Villeneuve contro Fernando Alonso: «Pensava più a Twitter che alla Ferrari»

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Jacques Villeneuve, più che per le prestazioni in pista ha sempre destato grande sorpresa per le esternazioni pubbliche, e spesso e volentieri, senza senso, alle quali ci ha abituato ad ascoltare. Dopo aver elogiato Fernando Alonso, fino allo scorso 16 di ottobre, negli ultimi mesi, il figlio dell’indimenticato Gilles, sembra essere stato vittima, a sua volta di un’amnesia retrograda d’altri tempi visto che il suo passatempo preferito sembra essere denigrare un pilota di tutto rispetto come Fernando Alonso. Poi ci si stupisce quando si parla di sudditanza politica, ma l’essere un pilota del Cavallino Rampante, sembra sempre più innalzarti a un livello di intoccabilità, che scompare non appena le due strade iniziano a viaggiare su binari differenti. E questo è quello che sta succedendo anche ad Alonso.

«Gli italiani hanno amato Alonso ma questo amore è venuto a mancare velocemente perché non ha protetto sufficientemente la squadra – ha confidato il canadese ai colleghi della testata tedesca Sport Bild – Solo perché guadagni 30 milioni di dollari l’anno non significa che si deve gettare la spugna nei confronti delle responsabilità che hai verso il team. Dove sta il rispetto? Io non ho mai criticato il mio team e non importa quanto fosse poco competitiva la macchina. Io lo chiamo il complesso di Dio, ma nel momento in cui ha creduto di essere in cima alla piramide Vettel ha deciso di lasciare la Red Bull e la terra è crollata improvvisamente sotto i piedi di Alonso. Pensava di più a Twitter e di essere un politico piuttosto che allo spirito di squadra».

Il figlio d’arte ha criticato duramente Fernando Alonso, accusandolo di non essere riuscito a tenere unito il gruppo, a differenza di quanto fatto da Sebastian Vettel, suo successore al sedile della Ferrari: «Lo scorso anno Seb non ha mai criticato la Red Bull anche se si trovava nella posizione per farlo – ha continuato Villeneuve – Il suo atteggiamento ricorda quello di Michael Schumacher, concentrazione alla guida e rispetto per la tua squadra. E non crear problemi se non ce ne sono». Eppure, l’iridato 1997 rimane parecchio dubbioso sulla possibilità che il 27enne possa emulare i successi di Michael Schumacher in Ferrari: «I giorni di Jean Todt sono finiti. Potrà essere anche competitivo, ma non credo dominerà come ha fatto a suo tempo Michael».

Eleonora Ottonello
@lapisinha