è il nuovo CEO. Pur riconoscendo che la Williams sta partendo dal basso per tentare un rapido miglioramento, quest’ultimo non prevede progressi nell’immediato.

“Con il nuovo inizio dato dall’entrata dei nuovi proprietari, abbiamo la grande opportunità di ristrutturare e razionalizzare nuovamente l’ambiente”, ha detto il 62enne tedesco, intervistato da motorsport-total.com. “Fare meno di zero punti è impossibile! La prossima stagione sarà sicuramente migliore. Non importa quali modifiche andremo a introdurre, nel 2021 non potremo fare miracoli dato che potremo cambiare solamente pochissimi elementi della monoposto”.

CAPITO SPERA NELLA RIPRESA DELLA WILLIAMS NEL 2022

Capito, tuttavia, pensa che l’aver rinviato al 2022 il nuovo regolamento abbia favorito le scuderie come la Williams. “Bisogna considerare l’impatto della pandemia”, ha aggiunto il CEO. “I team più piccoli avrebbero sofferto ulteriormente senza il congelamento del regolamento, perché i team maggiori possono affrontare l’emergenza in modo migliore. Ciò significa che il divario sarebbe diventato ancora più grande. Penso che non dobbiamo lamentarci”.

L’ex direttore del reparto motorsport della Volkswagen, che ha supervisionato il percorso di quella società nel campionato del mondo di rally tra il 2013 e il 2015, ritiene che ritardare l’avvento delle nuove regole sia stata la decisione migliore. “Nel 2020, invece, non sapevi quante gare si potevano correre e quanti soldi sarebbero arrivati. I rischi erano così tanti che posticipare il cambio regolamentare è stato vitale, ha concluso il dirigente tedesco.